Yin e Yang, la danza di ombra e luce

L’ideogramma di Yin e Yang, è costituito da una collina, simbolo del prendere forma, dell’esistere come entità distinta. Un danza di luce e ombre

di Franco Bottalo

La vita si manifesta nella dualità. Dal momento in cui è concepito e pulsa nel ventre della madre, fino al momento in cui emette respiro per ritornare nel ventre della madre terra, ogni essere vivente è nella dualità. Sperimenta nel
corso della sua vita gioia e dolore, desiderio e appagamento, azione e riposo, forza e debolezza, amore e odio.

Nell’ambito di questo dualismo, un elemento non può esistere senza il suo opposto; nessuno può dire di aver sperimentato una vita di sola gioia o di solo dolore, né di averla trascorsa in continua attività, senza mai riposarsi.

L’ideogramma di Yin e Yang, è costituito da una collina, simbolo del prendere forma, dell’esistere come entità distinta.

Il versante del monte che al mattino è soleggiato, sarà in ombra nel pomeriggio e viceversa. Il buio e la luce si avvicendano nell’eterna danza della vita, inseparabili nella realtà, e solo concettualmente divisi. In ogni fenomeno
può essere colto un aspetto Yin e uno Yang. La famosa coppia rappresenta dunque solo un modello di interpretazione della realtà, adattabile a ogni suo aspetto e a ogni categoria.

Yin è la ricettività, l’aspetto oscuro, profondo e misterioso; è simboleggiato dall’acqua per la sua caratteristica di scendere verso il basso e di adattarsi a ogni forma e contenitore.

Yang è l’attività, l’aspetto luminoso, superficiale e manifesto; è simboleggiato dal fuoco per la sua natura di incessante movimento e verso l’alto, di leggerezza e di instabilità.

Su questa base possiamo cogliere in tutti i fenomeni dell’universo un aspetto Yin e uno Yang, creando così un numero infinito di coppie di opposti complementari. Ad esempio il giorno (luminoso, periodo dell’attività, del movimento e dell’agire) è Yang rispetto alla notte (oscura, periodo del riposo e del raccoglimento) che sarà quindi Yin.

Queste classificazioni, però, non devono diventare una gabbia in cui rinchiudere forzatamente la vita stessa. Gli schemi e i modelli devono servire ad analizzare e interpretare la vita; non è la vita che deve forzosamente rientrare negli schemi.

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