Elezioni europee 2024: come, quando e perché si vota

L’8 e il 9 giugno saremo chiamati alle urne per le elezioni europee. Ripercorriamo tutto quello che serve sapere su come e perché si vota.

Se questo 2024 sarà ricordato un anno elettorale senza precedenti nella storia, è anche per via delle elezioni europee. Per noi italiani, le date da segnare in calendario sono l’8 e il 9 giugno 2024: saremo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti al Parlamento europeo, l’unica istituzione dell’Unione eletta direttamente dai cittadini. Un’occasione che non va sprecata, perché è sempre più l’Unione europea a dettare gli indirizzi su materie che coinvolgono ciascuno e ciascuna di noi: dal clima all’energia, dalla tecnologia all’agricoltura, dall’immigrazione ai diritti di persone e animali.

Quando si vota per le elezioni europee 2024

Le elezioni europee si tengono ogni cinque anni: per il 2024, sono in programma in tutti i 27 stati membri tra il 6 e il 9 giugno. In Italia si va alle urne nel fine settimana, sabato 8 giugno dalle 14:00 alle 22:00 e domenica 9 giugno dalle 7:00 alle 23:00. Sempre alle 23:00 del 9 giugno comincerà lo spoglio in contemporanea in tutto il Continente: soltanto in quel momento sarà possibile conoscere prima gli exit poll (cioè i risultati dei sondaggi effettuati fuori dai seggi) e poi le proiezioni (cioè le elaborazioni statistiche basate sui voti reali).

Per l’Italia, queste elezioni sono accorpate alle regionali in Piemonte e alle amministrative in 3.700 comuni, circa il 40 per cento del totale. Tra i maggiori comuni capoluogo che sceglieranno il sindaco ci sono, per esempio, Firenze, Modena, Bari, Cagliari, Reggio Emilia, Ferrara. Ciascuno è libero di scegliere per cosa votare: può per esempio ricevere la scheda solo per le europee e non per le amministrative, o viceversa.

Per cosa si vota: il rinnovo del Parlamento europeo

Le elezioni europee del 2024 servono per il rinnovo del Parlamento europeo. Sulle sette istituzioni dell’Unione europea, è una delle quattro che dirigono l’amministrazione dell’Unione e forniscono i suoi orientamenti politici, ma ha una particolarità: è l’unica eletta direttamente dai cittadini.

Come funzionano le istituzioni dell’Unione europea

La struttura istituzionale dell’Unione europea è piuttosto complessa e unica al mondo. Il Consiglio europeo – che riunisce almeno due volte a semestre i capi di stato e di governo dei paesi membri – definisce gli orientamenti politici generali. Ha un presidente fisso che viene eletto per due anni e mezzo rinnovabili una sola volta; attualmente è Charles Michel. Il potere legislativo e quello esecutivo appartengono però al cosiddetto “triangolo istituzionale” composto da Consiglio dell’Unione europea, Parlamento europeo e Commissione europea.

La Commissione europea resta in carico per cinque anni ed è composta da 27 commissari, più un presidente: sono uno per ogni stato, ma agiscono in modo indipendente dai governi nazionali. Viene descritta come il “motore della macchina”, perché presenta le proposte legislative, detiene il potere esecutivo (quello che in un paese come l’Italia spetta al governo), difende gli interessi generali dell’Unione e vigila sull’applicazione dei trattati, sotto il controllo della Corte di giustizia dell’Unione europea.

Il potere legislativo, invece, spetta sia all’Europarlamento sia al Consiglio dell’Unione europea. Quest’ultimo si articola in dieci formazioni (Affari generali, Affari esteri, Affari economici e finanziari, Agricoltura e pesca, Ambiente, Competitività, Giustizia e affari interni, Occupazione, politica sociale, salute e consumatori, Istruzione, gioventù, cultura e sport e Trasporti, telecomunicazioni ed energia): di ciascuna di esse fanno parte i ministri degli stati membri che sono competenti per quella specifica materia. La presidenza ruota ogni sei mesi.

