
Il piacere di guida di un’auto sportiva non può dimenticare l’efficienza. Bmw con la serie 2 Coupé mild hybrid mostra che una “convivenza” è possibile.
La diffusione del climatizzatore in quasi tutti i modelli ha notevolmente migliorato la qualità della vita in automobile. I viaggi estivi con i finestrini abbassati, braccia e volti protesi all’esterno in cerca di sollievo sono per molti un ricordo lontano. Oltre al fastidio del rumore e alla scomodità, peggioravano anche l’aerodinamica dell’auto, i consumi, il
La diffusione del climatizzatore in quasi tutti i modelli ha notevolmente migliorato la qualità della vita in automobile. I viaggi estivi con i finestrini abbassati, braccia e volti protesi all’esterno in cerca di sollievo sono per molti un ricordo lontano. Oltre al fastidio del rumore e alla scomodità, peggioravano anche l’aerodinamica dell’auto, i consumi, il comfort, la sicurezza a bordo.
Il climatizzatore, manuale o automatico, ha però la caratteristica di consumare molta energia: fa aumentare i consumi. Di quanto con esattezza? Dipende da quanto fa caldo fuori, dall’umidità, dalla velocità del ventilatore e anche dalla velocità dell’auto, perché in corsa il condensatore smaltisce più efficientemente il calore rispetto che da fermi.
Con l’uso intelligente e qualche minimo accorgimento è possibile godere di tutti i suoi vantaggi, scoprendo che, risparmiando soldi, si guadagna anche in salute.
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È facile verificare il funzionamento dell’impianto di climatizzazione: molto semplicemente si accende l’auto e lo si attiva. Già dopo qualche manciata di secondi si dovrebbe percepire un flusso d’aria asciutta e fresca (circa 5 gradi) dalle bocchette. Ma se ancora dopo cinque minuti non succede nulla, potrebbe darsi che l’impianto sia scarico. L’apparato si basa sul flusso di speciali gas che scorrono all’interno di un circuito chiuso di tubazioni e veicolano il calore fuori dall’abitacolo. I circuiti sono a tenuta stagna, ma le inevitabili minuscole dispersioni riducono negli anni l’efficacia dell’impianto. È bene procedere puntualmente al controllo e alla ricarica dal concessionario o nei centri specializzati da lui indicati, perché altrimenti si tenderà a usare molta più potenza del dovuto per tentare di raffrescare l’abitacolo, con spreco inutile d’energia e aumento di consumi.
Almeno ogni due anni o ogni 60mila chilometri sarebbe bene chiedere espressamente di eseguire il controllo sull’impianto di aria condizionata: non è un’operazione prevista nei tagliandi quindi si tende a tralasciarla. È di fondamentale importanza farlo però dal concessionario o in un’officina qualificata in possesso dell’attrezzatura giusta. Esistono kit fai da te, ma qui si tratta di salvaguardare ambiente e sicurezza personale. Stanno cambiando i gas dei circuiti di climatizzazione. Una volta si usava l’R134a, fortemente climalterante, che avendo un indice Gwp (Global warming potential) pari a 1.430 e un tempo di vita medio in atmosfera di 12 anni, ha un forte impatto sul riscaldamento globale. Quando una norma europea ha imposto l’utilizzo di refrigeranti con un Gwp massimo di 150, il gas scelto dai costruttori automobilistici per la climatizzazione è stato l’R1234yf, che ha un indice Gwp molto più basso (4) e un tempo di vita in aria di solo 11 giorni. Molto meno inquinante, sì, ma è infiammabile. Esistono normative specifiche che consentono solo a personale professionale appositamente formato e in possesso di specifico patentino di manovrare questi gas.
Entrando in un’auto che magari è rimasta posteggiata sotto il sole, per prima cosa ovviamente si devono aprire entrambe le portiere o abbassare i finestrini in modo da creare una lieve corrente che, già dopo pochi secondi, farà abbassare la temperatura. Una volta acceso il motore, è meglio far partire solo la ventola e poi, dopo 2 minuti, far girare il climatizzatore a potenza ridotta, prima di aumentarne la potenza fino al livello desiderato. Il sollievo dato dalla ventilazione a volte è più che sufficiente. Evitando di far partire al massimo il getto d’aria si evita per di più uno stress termico che può generare malessere anche a distanza di ore.
Se in un ambiente la temperatura dell’aria all’altezza del capo differisce sensibilmente da quella prossima agli arti inferiori, gli occupanti possono provare una sensazione sgradevole. La differenza di temperatura tra capo e arti inferiori dev’essere al massimo di 3 gradi, oltre si comincia a percepire disagio. Negli spazi ristretti come gli abitacoli delle automobili a volte la differenza è maggiore; per questo è meglio impostare la ventilazione in modo da dirigerla, per esempio, non solo sui piedi o solo sulle bocchette anteriori, ma diffondendola uniformemente.
Durante i tragitti quotidiani, negli ultimi due minuti di viaggio l’aria condizionata si può tranquillamente spegnere (non la ventola, che va tenuta accesa). In un viaggio di 20 minuti, è il 10 per cento del tempo – e di risparmio. Disattivando il tasto della climatizzazione, per circa 30 secondi continua a uscire aria fredda, mentre per i restanti secondi la naturale sensazione di refrigerio data dalla ventilazione annullerà il disagio dovuto al caldo. Oltre al risparmio, va tenuto conto del vantaggio per la salute, perché con questo gesto si riduce notevolmente lo stress dello sbalzo di temperatura dall’interno all’esterno quando poi, una volta arrivati, si apre la portiera.
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