L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Una violenta esplosione ha sconvolto una via del centro di Baghdad nella notte tra sabato e domenica, mentre si festeggiava la fine del Ramadan.
Il bilancio dell’ennesimo attentato che ha colpito la capitale dell’Iraq, Baghdad, è ancora provvisorio, ma già terrificante. Almeno 213 persone sono rimaste uccise a causa di un attacco suicida avvenuto nella notte tra sabato e domenica, rivendicato dal gruppo jihadista Stato Islamico. Secondo le autorità locali i feriti sono più di duecento.
Si tratta del peggior attacco registrato nella città dall’inizio dell’anno. Nel mirino, stavolta, una via commerciale del quartiere di Karrada, a maggioranza sciita. Attorno alla mezzanotte, un kamikaze a bordo di un’autobomba ha raggiunto il luogo, innescando una violentissima esplosione. In quel momento, la zona era gremita di persone che si erano recate nei negozi per la fine del periodo del Ramadan.
Il terrorista ha aspettato di essere al centro della folla, quindi ha fatto saltare in aria il veicolo. La deflagrazione è stata talmente potente che numerosi immobili nell’area circostante hanno preso fuoco. E, secondo quanto riportato dall’agenzia Afp, a distanza di parecchie ore i vigili del fuoco non erano ancora riusciti a spegnere gli incendi.
Una seconda esplosione, pochi minuti dopo, è stata registrata nel quartiere nord-orientale di al-Shaab. La detonazione è stata causata da una mina, che ha provocato un morto e quattro feriti. In questo caso, però, non sono giunte rivendicazioni, e secondo la stampa internazionale l’origine dell’ordigno appare ancora incerta.
Il primo ministro iracheno Haider al-Abadi si è recato a Karrada, dichiarando alla stampa che i responsabili del gesto “saranno puniti”. Ma Baghdad continua da tempo ad essere nel mirino dei miliziani dell’Isis. Lo scorso 11 maggio un attacco in un mercato nel quartiere di Sadr City è costato la vita a più di cinquanta persone.
Lo Stato Islamico sembra infatti intensificare gli attentanti mentre continua a perdere terreno nella guerra in Siria e Iraq. Solo una settimana fa, il gruppo ultra-radicale islamico ha perso uno dei suoi feudi, Falluja, città del governatorato di al-Anbar, a circa settanta chilometri da Baghdad. A riconquistarla sono state le truppe filo-governative, sostenute dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa. Ad oggi, la sola grande città ancora nelle mani dell’Isis è Mossul, capoluogo del governatorato di Ninawa, nel nord del paese.
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