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Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia da 25 anni, è stato rieletto con l’80 per cento dei voti. Le opposizioni denunciano brogli.
Alexander Lukashenko, presidente autoritario della Bielorussia dal 20 luglio 1994, è stato eletto nuovamente alla guida del proprio paese. Secondo i dati ufficiali, contestati con forza dalle opposizioni, il leader della nazione dell’Europa orientale avrebbe ottenuto l’80,23 per cento dei voti. La principale avversaria, Svetlana Tikhanovskaya, si sarebbe invece fermata al 9,9 per cento.
Assieme ad altre due donne, Tikhanovskaya contava invece di battere Lukashenko. Durante gli ultimi mesi era riuscita a mobilitare un numero importante di cittadini bielorussi. Ciò malgrado la repressione, che ha spinto le autorità ad arrestare alcuni suoi sostenitori, nonché la responsabile della sua campagna elettorale. Il tutto con la motivazione ufficiale di un possibile complotto ordito dalle opposizioni con l’appoggio di alcuni mercenari russi.
Tikhanovskaya, 37enne insegnante d’inglese, non ha tuttavia ceduto alla paura. Nonostante la sorte toccata al marito Sergei, blogger incarcerato nel mese di maggio. E nonostante gli insulti arrivati da Lukashenko, che l’ha definita una “povera ragazzina”.
Nella capitale Minsk, al momento dell’annuncio dei risultati elettorali, sono scoppiate violente proteste. Scaturite in scontri con la polizia nel corso dei quali una persona è morta e decine sono rimaste ferite, secondo quanto comunicato dall’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani, Viasna.
Lo stesso ministero dell’Interno della Bielorussia ha confermato le dimensioni delle proteste, parlando di “circa tremila perone arrestate” e di manifestazioni “non autorizzate” in 33 città del paese.
A livello internazionale, la cancelleria tedesca ha parlato di “dubbi sullo svolgimento e sul carattere democratico del voto”. Mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di “persecuzioni e repressioni violente di manifestazioni pacifiche” che “non dovrebbe verificarsi in Europa”.
La stessa Tikhanovskaya ha evocato “brogli estesi” e chiesto un nuovo scrutinio delle schede elettorali nei seggi nei quali sono stati identificati dei problemi. Lukashenko ha invece parlato di una manovra internazionale contro una sua rielezione, puntando il dito in particolare contro il Regno Unito, la Polonia e la Repubblica Ceca.
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