Acqua

Non ci sarà più acqua dolce per tutti entro il 2030

Alla fine del decennio, l’acqua dolce sul pianeta sarà insufficiente. Ed è solo colpa dell’uomo. A dirlo è la Commissione globale sull’economia dell’acqua.

  • Alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, la Commissione globale sull’economia dell’acqua ha pubblicato un nuovo report.
  • Entro la fine del decennio, a livello globale, la domanda di acqua dolce supererà del 40 per cento la sua disponibilità.
  • Questa situazione, mai successa prima nella storia, è interamente responsabilità dell’uomo.

Non possiamo più ignorare la crisi idrica globale. Sono perentori, e drammatici, i toni del report Turning the tide (letteralmente, Arginare la marea) pubblicato per la Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo dalla Commissione globale sull’economia dell’acqua, istituita dal Forum economico globale di Davos del 2022. D’altra parte, il dato chiave che emerge dallo studio è clamoroso: entro la fine del decennio, la domanda di acqua dolce supererà del 40 per cento la sua disponibilità.

I numeri della crisi idrica in corso

I disastri a cui abbiamo assistito nel corso del 2022 – uno tra tutti, le inondazioni in Pakistan – vanno considerati come un’anticipazione di ciò che in futuro accadrà sempre più spesso. Uragani, alluvioni e ondate di caldo e siccità possono spazzare via, nell’arco di poche settimane, i progressi in termini di sviluppo che sono stati faticosamente costruiti nell’arco dei decenni.

Gli eventi meteo estremi sono solo una parte del problema, sottolinea il report. Ad oggi, su una popolazione globale di 8 miliardi di persone, più di 2 miliardi non hanno accesso ad acqua gestita in modo sicuro. Ogni 80 secondi, un bambino al di sotto dei cinque anni muore per malattie legate all’acqua contaminata. La scarsità di acqua, unita all’impennata dei prezzi alimentari, ha fato precipitare intere comunità del sud del mondo in una condizione di insicurezza alimentare severa.

Se manca l’acqua dolce è colpa dell’uomo

Sulle responsabilità di tutto questo, lo studio è molto chiaro. “Stiamo osservando le conseguenze non di eventi inusuali, né della crescita della popolazione e dello sviluppo economico, ma della nostra cattiva gestione dell’acqua a livello globale, durata per decenni. Abbiamo modificato i cicli delle precipitazioni e non siamo riusciti a proteggere gli ecosistemi di acqua dolce, a gestire la domanda per evitare il sovraconsumo, a evitare la contaminazione, a favorire il riciclaggio e a sviluppare e diffondere tecnologie per il risparmio idrico”.

Il risultato? Entro il 2030, la domanda di acqua dolce potrebbe superare addirittura del 40 per cento la sua disponibilità. Con situazioni ancora più critiche in alcune zone del pianeta. È la prima volta nella storia in cui succede qualcosa del genere. Si è creato peraltro un pericoloso circolo vizioso in cui crisi idrica, cambiamenti climatici e perdita di biodiversità si influenzano e si rafforzano a vicenda. Di fatto, la carenza di acqua dolce ostacola il raggiungimento di tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs).

Agricoltori
Un sistema di irrigazione in California © Brent Stirton/Getty Images

Sette raccomandazioni per il futuro dell’acqua

“Ci serve un approccio molto più proattivo, ambizioso, orientato al bene comune. Dobbiamo mettere al centro la giustizia e l’equità, perché non è soltanto un problema economico o finanziario”, spiega l’economista italiana Mariana Mazzucato, coautrice del report. Nel concreto, lo studio propone sette raccomandazioni:

  1. Gestire il ciclo globale dell’acqua come un bene comune, da proteggere collettivamente e nell’interesse di tutti.
  2. Adottare un approccio all’acqua incentrato sui risultati e orientato verso la missione da realizzare, che comprenda tutti i ruoli chiave che svolge nel benessere umano.
  3. Smettere di sottovalutare l’acqua: un prezzo giusto, accompagnato da un supporto per le fasce più povere della popolazione, è un disincentivo agli sprechi.
  4. Eliminare circa 700 miliardi di dollari di sussidi erogati ogni anno all’agricoltura e all’acqua che tendono a generare un consumo eccessivo di acqua e altre pratiche dannose per l’ambiente.
  5. Istituire partnership volte a consentire investimenti nell’accesso all’acqua, nella resilienza e nella sostenibilità nei paesi a basso e medio reddito, adottando approcci che contribuiscano sia agli obiettivi di sviluppo nazionale sia al bene comune globale.
  6. Sviluppare opportunità come i sistemi di stoccaggio dell’acqua dolce, il riutilizzo delle acque reflue industriali e urbane, l’irrigazione di precisione e così via.
  7. Riconfigurare la governance multilaterale dell’acqua, attualmente frammentata e non adatta allo scopo.

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