
Il sistema di valutazione delle minacce alla fauna dell’Australia, secondo i conservazionisti, è inadeguato a prevenire l’estinzione delle specie in pericolo.
Dopo che le fiamme hanno devastato il suo habitat, si temeva la specie fosse estinta. I ricercatori hanno però documentato la presenza di diversi esemplari che potrebbero aiutare a scongiurarne la scomparsa.
Gli incendi che per otto mesi hanno imperversato in Australia non hanno risparmiato l’Isola dei canguri, vero e proprio paradiso per la fauna selvatica caratterizzato da un’elevata biodiversità, situato al largo dell’Australia meridionale. Le fiamme hanno distrutto oltre un terzo dell’isola, bruciando circa 200mila ettari di vegetazione e uccidendo migliaia di animali.
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Si temeva che nei roghi fosse morta l’intera popolazione di Sminthopsis aitkeni, un piccolo marsupiale endemico dell’Isola dei canguri, il cui aspetto ricorda quello di un toporagno, con una coda lunga e sottile e il muso appuntito. Fortunatamente, non è stato così, e questa piccola creatura del genere Sminthopsis non si è aggiunta all’elenco delle specie estinte dell’Australia, che già “vanta” il peggior tasso di estinzione di mammiferi in tutto il mondo.
Anche prima degli incendi la popolazione di Sminthopsis aitkeni contava poche centinaia di individui, raggruppati in un’area all’estremità occidentale dell’isola, tra i 300 e i 500. Dopo il disastro, che ha distrutto oltre il 90 per cento del loro habitat conosciuto, i ricercatori ritengono siano sopravvissuti circa 50 esemplari, trovando forse riparo nelle cavità del terreno.
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Una recente scoperta ha incrementato le speranze di salvare questa specie. La ong Kangaroo island land for wildlife è riuscita a documentare, grazie alle trappole fotografiche, la presenza di alcuni esemplari superstiti in un’area in cui non si credevano presenti. In particolare gli animali sono stati ripresi in tre posizioni su una proprietà privata di 222 ettari, nella parte nord-occidentale dell’isola.
“Le immagini dimostrano che quest’area supporta una popolazione di Sminthopsis aitkeni – ha affermato Heidi Groffen, ecologa di Kangaroo island land for wildlife -. È entusiasmante che questo habitat critico sia sfuggito alle fiamme, poiché le proprietà circostanti a sud, est e ovest sono state gravemente bruciate”.
Gli scienziati stanno dunque concentrando gli sforzi per proteggere le aree non bruciate dell’isola, dove si concentrano gli animali. Non solo le specie autoctone, queste oasi richiamano anche i numerosi gatti ferali, che rappresentano un’ulteriore minaccia per la conservazione di molte specie, in particolare dei micromammiferi, come lo Sminthopsis aitkeni.
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Oltre ad installare fototrappole per documentare la presenza delle varie specie, membri della Kangaroo island land for wildlife e del Wwf Australia stanno realizzando piccoli tunnel per offrire riparo ai piccoli marsupiali, i cui nascondigli sono stati distrutti dagli incendi boschivi, rendendoli più vulnerabili agli attacchi dei predatori, e stanno catturando decine di gatti. Gli sfortunati felini, che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato, vengono sottoposti ad eutanasia e viene esaminato il contenuto del loro stomaco, per sapere quali specie stessero cacciando.
La sopravvivenza di questi piccoli marsupiali, che pesano solo 25 grammi, resta legata ad un filo sottilissimo e, ha affermato Darren Grover, del Wwf Australia, “questa specie non sopravvivrà senza il nostro aiuto”. I consevarzionisti stanno però facendo il possibile per consentire agli esemplari superstiti, testimoni degli incendi che hanno ridotto in cenere la loro isola, di poter scrivere un nuovo inizio.
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