Stiamo vivendo il quarto sbiancamento dei coralli in 10 anni

L’agenzia americana Noaa ha indicato la presenza di un fenomeno di sbiancamento diffuso delle barriere coralline, in tutti gli oceani del mondo.

Per la seconda volta in dieci anni, in tutte le barriere coralline del Pianeta si sta registrando un inquietante e diffuso sbiancamento. Non si tratta di qualcosa di inaspettato, poiché il fenomeno è strettamente legato alle temperature dei mari di tutto il mondo. Che, come noto, sono risultate particolarmente elevate, con punte “estreme” in alcune aree.

“Fenomeni di sbiancamento dei coralli sempre più frequenti e gravi”

L’allarme sui coralli è stato lanciato nei giorni scorsi dall’Agenzia statunitense per l’osservazione oceanica e atmosferica (Noaa), che ha sottolineato come lo sbiancamento stia riguardando anche la Grande barriera corallina in Australia. “Dal mese di febbraio del 2023 a quello di aprile del 2024 sia l’emisfero boreale che quello australe sono stati colpiti. Questo tipo di fenomeni, con il progressivo riscaldamento degli oceani, sta diventando sempre più frequente e grave”, ha spiegato Derek Manzello, coordinatore dell’osservatorio sui coralli presso l’organismo di ricerca americano.

Corallo sbiancato a causa del riscaldamento dell'acqua
Negli ultimi decenni la presenza di coralli nei Caraibi è diminuita di oltre l’80 per cento. I primi importanti casi di sbiancamento sono stati registrati alla fine degli anni Novanta © Joe Raedle/Getty Images

Tecnicamente, lo sbiancamento consiste in una decolorazione che può portare alla morte di questi organismi viventi, in caso di esposizione prolungata a stress termico. Ciò, tuttavia, non significa che ogni qualvolta il fenomeno si manifesti la barriera corallina colpita sia spacciata. al contrario, lo sbiancamento è teoricamente “reversibile”: in caso di abbassamento della temperatura, i coralli possono sopravvivere.

Le temperature degli oceani sempre più elevate

A preoccupare gli esperti, però, è il fatto che le temperature degli oceani risultano in continuo aumento negli ultimi anni. Nello scorso mese di marzo, la temperatura media delle superfici dei mari di tutto il mondo ha toccato un record assoluto, con 21,07 gradi centigradi.

La stessa Noaa ha recensito almeno quattro episodi a partire dal 1985: oltre a quello attuale, altri tre nel 1998, 2010 e 2016. L’aumento della temperatura media globale sulla superficie delle terre emerse e degli oceani e d’altra parte strettamente legato alle concentrazioni di gas ad effetto serra disperse nell’atmosfera a causa delle attività antropiche. Che, a loro volta, continuano ad aumentare nonostante le promesse avanzate dai governi di tutto il mondo.

Così, complessivamente il mondo ha già perso tra il 30 e il 50% delle barriere coralline. Con il rischio concreto che, di qui alla fine del secolo, possano risultare completamente scomparse dai nostri oceani. “L’ampiezza e la gravità dello sbiancamento a cui assistiamo rappresentano la prova evidente degli effetti nefasti dei cambiamenti climatici”, ha commentato Pepe Clarke, del Wwf.

Colpiti i coralli di tutto il mondo, dai quali dipendono 850 milioni di persone

A livello geografico, a partire dal 2023 fenomeni di sbiancamento sono stati registrati in Florida, paesi dei Caraibi, Brasile o ancora Pacifico tropicale orientale. Ma anche Mar Rosso, Pacifico meridionale e, appunto, Australia.

Le conseguenze sono molteplici, poiché la morte dei coralli comporta problemi per gli equilibri negli ecosistemi marini, ma anche per gli esseri umani, poiché incide sulle catene alimentari e sulle economie locali (a partire, ad esempio, dal turismo). Secondo il Wwf, circa 850 milioni di persone in tutto il mondo dipendono dalle barriere coralline per la loro alimentazione, il loro lavoro o semplicemente semplicemente per la protezione delle aree costiere nelle quali abitano.

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