Il ruolo del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo è quindi l’unico organo che rappresenta direttamente i cittadini all’interno del processo decisionale dell’Unione europea. Insieme al Consiglio, esercita la funzione legislativa: ciò significa che, nell’iter legislativo ordinario, approva, respinge o modifica le proposte della Commissione. Ci sono poi questioni fondamentali, come l’adesione di nuovi stati membri o la stipula di accordi commerciali internazionali dell’Unione europea, che sono soggette all’approvazione dell’Europarlamento. In altri ambiti, come la fiscalità, la concorrenza e la politica estera e di sicurezza comune, la procedura applicata è quella di consultazione: ciò significa che il Consiglio è tenuto a consultare il Parlamento, seppure in modo non vincolante. L’Europarlamento partecipa inoltre alla definizione del bilancio e lo approva annualmente.

Uno dei primi compiti degli europarlamentari, appena insediatisi, è quello di eleggere a maggioranza assoluta il nuovo presidente della Commissione europea, proposto dagli stati membri. Dall’esito delle elezioni europee, dunque, dipende anche l’orientamento della prossima Commissione. Per rendere ancora più chiaro questo legame, a partire dal 2014 ogni gruppo politico annuncia in anticipo il proprio candidato capolista (Spitzenkandidaten, in tedesco). L’idea era quella di rendere più trasparente il processo di selezione; nel 2019 però non ha funzionato, visto che i vari Spitzenkandidaten sono stati scartati a favore di Ursula von der Leyen.

Come si vota alle elezioni europee 2024

In Italia, l’età minima per votare alle elezioni europee è di 18 anni; per candidarsi, invece, bisogna averne compiuti almeno 25.

Gli italiani che risiedono in un altro paese europeo e sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) hanno due possibilità. La prima è quella di recarsi ai seggi e votare per i candidati e le candidate dello stato in cui vivono; la seconda è quella di votare per i candidati e le candidate dell’Italia, presso le sezioni elettorali istituite dagli uffici consolari venerdì 7 e sabato 8 giugno 2024. Le due opzioni si escludono a vicenda, perché nessuno può votare due volte. Sempre presso le stesse sezioni istituite negli uffici consolari, sono ammessi al voto anche gli italiani che hanno spostato temporaneamente il loro domicilio per motivi di studio e di lavoro; questo, però, solo se hanno fatto domanda entro il 21 marzo 2024.

Vale lo stesso discorso anche per i cittadini di altri paesi europei che si sono trasferiti in Italia: possono votare nel nostro paese, ma solo se hanno presentato una richiesta al comune di residenza entro l’11 marzo.

Come funziona il voto per gli studenti fuorisede

In Italia le elezioni europee del 2024 sono quelle in cui, per la prima volta, si propone – seppure in via sperimentale e con alcuni limiti – una possibile soluzione al problema di chi vorrebbe votare, ma si è trasferito fuori dalla propria regione d’origine per motivi di studio e fatica a organizzarsi per rientrare nella propria residenza.

Gli studenti fuorisede, infatti, hanno tempo fino al 5 maggio per presentare un’apposita domanda al proprio comune di residenza. Entro martedì 4 giugno 2024 riceveranno un’attestazione di ammissione al voto da esibire al seggio a loro assegnato, insieme al documento d’identità e alla tessera elettorale. Chi si è trasferito in una circoscrizione elettorale diversa da quella di residenza voterà all’interno di seggi speciali nel capoluogo di regione: per fare un esempio, una ragazza sarda che studia a Padova voterà a Venezia. Chi invece ha cambiato regione, ma restando entro la stessa circoscrizione elettorale, può votare semplicemente nel comune in cui vive: un ragazzo di Perugia che si è trasferito a Camerino, per esempio, voterà a Camerino.

Niente da fare, invece, per le elezioni amministrative: chi vuole votare per il sindaco deve tornare al proprio comune di residenza. Il voto fuorisede inoltre è una possibilità esclusivamente per gli studenti, non per i lavoratori.

Seggi e circoscrizioni

I seggi del Parlamento europeo in palio per le elezioni del 2024 sono 720, quindici in più rispetto a quelli dell’Europarlamento attualmente in carica, in rappresentanza di circa 450 milioni di cittadini e cittadine. A ogni paese spetta un numero di seggi che tiene conto delle dimensioni della sua popolazione, applicando però al tempo stesso un principio di “proporzionalità degressiva” che fa sì che anche gli stati più piccoli abbiano un peso nell’assemblea. Si va dunque da un minimo di sei eurodeputati per Cipro, Estonia, Lussemburgo e Malta, fino a un massimo di 96 per la Germania. All’Italia ne spettano 76: è la terza compagine in ordine di grandezza, dopo Germania e Francia.

