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L’Italia è il terzo produttore di impianti rinnovabili in Europa. Perché scommettere sulle fonti rinnovabili come beni rifugio.
L’approfondimento di questa notizia è su Money.it
Si torna a parlare di energie rinnovabili e indipendenza energetica dell’Italia, dopo la problematica relativa al gas russo, ma anche di energia rinnovabile come bene rifugio. L’Italia è fortemente dipendente dal consumo di gas e la maggior parte di questo è importato dalla Russia in primo luogo e poi da Algeria, Qatar, Azerbaijan e Libia.
L’Italia, però, nel complesso è il terzo produttore di impianti rinnovabili in Europa e parte dell’energia elettrica prodotta arriva da fonti green. “L’Italia sta principalmente puntando su fonti rinnovabili elettriche. In particolare sul fotovoltaico e sull’eolico per poter raggiungere gli obiettivi vincolanti del Piano nazionale integrato energia clima al 2030″. Spiega a Money.it Alessandro Corsini, professore ordinario di Sistemi per l’energia e l’ambiente presso l’Università La Sapienza di Roma.
“In termini di investimento il sistema di incentivi esistente basato sul cosiddetto conto energia è oggi ancora attivo per fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico e giudicato oramai maturo per una parità di rete”, ma non si tratta dell’unico incentivo perché “incentivi di natura diversa sono invece legati all’introduzione di fonti rinnovabili nei settori residenziali attraverso le varie forme di eco bonus e gli incentivi dedicati alla costituzione di comunità energetiche rinnovabili, ovvero aggregazioni di consumatori produttori e prosumer in grado di garantire oltre l’80 per cento di autoconsumo della generazione energetica di comunità”.
Ma quindi è possibile scommettere sull’energia rinnovabile al pari di un bene rifugio? “Sotto una serie di diversi punti di vista questa affermazione è vera: in primo luogo, l’energia rinnovabile è un bene rifugio nel senso che garantisce un disaccoppiamento tra soddisfacimento di un fabbisogno essenziale di energia e il corrispondente impatto ambientale”.
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