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Sean Carroll, con questo libro, ci prende per mano e ci conduce in un viaggio alla scoperta della nostra storia, dal Dna all’evoluzione.
Un’elegia, quest’opera, all’infinita varietà delle forme
viventi e al caleidoscopico meccanismo che ricombinando gli
elementi base (i geni, il Dna) genera un’infinita varietà di
forme. Come? Perché?
Il professor Sean B. Carroll, che insegna genetica
all’University of Wisconsin-Madigan, decide di affrontare il tema a
quadri, a tratti, a squarci di realtà. La narrazione ha un
andamento zetetico. Tant’evvero che parte da un tremendo caso
giudiziario Usa per ricondurci all’attualità delle ricerche
sul Dna (i cui risultati, che se stampati in volumi doppierebbero
l’altezza delle Sears Tower di Chicago, crescono di 30 piani
all’anno).
È degno di un detective anche il prosieguo. Perché
in America, cosa sconosciuta da noi, c’è un’ampia corrente
di pensiero che tenderebbe a negare il meccanismo dell’evoluzione,
a favore credo di un creazionismo fideistico.
E allora il nostro Perry Mason dell’evoluzione sfodera, come
davanti a una corte ideale, le sue pezze d’appoggio.
Meravigliose.
Il pesce spinarello che in poche generazioni cambia scheletro e
s’adatta a vivere dall’acqua salata all’acqua dolce. Le ali dei
moscerini da frutta, che mutano di screziati colori con una
rapidità inconoscibile. I colobi, l’unica scimmia priva di
pollice e ad aver la visione completa dei colori (così
può avventarsi sulle rosee foglie più giovani e
nutrienti).
Fatti che, nel racconto dello scienziato, diventano spunti per
approfondire le relazioni tra noi e gli altri esseri viventi, la
nostra storia, la – è il caso di dirlo nel più pieno
significato etimologico – nostra natura.
Divagazioni su Pasteur, sull’Attila della scienza sovietico
Trofim Lysenko, sui “negazionisti” che fecero apporre nel 2002,
ripetiamo, nel 2002 – sei anni fa – un’etichetta come quella delle
sigarette sui libri di scienza: “questo libro contiene materiali
che riguardano l’evoluzione. È una teoria, non un fatto.
Questo argomento deve essere affrontato con con mente aperta,
studiato con attenzione e in modo critico. Approvato dal consiglio
scolastico di Cobb County, Georgia, 28 marzo 2002″.
E soprattutto, arringa conclusiva, tributo a Darwin. Che
scriveva, nel 1859: “quando contempleremo ogni essere vivente
prodotto della natura come qualcosa che abbia avuto una storia,
qualsiasi cosa complessa e qualsiasi istinto come la somma di
elementi, ciascuno utile al suo possessore… quanto
più interessante diverrà lo studio della storia
naturale!”
Perora bene la causa, Sean B. Carroll. E, vinta, almeno ai
nostri occhi di lettori, non si risparmia una nuova finalità
per il suo saggio. Un allarme.
“I fratelli Huxley ci ricordano che i fatti non cessano di
esistere perché vengono ignorati. Stiamo determinando la
direzione futura dell’evoluzione su questa terra. Daremo retta a
questi fatti e accetteremo la nostra responsabilità, se non
altro per interesse personale? Oppure il merluzzo, il tonno, il
marlin, la balena, il lamantino, il pesce ghiaccio e molti altri
esseri diverranno rari come le palme in Wyoming?”
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