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Viva arte viva è il titolo della 57esima Biennale d’arte di Venezia, aperta al pubblico dal 13 maggio al 26 novembre. Le opere e le installazioni imperdibili.
Quella di quest’anno è la 57esima Biennale d’arte di Venezia: si intitola Viva arte viva e sono esposti 120 artisti da 51 paesi, dei quali 103 per la prima volta, visitabile dal 13 maggio al 26 novembre. La mostra, curata da Christine Macel, curatore capo del Musée national d’art moderne – Centre Pompidou di Parigi, è affiancata da 86 partecipazioni nazionali negli storici padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono tre i paesi presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria.
La mostra principale ai Giardini è divisa in nove capitoli con al centro il tema degli artisti e dei libri, del tempo e dell’infinito. “L’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo – dichiara Christine Macel – testimonia la parte più preziosa dell’umanità, in un momento in cui l’umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali.
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L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi specifici e rappresenta anche un’alternativa all’individualismo e all’indifferenza. Più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono dunque cruciali nell’insieme dei dibattiti contemporanei. È grazie alle individualità che si disegna il mondo di domani, un mondo dai contorni incerti, di cui gli artisti meglio degli altri intuiscono la direzione”.
Da segnalare, nella sala centrale, il workshop in progress di Olafur Eliasson: immigrati e richiedenti asilo creano Greenlight, una lampada sostenibile acquistabile con 250 euro per sostenere il progetto.
86 paesi espongono nei rispettivi padiglioni nazionali ai Giardini della Biennale. Tra le installazioni più spettacolari per il loro impatto visivo troviamo Tomorrow is another day (domani è un altro giorno) di Mark Bradford, uno dei più noti artisti americani contemporanei, nel padiglione degli Stati Uniti. “Come posso rappresentare il mio paese quando, come nero, gay, pensatore liberale e progressista, non mi sento più rappresentato dal mio governo?” Il suo progetto, infatti, raffigura una sorta di Casa Bianca in rovina con al centro la rotonda del Palladio.
Theatrum orbis nel padiglione russo è una mostra di sculture, installazioni, video e suoni concepita dagli artisti Grisha Bruskin, Recycle Group e Sasha Pirogova come una rappresentazione teatrale.
Nel padiglione della Gran Bretagna la mostra Folly dell’artista Phyllida Barlow è una personale di nuove opere create appositamente per la Biennale. Conosciuta principalmente per le sue colossali sculture realizzate con materiali poveri e di riciclo come il compensato, il cartone, il gesso, il tessuto e la vernice, Barlow crea sculture eclatanti e audaci fuori scala che evidenziano il rapporto fra gli oggetti e lo spazio che li circonda.
Turned upside down, it’s a forest (girata al contrario, è una foresta) è l’installazione di Takahiro Iwasaki nel padiglione del Giappone che si può vedere con prospettive diverse da due piani con una visione totalmente differente dall’alto e dal basso.
Nel bellissimo padiglione dei paesi scandinavi progettato dall’architetto norvegese Sverre Fehn e realizzato nel 1962, uno spazio essenziale in continuità con l’ambiente naturale esterno, la mostra Mirrored (specchiati) ospita le opere di sei artisti nordici di diverse generazioni tra cui la gigantesca scultura urbana Flying wave (onda volante) di Siri Aurdal realizzata con tubi in fiberglass e poliestere.
La mostra all’Arsenale, uno dei luoghi storici più suggestivi di Venezia, è un percorso tra opere molto spesso di grandi dimensioni di artisti noti, emergenti o sconosciuti. Dai libri tessili di Maria Lai, celebre artista sarda, al brasiliano Ernesto Neto, da qualcuno definito artista sciamano che ha realizzato un’immensa tenda a rete intrecciata e funge da luogo di relax per molti visitatori. Passando poi per l’installazione intitolata Scalata al di là dei terreni cromatici dell’artista americana Sheila Hicks con grandi coloratissime balle di fibre naturali e sintetiche, e l’installazione di lampade in vetro e tende di metallo che creano piacevoli consistenze visive dell’artista portoghese Leonor Antunes.
Nel padiglione del Cile Bernardo Oyarzun, artista che unisce spesso elementi antropologici, sociali e storici per realizzare opere critiche della cultura e della società cilena, ha realizzato Werken (piante, in tedesco): un’installazione con più di mille maschere tradizionalmente usate per le cerimonie delle comunità indigene Mapuche che abitano il centro-sud del Cile e il sud-ovest dell’Argentina. Queste sono state realizzate dall’artista con quaranta artigiani Mapuche. La mostra è curata da Ticio Escobar, accademico e critico d’arte.
La Cina ha scelto il tema di raccontarsi con le opere dei suoi artisti contemporanei sul tema del tempo e con una riflessione sull’eternità: la mostra Continuum, generation by generation (Continuità generazione dopo generazione) curata da Qiu Zhijie è basata sul concetto della parola cinese buxi che significa letteralmente “incessantemente” e metaforicamente indica la forza generativa della vita di fronte alle vicissitudini della storia e del destino. In costante evoluzione durante tutti i 180 giorni della Biennale, la mostra vedrà spettacoli interattivi di arti visive e teatrali.
La 57esima Biennale d’arte di Venezia è visitabile dal 13 maggio al 26 novembre dalle ore 10 alle 18, venerdì e sabato dalle 10 alle 20 (fino al 30 settembre). Il biglietto costa 25 euro con accesso alle due sedi dei Giardini e dell’Arsenale.
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