
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
La sopravvivenza della tribù brasiliana degli Yanomami è a rischio a causa dei minatori. Survival ha diffuso nuove immagini per attirare l’attenzione sul genocidio delle tribù incontattate.
La tribù degli Yanomami è la più isolata dell’Amazzonia e vive da tempo immemore nella foresta nel nord del Brasile, vicino al confine con il Venezuela. Attualmente sopravvivono circa 22mila Yanomami che vivono sul lato brasiliano del confine e si ritiene che almeno tre gruppi di essi siano tutt’ora incontattati. Con il termine “incontattati” si intendono quei gruppi etnici che non hanno contatti con la società dominante, sono parte essenziale della diversità umana ed esistono al mondo circa cento tribù di questo tipo.
Survival International, movimento per la difesa dei diritti dei popoli tribali, ha diffuso delle nuove, straordinarie immagini aeree che mostrano una comunità incontattata nella foresta Amazzonica. Si stima che il villaggio, che si trova all’interno del territorio indigeno Yanomami nel nord del Brasile, ospiti circa cento persone.
In virtù del loro isolamento e del loro meraviglioso e fragile equilibrio basato sulle risorse offerte dalla foresta, le tribù incontattate sono estremamente vulnerabili alle violenze e alle malattie portate dall’esterno, proprio come gli indigeni che nel Cinquecento furono vittime delle malattie portate dagli europei. Il territorio degli Yanomami è attualmente invaso da oltre cinquemila cercatori d’oro clandestini che potrebbero compromettere per sempre la sopravvivenza di queste antiche tribù. I minatori hanno infatti portato nella regione malattie come malaria, infezioni respiratorie, polmonite e infezioni intestinali, che nel 2015 hanno causato circa 240 decessi. I cercatori d’oro hanno inoltre avvelenato le fonti di acqua e di cibo degli Yanomami con il mercurio, utilizzato per separare le pepite d’oro dai detriti rocciosi. I tassi di avvelenamento sono allarmanti tra gli Yanomami e gli Yekuana, riporta Survival, in una comunità il 90 per cento degli indiani risulta gravemente colpito.
“Il luogo dove gli indiani incontattati vivono, pescano, cacciano e coltivano deve essere protetto. Il mondo intero deve sapere che sono lì, nella loro foresta, e le autorità devono rispettare il loro diritto a vivervi”, ha dichiarato Davi Kopenawa, sciamano e attivista Yanomami. Kopenawa è presidente dell’associazione Hutukara, è stato soprannominato “il Dalai Lama della foresta” e non ha molta simpatia per i cercatori d’oro, “sono come le termiti – ha affermato – continuano a tornare e non ci lasciano in pace”.
Survival International chiede l’intervento delle autorità brasiliane, che hanno la responsabilità di proteggere il territorio Yanomami e di evitare l’estinzione degli indigeni dell’Amazzonia. La scomparsa di queste comunità impoverirebbe l’intero genere umano, ci priverebbe della loro straordinaria conoscenza della natura, sviluppata nel corso di migliaia di anni. Gli Yanomami usano circa 500 piante diverse per mangiare, curarsi, costruire case e utensili, ricavare tinture, veleni, pitture per il corpo e droghe allucinogene per comunicare con il mondo degli spiriti. A risentire della loro scomparsa sarebbe anche l’intera foresta, considerato che questi popoli sono i migliori custodi dei loro ambienti e costituiscono la barriera più efficace alla deforestazione. Gli Yanomami incontattati non sono incontattati per caso, hanno deciso deliberatamente di evitare persone esterne e anche i membri contattati della tribù, vogliono continuare a vivere in pace nel grembo ospitale della foresta, come hanno sempre fatto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
Le persone transgender hanno ora il diritto alla piena autodeterminazione a Milano grazie al primo registro di genere in Italia.
In Somalia un gruppo di coraggiose giornaliste somale ha deciso di aprire una redazione interamente femminile, Bilan, sfidando gli stereotipi.
Era un attivista per il clima e si chiamava Wynn Bruce. Si è dato fuoco per protesta a Washington.
Il Congresso del Guatemala ha vietato i matrimoni gay e inasprito le pene contro l’aborto, ma il presidente Giammattei annuncia che non intende firmarla perché incostituzionale.
L’8 marzo inaugura una mostra fotografica con scatti di artiste dell’Afghanistan: lo sguardo femminile su un paese mai veramente in pace.
A Milano oltre 100 scatti ripercorrono la collaborazione tra Medici senza frontiere e l’agenzia Magnum, testimoni dei più gravi conflitti e fatti nel mondo.
Due iraniani sono stati impiccati in una prigione dell’Azerbaigian per il reato di sodomia. 47 le condanne a morte eseguite nel paese solo nel mese di gennaio.
Djokovic ha fatto ricorso contro il provvedimento di detenzione nel Park Hotel. Le persone che ha incrociato nei corridoi non hanno questo diritto. L’editoriale di Amnesty International italia.