La guerra in Ucraina minaccia il raggiungimento degli obiettivi per il clima, secondo António Guterres

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, nel corso di una conferenza, ha definito “folle” continuare a bruciare fonti fossili.

Mentre il mondo è in piena crisi energetica, aggravata dal conflitto in Ucraina, e mentre il riscaldamento globale continua a rimanere un problema irrisolto, continuare a dipendere dalle fonti fossili rappresenta una follia. Ad affermarlo è stato, lunedì 21 marzo, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “In questo modo – ha spiegato – camminiamo ad occhi chiusi verso la catastrofe climatica”.

La guerra in Ucraina rischia di rallentare la transizione ecologica

Le dichiarazioni del diplomatico portoghese sono state rese in un videomessaggio inviato in occasione di una conferenza organizzata dal giornale inglese The Economist. E sono arrivate poco prima dell’apertura di due nuove settimane dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, che si riuniscono per completare la terza parte del suo Sesto rapporto, la cui pubblicazione è prevista per il prossimo 4 aprile.

L’attacco della Russia contro Kiev ha già spinto numerosi governi a dichiarare la necessità di mantenere in vita, o di riaprire, le centrali a carbone, pur di garantire l’approvvigionamento energetico a cittadini e aziende. Ma “se continueremo così – ha precisato Guterres – possiamo dire addio all’obiettivo di limitare la crescita della temperatura media globale ad 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo. E anche quello dei 2 gradi potrebbe risultare fuori portata”.

Secondo Guterres anche l’obiettivo dei 2 gradi potrebbe essere irraggiungibile       

Nella prima parte del nuovo rapporto dell’Ipcc, pubblicata nell’agosto del 2021, gli scienziati hanno sottolineato infatti come la situazione del riscaldamento climatico sia sempre più grave. La soglia degli 1,5 gradi potrebbe essere raggiunta già attorno al 2030, ponendo così la Terra su una traiettoria ad altissimo rischio.

La seconda parte, diffusa alla fine di febbraio, ha quindi evidenziato gli impatti passati, presenti e futuri sulla popolazione e sugli ecosistemi. Precisando che un ulteriore ritardo nell’azione da parte di governi, aziende e cittadini ridurrà drammaticamente le possibilità di garantire alle future generazioni un “avvenire vivibile”.

La terza parte del Sesto rapporto dell’Ipcc chiede trasformazioni in tutti i settori

Parlando all’agenzia Afp, Céline Guivarch, economista tra gli autori del rapporto, ha spiegato che nella terza parte verrà sottolineata la necessità di operare “trasformazioni su grande scala di tutti i principali sistemi: dall’energia ai trasporti, dalle infrastrutture alle costruzioni, dall’agricoltura alla produzione alimentare”. Cambiamenti che occorre “attuare sin da ora” se si vuole raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2050.

Le regioni artiche sono tra le più esposte di fronte agli impatti dei cambiamenti climatici
Le regioni artiche sono tra le più esposte di fronte agli impatti dei cambiamenti climatici © Sean Gallup/Getty Images

Secondo Kaisa Kosonen, di Greenpeace Nordic, si tratta di “un rapporto cruciale, che giunge in un momento cruciale nel quale gli stati, le imprese e gli investitori ricalibrino i loro piani per accelerare l’uscita rapida dalle fonti fossili e la transizione verso sistemi alimentari sostenibili e più resilienti”. Ma Guterres ha avvertito che la guerra potrebbe al contrario indebolire ulteriormente l’azione a favore del clima.

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