Bangladesh. Un incendio in un campo profughi rohingya ha distrutto centinaia di abitazioni

Nessun morto, ma centinaia di case e strutture danneggiate: è il bilancio dell’ennesimo incendio scoppiato in un campo profughi rohingya in Bangladesh.

  • Nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, un devastante incendio è divampato in un campo profughi nei pressi di Cox’s Bazar, in Bangladesh.
  • Tra gli abitanti, di etnia rohingya, non ci sono stati morti. L’incendio però ha totalmente distrutto 749 abitazioni e ne ha danneggiate altre 93.
  • Sempre il 7 gennaio in Bangladesh ci sono state le elezioni: come previsto, Sheikh Hasina è riconfermata come prima ministra.

Nella notte tra il 6 e il 7 gennaio 2024 un devastante incendio è divampato nel campo profughi di Kutupalong, nei pressi della città di Cox’s Bazar, in Bangladesh. A distanza di qualche ora, la sezione locale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) è in grado di stilare il primo bilancio. Non ci sarebbero morti, ma circa 5mila abitanti – tutti persone di etnia rohingya – sono stati sfollati e ricollocati in altri insediamenti.

Le condizioni dei rohingya nei campi profughi di Cox’s Bazar

Definiti dalle Nazioni Unite come la minoranza etnica più discriminata del mondo, i rohingya sono musulmani sunniti che abitavano in Myanmar, paese a larga maggioranza buddista. A partire dagli anni Sessanta sono stati vittime di pesanti discriminazioni, sfociate in vere e proprie violenze, che hanno dato vita a una diaspora verso il vicino Bangladesh.

Lì i rohingya, divenuti apolidi, si sono insediati all’interno di campi profughi nell’area di Cox’s Bazar, assistiti dall’Unhcr e da altre organizzazioni non governative come Medici senza frontiere. Pur essendosi salvati dalle violenze in patria, non godono dello status di rifugiati (e dunque dell’accesso legale al lavoro, alla sanità e all’istruzione) e vivono in condizioni di sovraffollamento, con grossi problemi in termini sanitari e di sicurezza. Frequenti gli incendi, anche di natura dolosa.

Rifugiati rohingya in Bangladesh
Rifugiati rohingya in Bangladesh © Allison Joyce/Getty Images

Le conseguenze dell’incendio nel campo profughi rohingya

Nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, le fiamme sono divampate per più di tre ore all’interno del campo 5. I mezzi di soccorso forniti dall’Unhcr hanno incontrato non poche difficoltà, per via dei forti venti, della carenza di acqua per gli idranti e perché la zona collinare era difficile da raggiungere.

Al termine dell’intervento, l’Unhcr fa sapere che non ci sono vittime né feriti gravi; 97 persone hanno ricevuto assistenza medica per ferite e ustioni di lieve entità. Molto più serie le conseguenze per le condizioni di vita, già precarie, della popolazione. Più di cinquemila rifugiati sono stati sfollati e ricollocati in altri campi profughi. L’incendio ha totalmente distrutto 749 abitazioni e ne ha danneggiate altre 93. Si segnalano danni anche a 33 strutture comuni (scuole, moschee, ambulatori sanitari), 213 latrine, bagni e postazioni per il lavaggio delle mani e 63 lampioni solari.

Come sono andate a finire le elezioni in Bangladesh

Sempre nella giornata dell’8 gennaio in Bangladesh si tenevano le elezioni generali, precedute da un generale clima di tensione e malcontento. I partiti di opposizione infatti hanno preferito boicottarle, definendole come elezioni farsa, e anche l’affluenza è stata molto bassa: si è presentato alle urne solo il 40 per cento dei 120 milioni di aventi diritto (la popolazione conta circa 170 milioni di individui).

Come ampiamente previsto, a vincere – con una maggioranza schiacciante, 222 seggi su 298 – è il partito di maggioranza, Awami League. La sua leader Sheikh Hasina si assicura così il quarto mandato consecutivo come prima ministra del paese, ruolo che ricopre dal 2009. Stando ad alcune organizzazioni per i diritti umani, il sistema politico bangladese sta sempre più virando verso il partito unico.

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