La tristezza, come un malanno passeggero, va curata. Ma non sopprimendone i sintomi. Va accolta, accettata, persino assaporata.
Nessuna costrizione, nessuna medicina, nessuna forzatura sul proprio stato d’animo. A ogni momento di gioia segue, come un’onda, uno d’ombra. Non è necessario obbligarsi a ridere o a stare in compagnia, in simili periodi. Ma può essere utile far caso a qualche piccolo dettaglio e soffermarsi, per apprezzarlo maggiormente, per far sprigionare le sue virtù curative. Ecco alcune cose che, come “pillole omeopatiche”, possono far scaturire qualcosa in noi. Stimolare le proprie capacità di reazione condurrà a una serenità più duratura.
Quando sei triste pensa a un messaggio rubato o inaspettato
“Ok, mi stava pensando!”. Sono questi dolci pensieri che ci aiutano a combattere la tristezza
Un tintinnìo d’attenzione, un pensiero volante, un brillìo arancione su uno sfondo grigio. “Solo per dirti che mi manchi”, “mille baci”, “non posso chiamarti, ti penso”. Non è una telefonata, non è una lettera, ma un modo lieve, delicatissimo e affilato di pensarsi, di spargere scintille di pensiero. Specie se viene spedito in un momento che non t’aspetti, in cui non puoi rispondere, o quando credevi che non potesse essere nemmeno inviato.
Pensare a un paesaggio triste
Cosa fare quando si è tristi? Si può pensare: “Fa freddo ed è tutto grigio. Ma così i colori che ho dentro risaltano di più”.
È triste contemplare un panorama invernale? O è lo spunto per far nascere nuovi colori in noi? Baudelaire parlava di un cielo “triste e bello”, Byron adorava le scogliere ventose e Foscolo nel 1816, nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, esclamava di fronte a un paesaggio serale: “S’io fossi pittore! che ricca materia al mio pennello! L’artista immerso nella idea deliziosa del bello addormenta o mitiga almeno tutte le altre passioni… Una fonte inesausta di piacere, per consolarmi, ed io la ho guardata sovente con indifferenza”. D’altronde, scrisse Mahmud Shabestari nel XIII secolo, “sappi che il mondo tutt’intero è uno specchio”.
Quando ti senti triste senza motivo pensa alla tua canzone preferita
“Ok, questo cantante sta dicendo le stesse cose che sento io. E questa melodia mi culla, mi porta dove voglio andare.”. La tristezza senza motivo si combatte ascoltando la musica ossessivamente.
La musica ha una funzione terapeutica accertata. In caso di tristezza, abbiamo due filoni. Quello che porta all’evasione è il percorso emozionante, mistico, ipnotico di LifeGate Radio e di Giacomo De Poli (sentire e scaricare la sua playlist festiva realizzata per Cose Belle Magazine), strumentale, solo sussurrata, in inglese: perché non contano le parole, conta essere incuriositi, presi a bordo e trasportati via. L’altro filone è quello della musica italiana. Tutto lo scibile delle emozioni umane è già stato messo in versi nella storia della musica. Basta scegliere l’autore preferito o le canzoni che conosciamo, o in cui ci riconosciamo. Da cantare (anche da soli).
Pensa a rivedere un cartone animato
Contro la tristezza può aiutare tornare bambini e vedere qualche cartoon come il classico della Disney “La spada nella roccia”
I cartoni dell’infanzia ti riconnettono con il periodo più spensierato della vita. I lungometraggi d’animazione ti fanno vivere in un mondo di fiaba. Quelli in computer graphic ti affascinano, tanto sono sofisticati e ricchi di dettagli da rimirare. Rientrano in questa categoria anche i fumetti: consigliabili le storie classiche Disney di Carl Barks e Floyd Gottfredson, i Peanuts, le strip di Calvin&Hobbes e, se si amano gli animali, i Mutts.
Pensa alle cose a forma di cuore
Combattere la tristezza con forme di cuore: un gioco ingenuo e sorprendente
Il processo di associazione tra simboli grafici e concetti astratti attiva, nel nostro cervello, la corteccia prefrontale. È l’area deputata ai comportamenti cognitivi, all’apprendimento, ai processi decisionali, alla moderazione sociale, all’orchestrazione di pensieri e azioni. Si vivacizza mentre si disegna e si impara, è coinvolta nei responsi emotivi ed è connessa alla nostra personalità. Ebbene, è anche quella che, in caso di depressione, declina maggiormente, che tende a spegnersi. Forse è per questo che riaccenderla con una serie di piacevoli associazioni figurative connesse all’idea di un sentimento (scoprendo la forma del cuore nei sassi, nei germogli, nei fili d’erba e nelle stecche di cannella) procura un così delizioso e sottile sollievo, che ci fa sorridere dentro.
