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Una miniera di diamanti da 4,9 miliardi di dollari ha aperto i battenti il 5 settembre all’interno della Central Kalahari game reserve, un parco nazionale che si trova nel deserto del Kalahari, in Botswana. L’inaugurazione è avvenuta a dieci anni di distanza da quando il governo del paese africano aveva promesso che non esisteva “nessun
Una miniera di diamanti da 4,9 miliardi di dollari ha aperto i battenti il 5 settembre all’interno della Central Kalahari game reserve, un parco nazionale che si trova nel deserto del Kalahari, in Botswana. L’inaugurazione è avvenuta a dieci anni di distanza da quando il governo del paese africano aveva promesso che non esisteva “nessun piano di estrazione mineraria all’interno della riserva”.
La miniera si chiama Ghaghoo ed è gestita dalla compagnia britannica Gem Diamonds che ne ha acquisito i diritti di sfruttamento nel 2007 dalla sudafricana De Beers per 34 milioni di dollari. Si trova nelle stesse terre abitate da decine di migliaia di anni dal popolo di cacciatori e raccoglitori san, anche noti come boscimani (bushmen in inglese). Quelle terre da cui i boscimani sono stati cacciati illegalmente dalle autorità nel corso degli ultimi anni (nel 1997, 2002 e 2005) per consentire presunte attività di tutela e conservazione dell’area. In precedenza la presenza dei boscimani era stata giudicata dal governo “incompatibile con la conservazione della fauna selvatica”. Una giustificazione che sembra aver perso credibilità oggi, analizzando la realtà dei fatti.
Survival International, il movimento che dal 1969 si batte per difendere i diritti delle popolazioni indigene di tutto il mondo, sostiene che le promesse attività di conservazione portate avanti nella riserva siano state in realtà solo un modo per giustificare e rendere più accettabile la decisione di aprire la miniera di diamanti, scoperti negli anni Ottanta.
Il direttore di Survival International, Stephen Corry, ha detto che “quando i boscimani sono stati sfrattati illegalmente dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione, gridammo allo scandalo. Sia noi che i boscimani pensavamo che, in realtà, l’estrazione di diamanti fosse il vero motivo per cacciare le tribù fuori dalle loro terre. Il governo respinse le accuse fermamente, ma alla fine abbiamo avuto la conferma che avevamo ragione”.
Oggi vivono ancora 100mila boscimani tra Botswana, Namibia, Sudafrica e Angola. Nel dicembre 2006 la popolazione indigena ha vinto una causa che ha definito incostituzionale la decisione del governo del Botswana. Una decisione ha consentito agli indigeni di tornare nelle terre da cui erano stati cacciati. Ma la storia non si è ancora conclusa visto che il governo ha continuato nella sua attività di “persecuzione” secondo Survival International, impedendo loro di cacciare e obbligandoli a richiedere un permesso per entrare nella riserva. Per questo molte persone non sono tornate e ora vivono in campi di reinsediamento dove non possono più condurre una vita normale e spesso sono vittime di violenza, depressione e alcolismo.
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