Albatri sentinelle degli oceani, impiegati nella lotta ai pescherecci illegali

Quasi duecento albatri sono stati usati per individuare e segnalare la presenza di navi sospette e garantire la tutela degli ecosistemi marini.

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata minaccia la fauna ittica di tutto il mondo, le comunità costiere e ha un impatto drammatico sugli ecosistemi oceanici. Si stima che, ogni anno, in tutto il mondo vengano pescate illegalmente tra undici e ventisei tonnellate di pesce. Per preservare da questo saccheggio la biodiversità marina, in futuro potrebbero venire impiegati con regolarità dei pescatori straordinari, in grado di coprire immense porzioni di oceano e trascorrere anni in mare: gli albatri (Diomedeidae).

Albatro sorvola l'oceano
Alcune specie albatro possono trascorrere anni in mare senza mai toccare la terraferma © Ingimage

Albatri per la conservazione

Questi enormi uccelli, i più grandi volatili del pianeta, sono infatti protagonisti di un progetto di conservazione del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, descritto nello studio Ocean sentinel albatrosses locate illegal vessels and provide the first estimate of the extent of nondeclared fishing e pubblicato sulla rivista Pnas.

Il progetto, guidato dall’ornitologo Henri Weimerskirch, prevedeva di installare minuscoli localizzatori Gps su 169 albatri, usati per pattugliare gli oceani in cerca di pescherecci illegali. I localizzatori rilevano le emissioni radar generate da navi sospette, permettendo agli uccelli di trasmettere alle autorità la posizione dei potenziali pescatori di frodo.

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Come gli albatri individuano le navi illegali

I ricercatori hanno utilizzato due specie di albatro: l’albatro urlatore (Diomedea exulans) e l’albatro di Amsterdam (Diomedea amsterdamensis) e hanno testato il potenziale di pattugliamento degli uccelli per sei mesi nell’Oceano Indiano meridionale. In questo lasso di tempo gli uccelli, a cui è stato applicato un apparecchio di circa 56 grammi, che usa un sistema satellitare di geolocalizzazione, un Gps e un rivelatore di segnali radar, hanno perlustrato oltre 47 milioni di chilometri quadrati di mare.

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Le imbarcazioni presenti nell’area perlustrata dovrebbero essere dotate di un sistema di identificazione automatico (Ais), attraverso cui le navi segnalano volontariamente la loro presenza. Le navi illegali ne sono dunque sprovviste ma necessitano comunque di un radar per navigare in sicurezza. La portata di questi segnali radar non è sufficientemente forte per essere rilevata in modo affidabile dalle stazioni a terra, è necessario avvicinarsi. Qui entrano in gioco gli albatri, in grado di avvicinare discretamente le imbarcazioni, captarne  il segnale del radar e trasmetterne la posizione alle autorità, che verificheranno se la posizione coincide con quella delle navi regolari.

Peschereccio in azione di notte
La pesca illegale è una grave minaccia per gli stock ittici mondiali, il 31 per cento dei quali è sovrasfruttato © Drew Angerer/Getty Images

Dei 353 pescherecci rilevati dagli albatri, il 28 per cento non era dotato del sistema di identificazione. “Nessuno pensava che la percentuale sarebbe stata così alta”, ha affermato Weimerskirch. Il numero di navi clandestine era particolarmente elevato nelle acque internazionali, dove circa il 37 per cento delle imbarcazioni operava senza Ais. In prossimità delle coste i paesi sono infatti in grado di garantire con maggiore efficienza il rispetto delle norme.

Contrastare la pesca illegale nelle aree remote

Gli albatri sono stati usati, in particolare, per monitorare la pesca in aree remote del pianeta. “Hanno consentito una stima della percentuale di pescherecci non dichiarati che operano nelle acque nazionali e internazionali – si legge nello studio -. I nostri risultati dimostrano il potenziale dell’utilizzo di animali come sentinelle oceaniche per la conservazione”.

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Perché usare gli albatri

Gli albatri sono naturalmente attirati dai pescherecci, visti come distributori di spuntini ambulanti, possono individuarne la presenza da quasi trenta chilometri di distanza e possono seguirli in maniera più efficiente ed economica di imbarcazioni, aeromobili o satelliti.

Lo studio ha inoltre fornito ai ricercatori importanti informazioni sulle abitudini e sul comportamento di questi uccelli marini, come la loro attrazione per le navi. Tale attrazione, hanno scoperto gli studiosi, differisce in base alla specie di albatro, all’età e alle attività della nave. Le navi da pesca hanno attirato più uccelli di altre navi, e i giovani hanno mostrato un minore interesse verso le imbarcazioni rispetto agli adulti, facendo intendere che si tratti di un comportamento che viene appreso nel tempo.

Due albatri sopracciglio nero in una colonia sulle isole Falkland
Oltre a favorire la tutela degli ecosistemi marini, il progetto può fornire importanti informazioni sugli spostamenti e sulle rotte migratorie degli albatri © Ingimage

I rischi per gli albatri

Delle ventidue specie di albatro esistenti, la maggior parte è a rischio estinzione, tra cui l’albatro di Amsterdam. Proprio la pesca industriale è la minaccia principale per questi uccelli: ogni anno fino a 320mila albatri diventano prede “accessorie” della pesca. C’è pertanto chi teme che utilizzare questi animali nelle missioni di pattugliamento possa esporli a ulteriori rischi e che gli uccelli possano essere vittime di ritorsioni da parte dei pescatori. Weimerskirch ha però sottolineato che la maggior parte degli albatri può sorvegliare le navi anche a chilometri di distanza, rimanendo pertanto a distanza di sicurezza.

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Gli autori dello studio hanno suggerito, infine, la possibilità di utilizzare in futuro anche altre specie di uccelli abituate a sorvolare i mari per monitorare aree marine non frequentate dagli albatri.

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