Pensa al tuo lettone
“Ok, voltiamo le spalle al mondo”. Il nostro lettone è un’ottima cura per quando dentro di noi abbiamo una tristezza senza motivo.
Non importa se con qualcuno o da soli. Ce lo si può porre come premio per una giornata andata storta, o, potendo, infilarcisi dentro immediatamente. Il proprio giaciglio è l’ultimo baluardo, l’ultimo rifugio, la tana fuori della quale i predatori s’aggirano ma dentro cui ci si sente al riparo. Ancora meglio se con lenzuola fresche di bucato; molti cuscini; il piumone; a baldacchino e cortine tirate, chiuse. Ci si può imbacuccare nel silenzio, leggere un libro, ascoltare musica. Se ci si addormenta, al risveglio si gode anche di quell’evanescente stato di grazia, di pochi minuti, in cui tutti i problemi sembrano lontani.
Pensa al fuoco del camino
“Ok, ora sì che mi sento al calduccio. Questa luce calda rende tutto più vivo. Anche la mia carnagione” . Questi pensieri sono degli ottimi rimedi contro la tristezza.
Ci fa compagnia da circa 400mila anni, il fuoco. Sembra un essere vivente. Lo si può osservare mentre, come un animale, lambisce, assaggia e avvolge il suo pasto, i ciocchi di legno, è affascinante. Parla, strepita, tiene compagnia, riscalda e rassicura. Copre benevolmente i momenti di silenzio che potrebbero essere imbarazzanti. Dipinge l’intera stanza di vivide pennellate, ed è una componente primordiale dell’incontro, della convivialità. In ogni dipinto ideale c’è sempre un fuoco che campeggia sullo sfondo, insieme a tappeti, cuscini e un calice di moscato paglierino tenue.
Pensa a mordere una tavoletta di cioccolato amaro quando vuoi sconfiggere la tristezza senza motivo
“Ok, mi concedo una coccola. A forma di quadratino”. Il cioccolato è un ottimo rimedio contro la tristezza
È tutto bontà, qui – lo schiocco di quando si rompe la tavoletta, la dolcezza che si scioglie tra le dita o a bagnomaria per mezz’ora per fare la cioccolata. Mezz’ora per pregustare un piacere corroborato dalle ricerche scientifiche che attribuiscono al cacao una miriade di effetti benefici. Apporta vitamine liposolubili (vitamina A, E, D); fornisce particolari classi di polifenoli, flavonoidi, potenti antiossidanti che riducono i rischi di malattie cardiache e rallentano il processo d’invecchiamento; l’acido stearico – nel burro di cacao – si è rivelato essere un potente agente di prevenzione contro microtrombi delle coronarie; la teobromina combinata con l’azione dei carboidrati complessi (come l’amido nel pane) aumenta la concentrazione di serotonina nel cervello, avvertita come sensazione di piacere ed energia. Una novità è stata presentata dal Neuroscience Institute di San Diego: gli acidi grassi del cioccolato sono in grado di indurre la produzione di composti cannabinoidi endogeni (simili cioè alla cannabis, ma prodotti dal nostro organismo). Sia il cioccolato bianco (che ha solo il burro di cacao) che quello al latte sono meno efficaci di quello fondente, nero, amaro.
Pensa a una gattina coraggiosa
Non ce l’ha fatta. Le aveva tutte, questa piccolina venuta giù dal tetto di un canile; nata paraplegica, poi spazzata via dalla Fip, altra brutta malattia felina. Ma a lei non importava granché, perché era sempre di buon umore. “La mia piccolina Tamari non sta bene – scrive su Facebook Roberta Marino, dirigente di un’associazione animalista – ha un’infezione a una delle due zampine paralizzate, un’infezione renale, è anemica e itterica… Era nata (forse) già paraplegica ma con una gran voglia di vivere e giocare. Abbiamo provato a darle una possibilità e tanti amici in una casa. Inizialmente ci ha fatto impazzire, riempiendo la casa di cacca e pipì, e non vedevamo l’ora di metterle il pannolino… Dicevamo ‘appena diventa piu grande le mettiamo il pannolino così almeno questo problema è risolto, e magari possiamo anche farla salire sul letto'”. Su quel lettone non è mai salita. Ma la forza spontanea e naturale con cui una bestiolina affronta la vita in ogni istante, senza preoccupazioni, ci sarà d’esempio.
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