Così come il Belgio, l’Irlanda e la Polonia, l’Italia per queste elezioni è suddivisa in circoscrizioni:

  • Nord-occidentale: Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e Piemonte, 20 seggi
  • Nord-orientale: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, 15 seggi
  • Centrale: Lazio, Marche, Toscana e Umbria, 15 seggi
  • Meridionale: Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise e Puglia, 18 seggi.
  • Isole: Sicilia e Sardegna, 8 seggi.

Ogni partito, dunque, presenta le proprie liste per una o più di queste circoscrizioni. Può anche candidare lo stesso candidato o candidata in più di una circoscrizione: è quello che a volte si fa con i leader o con figure molto in vista, nella speranza che possano attirare un maggior numero di voti. Se poi quella persona viene eletta in più circoscrizioni, deve cedere il suo seggio al primo (o alla prima) dei non eletti. Vale lo stesso principio se è anche parlamentare o fa parte del governo del proprio paese, perché entrambe le cariche sono incompatibili con quella di europarlamentare.

Liste e preferenze

L’elettore o elettrice si vede consegnare una sola scheda con i vari simboli di partito. Oltre a fare una croce sul simbolo del partito che ha scelto, può scrivere fino a tre preferenze. Se ne esprime più di una, deve assicurarsi che entrambi i generi siano rappresentati, per esempio un uomo e una donna, due donne e un uomo, due uomini e una donna; in caso contrario, resta valida soltanto la prima. Non è ammesso il voto disgiunto: non può dunque votare per il partito X ed esprimere una preferenza per i candidati del partito Y.

Il sistema elettorale

In tutta l’Unione europea, seppure con alcune differenze tra stato e stato, il sistema elettorale è proporzionale. Ciò significa che l’obiettivo è quello di avere un’Eurocamera che rispecchi il più possibile la distribuzione dei voti nei singoli paesi. Il nostro è uno dei 14 stati su 27 che hanno previsto una soglia di sbarramento: ciò significa che i partiti che non raggiungono una percentuale minima di voti vengono esclusi dalla ripartizione dei seggi. In Italia questa soglia è fissata al 4 per cento, ma in Europa si va da un minimo dell’1,8 per cento a Cipro a un massimo del 5 per cento (è il caso della Francia).

Per chi si vota: partiti nazionali e gruppi politici

Qualsiasi formazione politica può depositare il proprio simbolo presso il ministero dell’Interno e in seguito la propria lista di candidati presso gli uffici elettorali istituiti alle Corti d’appello dei capoluoghi di circoscrizione. Sono ammessi, tuttavia, solo quei partiti che sono già rappresentati al Parlamento italiano o europeo; tutti gli altri dovranno raccogliere almeno 15mila sottoscrizioni di cittadini e cittadine, con una rappresentanza di tutte le regioni che compongono la circoscrizione (erano 35mila e poi 30mila, ma la soglia minima è stata abbassata per il 2024).

Di conseguenza, nella scheda gli italiani troveranno i partiti che già conoscono. La differenza però sta nel fatto che i loro europarlamentari, una volta insediatisi, andranno a confluire – insieme ai loro colleghi di altri stati – in sette gruppi politici europei, a cui si aggiungono i non iscritti.

  • Partito popolare europeo (centrodestra); per l’Italia, ne fanno parte Forza Italia e Südtiroler Volkspartei
  • Alleanza dei Socialisti e democratici (centrosinistra); per l’Italia, ne fa parte il Partito democratico
  • Renew Europe group (liberali); per l’Italia, ne fanno parte Azione, +Europa, Italia Viva
  • Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea (ambientalisti); per l’Italia, ne fa parte Europa Verde
  • Conservatori e riformisti europei (destra); per l’Italia, ne fa parte Fratelli d’Italia
  • Identità e democrazia (estrema destra); per l’Italia, ne fa parte la Lega
  • Sinistra (sinistra/estrema sinistra); per l’Italia, ne fa parte Sinistra Italiana
  • Non iscritti; per l’Italia, ne fa parte il Movimento 5 Stelle

Così, può capitare che due partiti siano alleati tra di loro nel Parlamento italiano o alle elezioni amministrative, salvo poi aderire a gruppi europei distinti. È il caso di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia: in Italia compongono l’attuale coalizione di maggioranza, mentre in Europa fanno capo a tre gruppi politici differenti.

Candidati e candidate alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno

Il 1° maggio sono scaduti i termini per presentare le liste delle candidate e dei candidati alle prossime elezioni europee.

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