La più grande compagnia energetica del Paese il 31 agosto ha chiuso l’ultima centrale elettrica a carbone: uno step importante per il futuro danese.
Addio alle fonti fossili a costo zero: la ricetta di Greenpeace
Secondo la Ong ambientalista Greenpeace è possibile abbandonare definitivamente le energie fossili. Senza problemi dal punto di vista economico.
Cosa succederebbe se, di qui al 2050, il mondo intero rinunciasse alle energie fossili e decidesse di utilizzare unicamente fonti rinnovabili? Ebbene, si creerebbero milioni di posti di lavoro e non avremmo neppure problemi di costi. A confermarlo è un rapporto pubblicato il 21 settembre da Greenpeace, secondo il quale la transizione potrebbe essere perfino effettuata senza alcun impatto in termini finanziari: gli investimenti necessari per operare quella che viene definita una “rivoluzione energetica” sarebbero infatti ampiamente coperti dai risparmi che si genererebbero. Ciò soprattutto a causa dell’aumento del prezzo delle energie convenzionali: esse saranno sempre più care nel prossimo futuro; di conseguenza, entro nel 2030, in ogni Paese del mondo le rinnovabili le supereranno in termini di convenienza economica.
Energy (R)Evolution
Il documento della Ong ambientalista – intitolato “Energy (R)Evolution 2015 – 100% renewable energy for all” – è stato realizzato assieme al Centro aerospaziale tedesco, e traccia uno scenario che eliminerebbe completamente non solo carbone e petrolio ma anche gaz e nucleare. Una trasformazione del modello produttivo che imporrebbe un investimento pari a 1,6 miliardi di dollari all’anno, per i prossimi trentacinque anni.
Il sorpasso delle rinnovabili
L’analisi parte dall’assunto che le tecnologie solari, così come quelle eoliche, sono ormai “mature”, e dunque in grado di competere con il carbone in termini di costi. In un comunicato, Greenpeace, sottolinea infatti come sia molto probabile che le rinnovabili possano sorpassare le fonti fossili, nel prossimo decennio, a livello globale, sia in termini di produzione di energia che di numero di posti di lavoro. Il solo settore dell’energia solare, ad esempio, potrebbe garantire un impiego, nel 2030, allo stesso numero di persone che oggi lavorano nell’industria del carbone (ovvero oltre 9,5 milioni di individui). Similmente, nel comparto eolico, il numero di lavoratori verrà moltiplicato per dieci, passando dagli attuali 700 mila a circa 7,8 milioni (ovvero il doppio delle industrie del petrolio e del gas messe assieme).
L’importanza della Cop 21
Per questo, secondo Kumi Naidoo, direttore esecutivo internazionale di Greenpeace, “è necessario che la Conferenza sul clima di Parigi Cop 21, in programma alla fine dell’anno, introduca una strategia sul lungo periodo finalizzata ad eliminare carbone, petrolio, gas e nucleare, e a garantire al contempo l’accesso all’energia all’intera popolazione mondiale”.
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