La Cop27 si apre con una notizia eccezionale: il ghiaccio marino estivo dell’Artico scomparirà per la prima volta e in almeno un’occasione prima del 2050.
In Artico i danni sono ormai irreversibili: il ghiaccio marino estivo fonderà per la prima volta in almeno 8.000 anni.
La fusione sarà ciclico e accadrà almeno una volta prima del 2050.
Ridurre le emissioni di CO2 servirà per prevenire altri danni irreversibili della criosfera.
Non possiamo negoziare con la fusione dei ghiacci. In Egitto è iniziata la Cop27 e per l’occasione la International cryosphere climate initiative (Iccinet) ha presentato lo Stato della criosfera 2022, come monito di ciò che ci aspetterà nel prossimo futuro, a partire dall’Artico.
La conclusione dell’Iccinet è eccezionale: la perdita totale di ghiaccio marino estivo nell’Artico è inevitabile e accadrà molto probabilmente già prima del 2050.
In Artico impatti irreversibili sulla scala temporale dell’uomo
La diagnosi terminale per il ghiaccio estivo marino dell’Artico arriva a distanza di un anno dal primo rapporto sullo stato di salute della criosfera, lanciato – pure questo – in occasione della Cop26 di Glasgow. La prima versione aveva descritto nel dettaglio quali fossero le implicazioni di una mancata azione in termini di riduzione delle emissioni, inclusi il potenziale collasso della calotta glaciale dell’Antartide occidentale, la scomparsa dei ghiacciai al di fuori delle regioni polari e i tassi inarrestabili di innalzamento del livello dei mari.
Gli impatti più devastanti erano all’epoca ancora lontani dalle zone più abitate della criosfera ma le notizie sono peggiorate nel giro di un anno: il mese di marzo 2022 ha registrato temperature di 40 gradi sopra la norma in Antartide, un picco delle temperature a settembre in Groenlandia e sulle Alpi, dove si è perso oltre il 5 per cento dei ghiacciai. Tutto questo in parallelo con il primo massiccio e documentato rilascio di metano da permafrost.
Tutti questi impatti sono irreversibili sulle scale temporali umane. Il rapporto del 2022 sottolinea la conclusione allarmante della sesta valutazione dell’Ipcc secondo cui, anche con emissioni molto basse, la perdita totale di ghiaccio marino artico in estate si verificherà almeno una volta e probabilmente prima del 2050.
Announcing the launch of a new report – State of the Cryosphere 2022: Growing Losses, Global Impacts. Authored and reviewed by more than 60 leading #cryosphere scientists.
— International Cryosphere Climate Initiative (@iccinet) November 7, 2022
Il ghiaccio non presta attenzione agli impegni climatici
La presentazione del rapporto al Padiglione della criosfera allestito a Sharm el-Sheik sottolinea che sebbene non possiamo più prevenire né modificare questa dinamica futura, la riduzione del riscaldamento globale entro il limite degli 1,5 gradi può ridurre drasticamente il rischio di superare altre soglie della criosfera sempre più dannose.
“Questo evento è fuori da qualunque esperienza umana moderna: l’oceano Artico non è mai stato privo di ghiaccio sicuramente per almeno 8.000 anni e probabilmente per 125.000 anni” ha affermato Robbie Mallett, ricercatore sul ghiaccio marino artico della University college of London. “Gli impatti e i feedback a livello globale saranno pericolosamente imprevedibili”.
“Il ghiaccio non presta attenzione agli impegni climatici e agli Ndc (Nationally Determined Contributions, i piani nazionali non vincolanti che evidenziano le azioni per il cambiamento climatico, nda). Il ghiaccio risponde solo al livello di CO2 e al riscaldamento nell’atmosfera, che non mostra segni di interruzione. Fino a quando il nostro aumento di CO2 non rallenterà, si arresterà e inizierà a diminuire, il ghiaccio continuerà a rispondere come ha sempre fatto: fondendo”, ha detto Pam Pearson, direttore di Iccinet.
I due scenari climatici previsti dall’Ipcc con le emissioni più basse sono gli unici con qualche possibilità di prevenire eventi catastrofici che non possono essere invertiti in meno di secoli o decine di migliaia di anni. La decisione di superare questi limiti è una decisione politica. Vedremo se questo monito sarà chiaro ai decisori che interverranno alla Cop27.
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