Negli ultimi mesi in India sono stati arrestati diversi leader di opposizione, l’ultimo è Arvind Kejriwal. E anche chi protesta finisce in manette.
Brasile, migliaia in piazza contro Lula e la presidente Dilma Rousseff
Lo scandalo Petrobras fa tremare la politica. Proteste di piazza dopo la divulgazione di una telefonata tra Dilma e Lula che dimostrerebbe come la nomina dell’ex presidente nell’esecutivo sia stata conferita per evitargli l’arresto.
Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del Brasile per manifestare contro la nomina dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, coinvolto nello scandalo sulle tangenti del gruppo petrolifero Petrobras, a ministro responsabile della ‘Casa Civil’, la presidenza della Repubblica. L’incarico — sospeso dalla magistratura ha sospeso a scopo cautelativo — gli è stato conferito appena poche ore dopo la diffusione di un’intercettazione telefonica che indica come la presidente Dilma Rousseff avrebbe designato il suo mentore proprio per salvaguardarlo. Il governo ha però annunciato di voler fare ricorso. Da ministro, Lula avrebbe diritto ad un’immunità speciale che lo metterebbe al riparo da un eventuale arresto.
Le proteste dopo il giuramento di Lula
Nella serata di ieri, alcune migliaia di persone hanno bloccato l’avenida Paulista, il salotto buono di San Paolo, mentre manifestazioni analoghe si tenevano a Rio de Janeiro. Le proteste hanno toccato il culmine della tensione quando, davanti al parlamento di Brasilia, le forze dell’ordine hanno fatto ricorso ai lacrimogeni per disperdere la folla che chiedeva a gran voce l’arresto dell’ex presidente.
Il braccio di ferro tra l’esecutivo e la magistratura sull’inchiesta Lava Jato, la Mani pulite brasiliana, è al limite: la presidente Rousseff ha difeso la nomina, spiegando che non vuole favorire il suo predecessore e che anzi rafforzerà il governo. Il suo ufficio tuttavia, ha già annunciato che adotterà le misure necessarie contro Sergio Moro, il magistrato responsabile dell’inchiesta su Petrobras e autore della divulgazione.
Le intercettazioni
Dal canto suo, il giudice si è limitato a spiegare di aver tolto il segreto dalle intercettazioni telefoniche considerandole di “pubblico interesse”.
Lula ha più volte rifiutato ogni addebito riguardo lo scandalo Petrobras – che negli ultimi mesi ha decimato il governo Roussef e il suo Partito dei Lavoratori – denunciando una ‘macchinazione’ volta a bloccare una sua nuova candidatura alla presidenza per le elezioni del 2018.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
A Chiang Mai si è tenuta una conferenza per dare maggior visibilità alla comunità trans e Lgbtq+ nei settori astronomico e spaziale. Ma intanto il governo boccia la proposta di legge sul riconoscimento e la tutela delle persone con identità di genere diverse.
Lo scorso 14 marzo, all’età di 75 anni, se n’è andato il grande primatologo, che con il suo sguardo curioso e peculiare ci ha insegnato a guardare le altre specie senza le lenti deformanti dell’antropocentrismo.
La Thailandia sta per diventare il primo Paese del sud-est asiatico a riconoscere i matrimoni per la comunità lgbtqia+. Ora tocca al Senato e al re.
L’attacco a Mosca di Isis-K ha riacceso i riflettori sullo Stato Islamico, che in Occidente si dava per sconfitto, ma in realtà è attivo in Africa e Asia
Bassirou Diomaye Faye è stato eletto presidente del Senegal al primo turno. Soltanto dieci giorni fa era rinchiuso nella prigione di Cap Manuel.
Con l’arresto di due politici e un ex capo di polizia i giudici brasiliani muovono i primi passi per fare chiarezza sulla vicenda di Marielle Franco, accogliendo la richiesta di giustizia della società civile.
L’Alta Corte di Londra ha accolto la possibilità di ricorso di Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti, a meno che Washington non dia una serie di rassicurazioni.
Per la prima volta dal 7 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede il cessate il fuoco a Gaza. Decisiva l’astensione degli Stati Uniti, che non hanno messo il veto.