![I cambiamenti climatici rendono più fragili le foreste: spetta a noi tutelarle](https://cdn.lifegate.it/Uo8O3bcCWmXU02BcE2tjGePvH2w=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg, https://cdn.lifegate.it/qqdIw0SCwubwy7bixl7Zzz9dx0A=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg 2x)
L’innovazione può dare un futuro sostenibile ai polmoni verdi del nostro pianeta: lo sottolinea l’edizione 2024 del report Fao sullo stato delle foreste.
Greenpeace, dopo aver dimostrato la presenza di PFC nell’abbigliamento outdoor, sta cercando di capire quanto questo possa aver inquinato l’ambiente.
Se pensavate di aver raggiunto un’idilliaca comunione con la natura dopo aver guadagnato vette montane apparentemente immacolate, forse vi siete sbagliati. È quanto potrebbe emergere da un’indagine condotta da Greenpeace, che ha esplorato sette luoghi remoti del pianeta alla ricerca di sostanze chimiche pericolose.
Nella fattispecie l’associazione ambientalista è andata a “caccia” di perfluorurati (PFC), sostanze chimiche pericolose ampliamente utilizzate da vari settori per le peculiari caratteristiche fisiche, come la resistenza termica e l’eccezionale idrofobicità.
Una volta rilasciate nell’ambiente tali sostanze sono difficili da smaltire, decomponendosi con estrema difficoltà, e possono danneggiare interi ecosistemi, contaminando a uno a uno ogni anello della catena alimentare. Tra i settori industriali in cui vengono impiegati i PFC c’è la produzione di abbigliamento outdoor, proprio per la loro impermeabilità ed elasticità.
Nel 2013 Greenpeace Germania, dopo aver testato numerosi capi di abbigliamento sportivo e outdoor e aver appurato la presenza dei PFC nella maggior parte degli indumenti, aveva pubblicato un rapporto dal titolo “La chimica per gli scalatori”.
«Quando acquistiamo una giacca per le nostre attività all’aria aperta, spesso immaginiamo di indossarla mentre ci godiamo una bella passeggiata in luoghi incontaminati – ha affermato Chiara Campione di Greenpeace Italia – la verità è che proprio chi produce l’abbigliamento più adatto per stare in mezzo alla natura inquina l’ambiente con alcune delle sostanze tossiche più persistenti».
Dopo aver analizzato i capi di abbigliamento ora Greenpeace ha deciso di verificare in che misura questi possono aver contaminato le aree naturali.
L’associazione ha dunque organizzato sette spedizioni in sette zone montuose e selvagge della Terra, Torres del Paine (Cile); i Monti Sibillini (Italia); i Monti Altai (Russia); i Monti Haba, (Cina); i Monti Tatra (Slovacchia); i laghetti di Macun (Svizzera) e Treriksroset, al confine fra Svezia, Finlandia e Norvegia.
La spedizione italiana si è recata al lago di Pilato, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, nelle Marche, l’unico lago naturale marchigiano e che ospita uno straordinario endemismo, il chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii). La squadra ha raccolto campioni di acqua e neve che saranno inviati a un laboratorio in Germania per verificare la presenza di PFC.
«Dopo l’impegno preso da alcuni marchi del lusso, dell’abbigliamento sportivo e del fast fashion, è ora che anche il settore dell’outdoor si decida a ripulire le proprie filiere e l’ambiente dalle sostanze tossiche», ha concluso Chiara Campione.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’innovazione può dare un futuro sostenibile ai polmoni verdi del nostro pianeta: lo sottolinea l’edizione 2024 del report Fao sullo stato delle foreste.
Il Piemonte è la regione italiana che vanta il maggior numero di comuni rurali Spighe verdi con un’attenzione spiccata alla sostenibilità.
I megabassines sono enormi riserve d’acqua pensati per l’agricoltura nei mesi di siccità. Nonostante le ottime promesse, sono oggetto di proteste per il loro impatto ambientale.
Il 26 febbraio 2023 a causa del mare mosso 94 migranti annegarono a 300 metri dalla costa calabrese: non ci furono soccorsi nonostante gli allarmi.
L’attivista 73enne impegnato nella lotta alla caccia alle balene è stato ammanettato a Nuuk su un mandato d’arresto emesso dalla Guardia costiera giapponese. Rischia l’estradizione.
A una settimana dal rogo nell’impianto di raccolta rifiuti, spenti gli ultimi focolai. Per ArpaCal non ci sono pericoli ma mancano le analisi del suolo.
In città le temperature sono più alte che altrove: è il fenomeno dell’isola urbana di calore. La cementificazione del territorio impedisce a piante e suolo di regolare la temperatura dell’aria. Dal soil sealing al calore antropogenico, le cause sono tutte legate alle attività umane.
Interessata un’area di 5mila metri quadrati, il Comune invita i cittadini a tenere chiuse le finestre e a indossare le mascherine ffp2.
Una catena umana per fermare i disboscamenti per far spazio alla grande opera: i comitati di cittadini si muovono per salvaguardare il territorio.