Fiumi in secca e niente pioggia. L’inverno di quest’anno è come l’estate
Po, Ticino, ma anche i grandi laghi del Nord registrano livelli d’acqua preoccupanti. Gli eventi estremi aumentano di frequenza e intensità, segno che i cambiamenti climatici sono già in atto.
Niente pioggia, pochissima neve e temperature sopra la media. È l’inverno che stiamo vivendo in questi giorni e che ha messo in ginocchio i maggiori bacini idrografici italiani. “Gennaio è caduta circa il 60 per cento di acqua in meno rispetto alla media, dopo un dicembre che è stato il più secco da 215 anni quando sono iniziate le rilevazioni e un novembre con piogge praticamente dimezzate”, fa sapere Coldiretti.
Al posto del fiume, una spiaggia. Questo è il Po.
Se l’anno appena concluso è stato il più caldo mai registrato, questo è un inverno che, come precipitazioni e livelli dei fiumi, pare essere un’estate: “Sul grande fiume Po sembra essere in estate con livelli idrometrici che sono inferiori di circa 2 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo le rilevazioni effettuate dalla Coldiretti a Pontelagoscuro a fine gennaio”, continua Coldiretti.
Anche i grandi laghi del Nord sono in sofferenza. Nel lago Maggiore mancano 330 miliardi di litri d’acqua, il lago di Como è sceso del 12 per cento mentre il livello del lago di Garda è addirittura sotto del 33 per cento. Ma se in questi mesi non è praticamente piovuto, a mancare all’appello è la neve: Alpi e Appennino sono tristemente brulle, alcune stazioni sciistiche hanno chiuso la stagione anticipatamente, mentre c’è chi scia sull’erba. Secondo Coldiretti bisogna intervenire “portando acqua ai laghi e alzando il deflusso minimo vitale per evitare rischi di desertificazione del territorio con gravi ricadute sull’economia agricola e sull’equilibrio ambientale”.
Un’ansa del fiume rimasta senz’acqua.
Secondo Cia (Confederazione italiana agricoltori): “Impressiona come il fenomeno dell’eccesso termico si sia tradotto in un costo di quasi 650 milioni di euro e ben 2,9 miliardi siano stati i danni agricoli per la sola siccità. Inoltre -continua la Cia- ricordando la recente alluvione che ha devastato l’area vitivinicola del Sannio, circa un quinto del conto complessivo dei danneggiamenti è stato generato proprio da piogge di straordinaria violenza. Dal 2007 al 2015 alcune produzioni hanno registrato tagli delle rese fino all’80 per cento”.
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