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E se le misure protezionistiche imposte da Bruxelles stessero accelerando (involontariamente) lo sviluppo di modelli ibridi sempre più efficienti?
E mentre i dazi sulle auto elettriche cinesi imposti dalla Commissione europea sembrano sempre più lontani dal loro obiettivo (rallentare l’ingresso in Europa dei veicoli proveniente da Pechino), a portare avanti la transizione ecologica dell’auto (anche in Europa) è sempre di più la Cina. Già, proprio così. Dopo gli scivoloni (con ripensamenti annessi) di Trump sulle misure protezionistiche per le auto costruite fuori dagli Usa, anche Bruxelles ci sta ripensando. O, almeno dovrebbe visto che… Secondo quanto emerge dall’Annuario statistico 2025 ACI, nel 2024 l’età media delle autovetture in Italia è pari a 13 anni (2 mesi in più rispetto al 2023), mentre le auto Euro 0-3, che hanno almeno 19 anni, sono poco meno di 1 su 4 (il 24 per cento circa del totale), con serie conseguenze in termini di sicurezza e impatto ambientale.
Perché la transizione ecologica dell’auto non è solo quella elettrica. Così, costruttori cinesi come Omoda&Jaecoo (uno dei brand del gruppo cinese Chery, il primo per esportazioni nel mondo), colgono la palla al balzo e all’Europa destinano sempre più auto ibride, magari plug-in, come la Omoda 9 Super Hybrid. Auto che, come dice bene quel “Super”, non solo sono molto efficienti, come vedremo a breve, ma sono anche accessibili, uno dei pilastri (l’accessibilità economica appunto) di cui l’Europa sembra essersi dimenticata.
E mentre la Commissione europea è alle prese con un effetto collaterale imprevisto (ossia l’impennata delle importazioni dalla Cina di modelli ibridi con motori a combustione), i produttori cinesi festeggiano con numeri in forte aumento, come mostra uno studio pubblicato da Open. E con modelli sempre più innovativi, non colpiti dai dazi di Bruxelles. L’ultimo esempio? Si chiama Omoda 9 Super Hybrid, è un suv ibrido plug-in, di dimensioni generose, con la trazione integrale, finiture e accessori di livello europeo e con un prezzo a partire da 51.900 euro.
Un’offerta molto attraente se si considerano i ricchi equipaggiamenti di serie, non sempre eguagliati da altri modelli comparabili, sempre ibridi plug-in, di marchi come Volkswagen, Kia, Skoda e Hyundai. Il sistema ibrido di Omoda 9 Super Hybrid è composto da un motore 1.5 a benzina da 143 cavalli abbinato a 3 motori elettrici e a un cambio automatico, a cui si aggiunge la batteria da 34,46 kWh e un serbatoio extra large (per un’ibrida) da 70 litri, il che spiega il dato sull’autonomia complessiva.
Metro alla mano, prendiamo le misure: lunghezza, 4 metri e 77, larghezza 1 metro e 92, altezza 1 metro e 67; e fin qui siamo alle dimensioni (poco urbane sicuramente) di un suv per famiglie. Un suv grande e pesante oltre 2 tonnellate, e sui rischi del gigantismo dell’auto (anche di quella elettrica) ci siamo espressi più volte. Qui però c’è l’innovazione che viene in soccorso alla fisica: c’è un sistema ibrido complesso ed efficiente che assicura un’autonomia dichiarata in elettrico di 145 chilometri, che diventano 181 se si guida solo in città; fantascienza?
Affatto, immaginate un centinaio di chilometri in solo elettrico e otterrete il dato reale. A questo aggiungete un’autonomia “complessiva stimata di oltre1.100 chilometri” dichiara il costruttore, con emissioni di CO2 da 38 a 158 g/km a seconda che la batteria sia carica o meno (non ci stancheremo mai di ricordare che la batteria va tenuta il più possibile carica – meglio se ricorrendo alle energie rinnovabili – vincendo la pigrizia di dover trovare una spina o una colonnina nelle vicinanze).
A proposito di ricarica: la batteria supporta una potenza di ricarica massima di 70 kW in corrente continua, un buon dato per un’ibrida, da tradurre in un’attesa di 25 minuti circa a una colonnina rapida o, dalla presa di casa (in questo caso il caricatore è da 6,6 kW), per una ricarica completa servono circa 5 ore.
Sullo stile come sempre lasciamo a voi. Ci limitiamo a sottolineare le affinità con un altro modello, l’ibrida Omoda 7, con una parte posteriore più filante e una buona efficienza aerodinamica (da tradurre in minori consumi). Anche il sistema ibrido plug-in è molto simile, seppure ulteriormente evoluto con una potenza complessiva che impressiona: 537 cavalli.
Le prestazioni vanno di conseguenza, anche se, come vedremo a breve, sulla Omoda 9 prevalgono comfort (le sospensioni elettromagnetiche sono molto efficienti anche sullo sconnesso), silenzio (grazie anche ai doppi vetri e agli pneumatici molto efficienti), e piacere di guida (sedili ampi, climatizzati e “massaggianti”).
Delle 6 modalità di guida, (Eco, Normal, Sport, Mud, Snow e Off-road), ne abbiamo sperimentate solo alcune, con una sensazione prevalente: malgrado l’enorme potenza disponibile, Omoda 9 sembra stata pensata più per il comfort che per le performance pure. Performance che preferiamo tradurre in efficienza, con quella percorrenza totale (oltre 1.000 chilometri) che toglie ogni ansia da ricarica e, anzi, consente di fare lunghe tratte sfruttando la trazione elettrica, col motore a benzina spesso “silente” e del quale ci si dimentica spesso della presenza.
Se siete ancora di quelli che pensano che l’auto cinese non offra standardi qualitativi europei, beh, salite con noi su Omoda 9. Interni in pelle (nota dolente considerando le risorse di cui dispongono le aziende automotive e la crescente attenzione da parte dei nuovi designer allo sviluppo sostenibile di materiali), tetto panoramico con apertura elettrica, strumentazione e infotainment disponibile su uno scenografico doppio schermo da 12 pollici. Poi, se la connettività wireless Apple CarPlay e Android Auto è quasi scontata, lo sono meno la telecamera che vede a 540 gradi come l’auto fosse trasparente (ottimo per le manovre), il parcheggio autonomo e gli oltre 20 sistemi Adas, incluso il rilevamento di stanchezza del guidatore.
Così si evita di distrarsi col telefonino (in realtà basta distrarre lo sguardo dalla strada e si viene prontamente redarguiti da segnali acustici e visivi), di dimenticare un bambino a bordo o – una delle cause di incidenti più frequenti in città – di aprire una portiera mentre magari arriva un ciclista. E a proposito di “fake news” sull’auto cinese: “Si ma chissà poi la garanzia, l’assistenza, i ricambi…”. Andiamo con ordine: Omoda 9 è protetta da 7 anni di garanzia o 150mila chilometri, che diventano 8 sui componenti elettrici come batteria e motori elettrici. Entro fine anno Omoda avrà 100 concessionarie e centri assistenza distribuiti su tutto il territorio, non poco per un marchio presente in Italia solo dal 2024.
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