
Siccità, alluvioni, inquinamento. La crisi climatica sta cambiando il nostro rapporto con l’acqua, sempre meno accessibile. Ecco 8 soluzioni innovative.
È una provocazione ma è tutto vero: molte zone del paese sono a rischio per la siccità e Deserti d’Italia lo racconta grazie a foto stupendamente tragiche.
Il sottotitolo di questa guida — per alcuni aspetti terribile — è “Paesaggi mozzafiato di cui il Bel Paese non avrebbe bisogno”. È sconvolgente infatti trovarsi davanti alle conseguenze della siccità. Di fatto a oggi il 70 per cento della Sicilia, il 57 per cento della Puglia, il 58 per cento del Molise e il 55 per cento della Basilicata sono a rischio desertificazione. Vastissime aree del territorio nazionale che forse è bene vengano visitate per capire fino in fondo cosa stiamo rischiando. Le immagini d’autore di Gabriele Galimberti che ha realizzato il reportage sono un colpo al cuore.
I dati lo attestano, le fotografie di Galimberti lo rendono chiaro anche a chi non vuole capire. L’Italia è un paese a rischio desertificazione per oltre il 20 per cento del suo territorio. “Deserti d’Italia” nasce proprio in un periodo in cui la situazione si è ulteriormente complicata dalle recenti, e ormai sempre più croniche, condizioni climatiche e metereologiche che hanno investito negli ultimi anni il nostro paese, senza distinzione di luoghi, da nord a sud. L’idea di realizzare una guida turistica è chiaramente una provocazione ma molto intelligente: spesso solo le immagini con la loro immediatezza riescono a colpire, più di mille dibattiti ai quali assistiamo in tv o a studi scientifici pubblicati su riviste specializzate o in semplici quotidiani.
Quelle realizzate da Gabriele Galimberti sono frutto di un viaggio e di un reportage in gran parte dell’Italia. Non solo in territori che già da anni soffrono la desertificazione e la siccità, come le regioni del sud, ma anche l’insospettabile Pianura Padana o la Valtellina. Il volume è molto ben fatto e oltre a “censire” queste nuove aree deserte ne spiega l’importanza anche grazie a interviste a chi vive o lavora in questi luoghi e spesso ha subito danni in prima persona per le trasformazioni causate dal clima.
Di fatto è però una guida in tutto e per tutto (anche se non ancora acquistabile in libreria) e consiglia itinerari, scorci dove godere di magnifici panorami e ogni informazioni si darebbe a un qualsiasi turista o viaggiatore alla scoperta di una meta di vacanze.
Tra le immagini che più ci hanno colpito ci sono sicuramente quelle del ponte sul Trebbia nei pressi di Piacenza: un ponte sul nulla, su una distesa enorme arsa e deserta. Pensate cosa possa voler dire attraversare questo ponte e avere sotto di sé questo spettacolo. Altra foto scioccante è quella realizzata in Molise, dove sembra essere stato progettato un altro Cretto di Burri. Terribile. Tutti gli scatti dell’intero reportage inoltre diverranno presto una mostra.
La desertificazione è quindi un dato di fatto ma quali sono le cause principali? Sicuramente in primis scelte, azioni e attività umane discutibili. Sempre in “Deserti d’Italia” si legge che “l’attribuzione della desertificazione ai cambiamenti climatici e alle attività umane varia nello spazio e nel tempo. Eppure, è possibile individuare qualche tratto comune. Tra questi, l’eccessivo prosciugamento delle falde acquifere. Un terzo delle quali, in Italia, è in pessime condizioni. Basti pensare che le nostre acque sotterranee sono le più utilizzate per l’approvvigionamento di acqua a uso civile. Che il consumo idrico pro capite italiano è tra i più alti al mondo: solo a uso domestico ne consumiamo 152 metri cubi annui, 6.300 litri giornalieri per individuo”. Inoltre c’è la poca consapevolezza del nostro impatto: per esempio il 48 per cento dei consumatori italiani sottostima il proprio consumo idrico personale, che passa anche dalla dieta. Altro dato preoccupante è la dispersione idrica: nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitane, ben il 36,2 per cento dell’acqua immessa in rete. Siamo in parte la causa del problema e ora dobbiamo dunque pensare a come agire per esserne il rimedio.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siccità, alluvioni, inquinamento. La crisi climatica sta cambiando il nostro rapporto con l’acqua, sempre meno accessibile. Ecco 8 soluzioni innovative.
Alla fine del decennio, l’acqua dolce sul pianeta sarà insufficiente. Ed è solo colpa dell’uomo. A dirlo è la Commissione globale sull’economia dell’acqua.
Nel capoluogo veneto la campagna per far conoscere la rete delle fontane pubbliche della città aiuta abitanti e turisti a rispettare di più l’ambiente.
Al World water forum di Dakar si è lavorato per garantire una “pace blu”, ovvero per la sicurezza e l’accesso all’acqua e ai servizi sanitari per tutti.
Il progetto Jadar mina la risorsa idrica del fiume serbo. Iskra Krstić non si arrende e continua a battersi in difesa dell’acqua e del suolo.
L’acqua scarseggia nel nord del Senegal. I suoi abitanti sperano di essere ascoltati al World water forum di Dakar, ma la strada è ancora lunga e tortuosa.
Protezione dell’acqua e della biodiversità. L’attivista libanese Roland Nassour in lotta per difendere il fiume Bisri dalla costruzione di una diga.
Nonostante le battaglie perse, Antonia Melo da Silva non molla la presa per salvare le terre degli indigeni e il fiume Xingu.
Le Mujeres Modatima difendono acqua, terra e ambiente della provincia di Petorca, Cile. Tra vessazioni e minacce da parte di chi, invece, vuole sfruttare.