La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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In Arizona un giovane giaguaro è stato ammazzato e scuoiato. Ora ne rimane solo un esemplare.
Un tempo i grandi felini estendevano il proprio dominio su buona parte delle terre emerse ed erano i principali predatori dei nostri antenati. Poi i ruoli si sono ribaltati, queste incredibili creature sono state sterminate senza tregua e i pochi superstiti sono stati costretti a nascondersi nei luoghi più impervi e inaccessibili, ma non sempre è sufficiente. Dall’Arizona è arrivata la notizia della morte del penultimo giaguaro (Panthera onca) libero degli Stati Uniti, chiamato Yo’oko.
Yo’oko era un giovane maschio che ha vagato per le montagne Huachuca, nel sud dell’Arizona, tra il 2016 e il 2017. Il suo nome, scelto dai bambini della Hiaki high school di Tucson, significa “giaguaro” nella lingua dei nativi americani Yaqui. L’annuncio della sua morte è stato dato dal Center for biological diversity, organizzazione conservazionista che protegge circa 300mila ettari di habitat per favorire il ritorno dei giaguari negli Stati Uniti.
Gli scienziati non avevano notizie dell’animale da circa un anno, l’ultima volta era stato fotografato da una fototrappola nel marzo 2017, fino alla pubblicazione di una fotografia che ritrae la pelle di un giaguaro avvenuta pochi giorni fa. La fotografia è stata diffusa ai media dal Northern jaguar project, non si sa però quando né chi l’abbia scattata, si sa solo che è stata scattata in Messico. Le macchie sul manto del giaguaro sono uniche, un po’ come le nostre impronte digitali, e confrontandole con le immagini di Yo’oko i ricercatori non hanno avuto dubbi, la pelle apparteneva a lui. I giaguari sono protetti sia negli Stati Uniti che in Messico, lo U.S. Fish and wildlife service ha avviato un’indagine, ma le speranze di trovare i responsabili sono minime.
One of the only wild jaguars in the U.S. was killed and pelted. The Center for Biological Diversity says a photo it received of a dead jaguar matches the coat of a young male named Yo’oko. pic.twitter.com/IUcOXGkTzC
— AJ+ (@ajplus) 22 giugno 2018
Per consentire il ritorno di questi grandi felini negli Stati Uniti il primo indispensabile passo è quello di tutelare i loro ecosistemi. “È una tragedia lacerante – ha commentato la notizia Randy Serraglio, ricercatore del Center for biological diversity. – Evidenzia l’urgenza di proteggere l’habitat dei giaguari su entrambi i lati del confine e garantire che questi rari felini abbiano luoghi sicuri in cui vivere”.
Leggi anche: Ripreso per la prima volta El Jefe, l’ultimo giaguaro selvaggio degli Stati Uniti
Dopo la morte di Yo’oko sopravvive in natura negli Stati Uniti un unico esemplare di giaguaro, chiamato El Jefe (il Capo). I suoi simili fino a poco tempo fa vivevano in tutto il sud-ovest americano, ma negli ultimi 150 anni sono stati spazzati via, vittime della perdita dell’habitat e dei programmi di controllo dei predatori volti a proteggere il bestiame.
Oltre a dover combattere il pregiudizio delle persone, che spesso li ritengono ancora loro antagonisti, la sopravvivenza dei giaguari è minacciata anche dal muro al confine col Messico che il presidente statunitense Donald Trump ha promesso di costruire durante la campagna elettorale. Il muro potrebbe infatti impedire a questi grandi felini, abituati ad occupare grandi areali, di varcare il confine e di tornare a formare una popolazione vitale negli Stati Uniti.
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