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La Corte suprema del Bangladesh ha vietato i prodotti in plastica monouso nelle zone costiere, negli hotel e nei ristoranti per cercare di ridurre l’inquinamento del paese.
Lunedì 6 gennaio la Corte suprema del Bangladesh ha ordinato al governo di imporre un divieto sull’utilizzo di plastiche monouso nelle aree costiere e nelle strutture come hotel, motel e ristoranti. La disposizione proibisce prodotti quali cannucce, cotton fioc, confezioni alimentari, bottiglie, piatti, bicchieri, stoviglie e sacchetti in plastica e dovrà essere implementata entro un anno.
In questo arco di tempo, il governo si impegna a monitorare il mercato e a redigere un report da presentare alla Corte entro gennaio 2021 con i dettagli delle misure adottate.
Good news: #Bangladesh to ban use of single-use plastic in hotels and restaurants. #ELAWPartner Syeda Rizwana Hasan says the court also ordered the government to strictly enforce the ban on polythene under the existing law. https://t.co/taT9aMyezN @brkfreeplastic @ReutersRuma
— ELAW (@ELAWUS) January 7, 2020
Nel 2002, il Bangladesh è stato uno dei primi paesi al mondo a vietare i sacchetti in plastica e polietilene nel tentativo di diminuire la quantità dei rifiuti prodotti. Ai tempi il provvedimento non aveva avuto il successo sperato e negli anni le associazioni ambientaliste hanno continuato a chiedere misure più incisive per combattere l’enorme inquinamento del paese.
La decisione della Corte suprema è nata a seguito di una petizione firmata da undici organizzazioni tra cui la Bangladesh environmental lawyers association (Bela), ovvero l’associazione degli avvocati ambientalisti del paese, che hanno voluto spingere il governo a rimediare al fallimento del 2002.
“Dobbiamo assolutamente diminuire l’uso della plastica perché costituisce un rischio per la salute di tutti, umani, animali e territori”, ha dichiarato Syeda Rizwana Hasan, avvocatessa e amministratrice delegata della Bela che ha contribuito alla stesura della petizione insieme al collega Sayeed Ahmad Kabir.
Infatti, il consumo per capita dei prodotti in plastica nel paese è triplicato negli ultimi dieci anni, passando da 5,56 chilogrammi nel 2005 a 17,24 nel 2017.
Come riportato nella petizione, uno studio redatto dal Dipartimento dell’ambiente del Bangladesh (Doe) in collaborazione con l’azienda bengalese Waste concern, ha stimato che la nazione genera circa tremila tonnellate di plastica ogni anno. Che però non vengono smaltite correttamente.
Sono allarmanti i numeri evidenziati dallo studio: solamente il 36 per cento dei rifiuti plastici viene riciclato a norma di legge, il 39 per cento viene gettato in discarica e il restante 25 per cento viene disperso nell’ambiente con enormi conseguenze sia sui territori che sulla popolazione.
Inoltre, un’indagine condotta dal canale televisivo statunitense National geographic ha scoperto più di 300 tipi di prodotti in plastica nel golfo del Bengala e lungo tutto il fiume Padma, il principale corso d’acqua del Bangladesh. Durante la stagione dei monsoni, i fiumi già intasati dai rifiuti non sono in grado di gestire l’aumento del livello dell’acqua, esasperato anche dai cambiamenti climatici, e straripano con maggiore intensità sommergendo il paese.
Il problema si estende anche alle specie animali che vivono in prossimità delle aree inquinate e che spesso scambiano i rifiuti per cibo, con conseguenze letali per la loro salute.
La decisione della Corte suprema, se implementata correttamente, potrebbe quindi aiutare il paese a far fronte a eventi climatici sempre più intensi e a proteggere tutti i suoi abitanti, animali e umani.
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