
La Corte europea per i diritti dell’uomo ha ascoltato i 6 giovani portoghesi e la difesa degli stati accusati di inazione climatica. La sentenza nel 2024.
Il passaggio del ciclone Idai, il secondo più devastante degli ultimi 20 anni, ha seminato morte e distruzione in Mozambico, Malawi e Zimbabwe.
Aggiornamento 20 marzo – Il ciclone tropicale Idai – che ha colpito Zimbabwe, Malawi e Mozambico – potrebbe essere stato il più devastante di sempre per il continente africano. Le tre nazioni, faticosamente, stanno infatti contando i danni subiti e, soprattutto, le vittime. Gia nella giornata di martedì 19 marzo il presidente del Mozambico Filipe Nyusi aveva parlato di mille morti possibili: secondo quanto riportato dai soccorritori – citati dalla Cnn – il 90 per cento della città di Beira è stato distrutto.
Finora il totale di vittime accertate nelle tre nazioni è pari a più di 300. “Abbiamo già raccolto più di 200 cadaveri”, ha affermato il capo di stato mozambicano. Nello Zimbambwe, allo stesso modo, per ora sono cento i corpi recuperati, “ma il bilancio potrebbe triplicare”, sottolinea il quotidiano francese Le Monde. Complessivamente, il numero di persone colpite a vario titolo potrebbe essere di oltre mezzo milione. In migliaia ancora aspettano le squadre di salvataggio arrampicati su alberi o sui tetti delle case rimaste in piedi.
Secondo il ministro dell’Ambiente del Mozambico Celson Correia, nel centro del paese una superficie compresa in un raggio di circa 100 chilometri è totalmente inondata. Soltanto qui, sono 350mila le persone bloccate. La situazione non dovrebbe tra l’altro migliorare, dal momento che nei prossimi giorni sono previste altre piogge abbondanti, come sottolineato dal Programma alimentare mondiale, che ha cominciato ad inviare aiuti alla popolazione.
L’organizzazione umanitaria Amnesty International ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si mobiliti per sostenere le regioni colpite. Ma anche per combattere i cambiamenti climatici, “i cui effetti si intensificano. In futuro dovremo aspettarci eventi estremi sempre più frequenti”.
Più di 150 persone sono morte nello Zimbabwe, nel Malawi e in Mozambico nel corso del fine settimana. Ad ucciderle, il passaggio di un devastante ciclone tropicale, battezzato Idai. Le cifre – ancora provvisorie – sono state riferite nella giornata di domenica 17 marzo dalle autorità delle tre nazioni africane.
Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale, si tratta del peggiore evento meteorologico dal 2000, quando sul Mozambico si abbatté il ciclone Eline, provocando più di 800 morti. Stavolta il governo di Maputo ha parlato di circa 50 morti, ai quali si aggiungono i 65 dello Zimbabwe. Ma sono ancora decine e decine i dispersi: più di cento secondo le Nazioni Unite, secondo le quali, complessivamente, sono quasi diecimila le persone colpite a vario titolo dal ciclone.
— Ministry of Information, Publicity & Broadcasting (@InfoMinZW) 16 marzo 2019
I mezzi di soccorso, inoltre, ancora non riescono a raggiungere alcune delle zone colpite. Secondo un portavoce del governo di Harare, la maggior parte dei morti è stata registrata nella città di Chimanimani, nella porzione orientale del paese. Qui la furia del vento, della pioggia e degli smottamenti ha abbattuto un centinaio di case. Cento studenti sono stati salvati dall’esercito in un dormitorio. Secondo la televisione di stato Zbc, inoltre, il tetto della prigione di Masvingo, nel sud della nazione africana, è stato divelto.
Serious humanitarian crisis unfolding in chimanimani chipinge most of our structures comms are down.We need state intervention on a massive scale to avoid biblical disaster ,homes bridges being washed away lives in danger @hwendec @daddyhop@kwirirayi @nelsonchamisa @mdczimbabwe pic.twitter.com/QSVEe7yiG7
— MDC spokesperson (@JMafume) 16 marzo 2019
Il ciclone Idai ha toccato terra sul continente nella notte tra mercoledì 13 e giovedì 14, all’altezza del porto mozambicano di Beira. Con venti a 190 chilometri orari e numerose trombe marine. La quarta città dello stato si è ritrovata così inondata, con 500mila persone prive di energia elettrica e collegamenti telefonici.
I rari soccorritori che sono riusciti a raggiungere la zona hanno parlato di scene inedite di distruzione: abitazioni abbattute, negozi allagati, vetri rotti. Alcuni volontari della Croce Rossa hanno riferito anche di quartieri poveri “totalmente distrutti”.
Il centro del Mozambico è colpito dall’inizio di marzo da forti precipitazioni, che già prima del passaggio del ciclone Idai avevano provocato almeno 65 morti. Le intemperie hanno colpito anche il sud del Malawi, dove la conta dei morti parla di 56 vittime. Alle quali si aggiungono 80mila persone costrette a lasciare le proprie case.
Leggi anche: 12 anni per agire o il clima impazzirà
In Indonesia, inoltre, almeno 50 persone sono morte a causa di violente inondazioni che hanno colpito la provincia di Papua. Secondo quanto indicato dall’Agenzia nazionale per la gestione delle catastrofi, gli allagamenti sono stati provocato dalle piogge torrenziali che si sono abbattute sulla zona nella giornata di sabato.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Corte europea per i diritti dell’uomo ha ascoltato i 6 giovani portoghesi e la difesa degli stati accusati di inazione climatica. La sentenza nel 2024.
La compagnia Austrian Airlines è stata giudicata colpevole di aver diffuso una pubblicità ingannevole in merito alla sostenibilità dei viaggi aerei.
Il delta del Po è una delle aree italiane che più sta subendo gli effetti dei cambiamenti climatici. Lo raccontano le donne coltivatrici che lì lavorano.
I dati relativi all’estensione della calotta in Antartide sono drammatici: mai era risultata così ristretta la superficie.
Il 27 settembre, 32 stati dovranno rispondere alla Corte di Strasburgo delle loro azioni sul clima. La sentenza potrebbe rappresentare una svolta legale.
Gli eventi meteo estremi colpiscono gli Stati Uniti sempre più spesso, ma questo non è ancora sufficiente per fermare l’espansione di gas e petrolio.
Lo stato federale della California trascina in tribunale Exxon, Shell, Bp, ConocoPhillips e Chevron: “Sul clima sapevano e hanno mentito”.
Il G20 di Nuova Delhi e il primo Summit africano sul clima hanno mostrato nuovamente le divisioni dei governi sulla questione climatica.
Lo storico Africa climate summit si è concluso mercoledì 6 settembre con l’adozione da parte dei leader della dichiarazione di Nairobi.