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Ogni dieci api che ronzano intorno a noi ricordandoci che è tornata la primavera, una è in pericolo. La Commissione europea sullo stato di salute degli insetti impollinatori.
Le api, si sa, sono in pericolo. Perdita di habitat e pesticidi stanno causando una moria degli insetti impollinatori senza precedenti nel mondo, Europa inclusa. Due studi finanziati dalla Commissione europea mostrano che un’ape su dieci è a rischio estinzione nel Vecchio continente.
Il 9,2 per cento delle 1.965 specie di api che ronzano in Europa sta per sparire, mentre un altro 5,2 per cento potrebbe essere minacciato nel prossimo futuro. I dati sono presenti in due ricerche condotte per conto della Lista rossa delle api stilata dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) e del progetto europeo Status and trends of European pollinators (Step). Non bastasse, la ricerca dell’Iucn precisa che questi numeri sono parziali perché per il 56,7 per cento di tutte le specie presenti in Europa non si hanno dati sufficienti per esprimere un giudizio sul loro stato di salute.
Queste ricerche possono essere considerate un riferimento per tutti i futuri studi in merito secondo Ana Nieto, a capo dello studio realizzato per l’Iucn: “Siamo rimasti scioccati dal fatto che non ci fossero abbastanza informazioni per molte specie analizzate”. Per il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella “se non affrontiamo le ragioni che stanno dietro questo declino e non agiamo con urgenza per fermarlo, ci potremmo trovare a pagare un prezzo molto alto”.
L’impollinazione delle colture vale circa 22 miliardi di euro all’anno, solo in Europa, 153 miliardi nel mondo. La ricerca ricorda che tra le minacce più gravi ci sono l’agricoltura intensiva che riduce l’habitat e la diffusione delle piante che gli insetti impollinatori apprezzano maggiormente per portare avanti il loro lavoro, gli insetticidi (come i neonicotinoidi) e i cambiamenti climatici come l’intensificazione delle piogge, l’aumento delle ondate di calore e dei periodi di siccità che riducono la disponibilità di cibo.
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