Chi c’è dietro al blitz contro il cantiere del parco eolico di monte Giogo

Mezzi danneggiati, operai minacciati: in Toscana è scontro sull’opera. Marco Duranti, presidente di Legambiente Firenze, spiega che il parco è necessario.

  • Nei giorni scorsi 50 incappucciati hanno danneggiato il cantiere del parco eolico di Monte Giogo, sull’Appennino tosco-emiliano, in nome della tutela della montagna.
  • Secondo Marco Duranti, presidente di Legambiente Firenze, si tratta di antagonisti “che hanno capito il progetto: non fare nulla significa mettersi nelle mani delle multinazionali”.
  • Il parco eolico una volta completato dovrebbe produrre circa 80 gigawatt-ora annui di energia pulita, mentre i critici ne contestano l’impatto su flora e fauna.

Chiamarli ambientalisti è fuori luogo. Anche i giornali fanno confusione: li chiamano ambientalisti contro le pale eoliche, ma chi si oppone in modo ideologico alle rinnovabili non ha capito la posta in gioco”. È passato qualche giorno dal blitz di 50 incappucciati, sedicenti attivisti a difesa della montagna, che hanno sabotato i mezzi del cantiere del parco eolico di monte Giogo, sull’Appennino tosco-emiliano, minacciato gli operai, creato danni quantificati in diversi milioni di euro. Un blitz che, nonostante sia stato condannato con forza dall’Alleanza fiorentina per la giustizia ecologica, climatica e sociale, rischia di danneggiare la stessa immagine del mondo dell’ambientalismo: Marco Duranti, presidente di Legambiente Firenze, una delle associazioni che fa parte dell’alleanza, ci aiuta a districare i fili e discernere tra “gli ambientalisti ideologici” come li chiama spesso anche la maggioranza facendo di tutta l’erba un fascio “e tra chi come noi si basa sui dati scientifici”.

Il parco di monte Giogo s’ha da fare

Secondo Duranti, il progetto di Villore Monte Giogo per esempio non è affatto campato in aria: “L’eolico serve, e ovviamente, va fatto dove tira vento. I crinali sono la parte più ventosa della Toscana, oltre ovviamente all’offshore. È per questo che si è scelto quel sito. Non è stato messo lì per caso”. Il presidente di Legambiente Firenze difende il principio di fondo: per affrontare davvero la crisi climatica, dice, serve un cambio di paradigma nella produzione energetica. “Oggi il 75 per cento della CO2 emessa è dovuto all’uso di fonti fossili. Se vogliamo mitigare i cambiamenti climatici, dobbiamo investire in fonti pulite. E l’eolico, piaccia o no, è un asset fondamentale. Non si può pensare di fare la transizione solo con il fotovoltaico, o con l’idroelettrico, o con la geotermia. Le rinnovabili vanno integrate, anche perché si compensano stagionalmente: in alcune stagioni c’è più sole, in altre più vento”.

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La transizione energetica può portare benefici ai territori in cui viene attuata e gestita © Getty Images

Parliamo di un impianto eolico – come ricordano tutte le associazioni ambientaliste favorevoli al progetto – lungamente concordato con i territori, che una volta completato produrrà circa 80 gigawattora annui di energia pulita, evitando emissioni climalteranti per 40 milioni di chilogrammi per ogni anno di esercizio, un valore pari alla capacità di assorbimento di oltre 1,3 milioni di alberi. Ma chi ha messo in atto l’assalto, secondo Duranti, è “un misto tra residenti locali e antagonisti, chiamiamoli così, che non hanno compreso il progetto. Devono capire che se si contesta l’eolico in nome della purezza del paesaggio di montagna, se si attacca la transizione, l’alternativa sono le multinazionali del fossile”.

Uno scontro anche culturale

A dire il vero, una corrente di pensiero fortemente critica verso il parco eolico di monte Giogo esiste: secondo il Comitato crinali liberi, per esempio, rappresenta uno scempio ambientale perché comporta il disboscamento di faggete secolari, la cementificazione del torrente Solstretto – habitat di specie protette come la salamandrina e il gambero di fiume – e l’impatto su fauna migratoria e chirotteri, oltre alla distruzione di 14 chilometri di sentieri nazionali ed europei in un’area di alto valore naturalistico ai confini del Parco delle foreste casentinesi.

L’attacco, per Duranti, non è solo materiale, ma anche culturale. “È un approccio ideologico, questo sì, basato su idee senza fondamento scientifico. Ma se non interveniamo, il paesaggio che loro oggi difendono sarà stravolto dal cambiamento climatico. È già così: è notizia di questi giorni che a Castelluccio di Norcia la fioritura non c’è più. Ma basta vedere le alluvioni che hanno colpito Toscana ed Emilia. E cambieranno anche le colture, con l’innalzamento delle temperature. Il cambiamento climatico sta arrivando, e non chiederà certo scusa”. Anche sull’impatto visivo delle pale eoliche, contestato come deturpatore del paesaggio, Duranti invita a una riflessione più ampia: “Non è che i tralicci dell’alta tensione siano più belli, ma ormai li abbiamo negli occhi da sempre e non ci danno più fastidio…”. E lancia una provocazione: “Le infrastrutture rinnovabili per me devono essere evidenti. Certo ben inscritte in progetti di qualità, come quello di Monte Giogo, non a casaccio, come purtroppo è accaduto altrove, ma visibili. Perché questo è il progresso: nessuno si lamentava quando si mettevano i tralicci, perché la gente sapeva che erano il segno del futuro. Manca ancora questo scatto culturale”.

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