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Almeno quattro persone sono morte durante gli scontri del 22 gennaio a Kiev, capitale dell’Ucraina, tra le forze dell’ordine e i cittadini che si oppongono al governo e al presidente Viktor Yanukovich. Le violenze sono scoppiate dopo il tentativo della polizia di sfondare le barricate e sgomberare l’accampamento principale dei manifestanti nel centro di Kiev.
Almeno quattro persone sono morte durante gli scontri del 22 gennaio a Kiev, capitale dell’Ucraina, tra le forze dell’ordine e i cittadini che si oppongono al governo e al presidente Viktor Yanukovich. Le violenze sono scoppiate dopo il tentativo della polizia di sfondare le barricate e sgomberare l’accampamento principale dei manifestanti nel centro di Kiev. Questo tentativo ha provocato nuovi scontri che ormai proseguono senza sosta da domenica 19 gennaio. Il bilancio provvisorio è di quattro morti e centinaia di feriti.
L’origine delle proteste
Le proteste vanno avanti a fasi più o meno violente da mesi, per la precisione dal 21 novembre 2013 quando il governo ucraino ha deciso di interrompere i negoziati per raggiungere un accordo di libero scambio con l’Unione europea (Ue). La firma dell’accordo sarebbe dovuta arrivare il 29 novembre durante un incontro ufficiale in programma a Vilnius, in Lituania.
Pur non avendo ancora preso una decisione definitiva, le pressioni e le minacce della Russia unite alla promessa di creare una unione doganale alternativa a quella europea avrebbero convinto l’Ucraina a rinunciare alla firma nonostante i vantaggi di lungo periodo per l’economia del paese sarebbero superiori con l’Ue. Un’altra arma usata dal presidente russo Vladimir Putin per bloccare l’intesa è stata il taglio del prezzo del gas naturale esportato in Ucraina unita alla promessa dell’acquisto di titoli di stato per 10 miliardi di euro.
L’influenza russa è sovietica
L’Ucraina è un grande paese dell’Europa orientale che fino al 1991 era una repubblica socialista dell’Unione Sovietica. La forte influenza della Russia è quindi frutto della storia. L’indipendenza e la transizione democratica l’hanno ridotta ma non cancellata. Nelle regioni orientali, in particolare in Crimea, vivono gruppi etnici che per lingua e cultura sono legati al governo di Mosca.
Per cercare di bloccare le proteste, il parlamento ucraino ha approvato una serie di leggi – entrate in vigore il 22 gennaio – per regolamentare le manifestazioni. Per esempio, chi si copre il volto o partecipa a cortei non autorizzati rischia fino a cinque anni di carcere. Il risultato ottenuto è stato opposto a quello sperato dal governo visto il numero di morti e feriti senza precedenti.
Russia e Unione europea litigano anche sulle violenze
La contrapposizione tra Unione europea e Russia è evidente anche nelle dichiarazioni e nei commenti politici sulle violenze. Se da un lato l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue Catherine Ashton ha chiesto di porre fine a tutti gli atti di violenza e di avviare indagini per identificare i responsabili. Dall’altro la Duma ha approvato rapidamente un testo in cui si chiede ai paesi occidentali di non interferire nella crisi politica ucraina pur sollecitando i partiti di opposizione a iniziare un dialogo con il governo.
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