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Il brand piemontese Bianca&Noè realizza capi con tessuti naturali per bambini dai due ai nove anni e insegna la sostenibilità alle nuove generazioni.
“Quale tipo di tessuto è a contatto con la nostra pelle per tutto il giorno? Quali conseguenze può avere sulla nostra salute? E su quella del Pianeta?”. Per Erika Di Rocco è cominciato tutto da queste domande, nella primavera del 2019, in un periodo di “fermo forzato sia lavorativo che creativo” perché in pancia c’era il piccolo Noè. Domande cui Di Rocco ha cercato di dare una risposta attraverso un’attenta ricerca sui tessuti sostenibili, che è poi sfociata nell’idea di aprire Bianca&Noè, brand di abbigliamento sostenibile per bambini, che promuove il rispetto del Pianeta con l’obiettivo di educare le nuove generazioni a vestirsi in modo consapevole.
Al centro del progetto l’uso di tessuti naturali tracciabili, sicuri, ecologici, biodegradabili e privi di pesticidi e prodotti chimici, sia in fase di crescita che di produzione. Tra questi ci sono il lino, la canapa e l’eucalipto. Ma fondamentale è anche la ricerca di materiali innovativi, come l’ortica himalayana: “La rimozione degli steli verticali – ci spiega Di Rocco – dopo un anno di crescita lascia spazio, per l’anno successivo, a nuovi germogli frondosi che assorbono meglio l’anidride carbonica. Il taglio annuale poi incoraggia la crescita delle radici che stabilizzano il suolo in montagne soggette a frane e permette alle donne nepalesi di guadagnare i soldi necessari per soddisfare i bisogni primari delle loro famiglie”.
La storia del brand, seppur recentissimo, in realtà affonda le sue radici nell’infanzia di Di Rocco: “Sono cresciuta in una famiglia di creativi – ci racconta –, sia mia madre che mia zia sono sarte, la prima per passione mentre la seconda per professione. Più volte, da piccola, ho fatto loro da modella. Ho molti ricordi che mi vedono in piedi con entrambe attorno: facce concentrate, spilli tenuti tra le labbra, mani che si muovono veloci, che stringono il tessuto sul fianco, o lo allentano sulle mie gambine esili di allora”.
La familiarità con il mondo della sartoria è qualcosa che non la lascerà mai. Nel 2014 arriva Bianca, la sua prima figlia. È da qual momento che riaffiorano i ricordi del passato, che portano Di Rocco ad appassionarsi al mondo della moda per bambini. Ed è lì che sono nati i primi interrogativi sui cui Bianca&Noè poggia le fondamenta e che sono stati da stimolo per creare una rete di collaborazioni locali che fanno ricerca continua e, ogni giorno, si impegnano per valorizzare il Made in Italy e per rendere la sostenibilità una realtà che ci accompagni ogni giorno.
Per la collezione invernale 2020, Di Rocco ha affidato la creazione delle scarpine a Marco Del Tredici e Maddalena Vossen che, nella loro bottega a Sesto Calende, si concentrano sul recupero e sul riuso di materiali altrimenti destinati alla discarica. “Creano scarpe utilizzando scarti dei calzaturifici – ci spiega Di Rocco –. Ogni pezzo è quindi unico perché dipende dalla disponibilità della materia prima in quel momento”.
C’è poi il lavoro in tandem con Valentina Fontana Castiglioni, fondatrice e direttore creativo di Altreforme, per la realizzazione di una capsule collection estiva “molto creativa, fantasiosa e, come sempre, sostenibile. Con questa capsule introdurremo, per la prima volta, taglie da donna presentando una selezione per mamma e bambini”.
Con Stefania Conci, designer trentina, l’idea è quella di realizzare una linea home décor di cuscini sostenibili con degli animali disegnati – in uscita il prossimo autunno. Ma soprattutto Di Rocco e Conci, che è anche assistente alla ricerca della facoltà di Scienze della formazione a Bressanone, stanno lavorando a una indagine sul ruolo che hanno il design e l’arredamento nell’apprendimento a scuola.
Perché è proprio questo uno degli obiettivi di Di Rocco: insegnare alle nuove generazioni la cultura della sostenibilità anche e soprattutto nel vestirsi. “Tutte le scoperte fatte le voglio portare a conoscenza dei bambini. Attraverso l’educazione possiamo cambiare le cose: insegnare ai più piccoli a vestirsi con coscienza dando importanza alla propria salute e a quella del Pianeta vuol dire avere adulti migliori domani”.
Ecco perché dobbiamo insegnare ai bambini a riflettere sulle cose, a chiedersi il perché un materiale sia migliore di un altro, o da dove arrivi. “Attraverso i nostri stimoli e racconti, giorno dopo giorno, i bambini arriveranno a costruire la loro personale visione delle cose. Bianca, che ora ha sei anni, conosce il tessuto di lino. Sa che è fresco in estate e caldo in inverno, che fa bene alla sua pelle delicata, che è leggero, che deriva da un fiore blu e che non fa male al Pianeta. Questa consapevolezza la accompagnerà anche quando sarà grande”.
Basterebbe raccontare loro che ci si può vestire anche con le ortiche, l’ananas e i fiori di Loto – materiali su cui Bianca&Noè sta effettivamente lavorando –, perché la natura mette a disposizione tutto ciò che ci serve anche per vestirci. E per farlo ci sono tanti modi: “In piena pandemia, durante il primo lockdown, è uscito sul sito un libricino a download gratuito: attraverso illustrazioni abbiamo raccontato come nasce il tessuto in lino, con l’uccellino Timo, il gatto Blù e Mirto l’orsetto lavatore sarto, che raccontano ai bambini da dove proviene questo prezioso materiale”. L’obiettivo in futuro è quello di arrivare nelle scuole per dare ai bambini una consapevolezza maggiore e “per creare terreno fertile sul quale cresceranno gli adulti di domani”.
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