I rappresentanti di più di cento nazioni hanno adottato nella giornata di mercoledì 13 ottobre la Dichiarazione di Kunming, che prende il nome dall’omonima città cinese che ospita “virtualmente” la Cop 15 sulla biodiversità. Il summit – avviato lunedì 11 ottobre – è in pieno svolgimento e si concluderà venerdì 15 ottobre. Occorrerà dunque attendere il termine dei negoziati per conoscere quali siano gli impegni concreti degli stati a tutela della fauna e della flora della Terra.
Il testo non è tuttavia vincolante per i governi
La Dichiarazione di Kunming, benché non vincolante, rappresenta un primo passo avanti. Soprattutto, le nazioni che l’hanno sottoscritta hanno voluto lanciare un messaggio “di determinazione e di unità”, secondo quanto indicato dal ministro dell’Ambiente cinese, dopo un discorso del presidente della nazione asiatica Xi Jinping.
🚨 #BREAKING: The Kunming Declaration has been adopted at the High-Level Segment of the first part of #COP15
In the lead up to the second part of #COP15 & the adoption of the #post2020 framework, this demonstrates critical momentum #ForNature.
Il testo, soprattutto, rappresenta la base sulla quale verrà effettuata la seconda fase dei negoziati, non più in videoconferenza ma dal vivo, previsti nella prossima primavera in Cina. Nella Dichiarazione di Kunming, infatti, i governi indicano a chiare lettere la necessità di agire in modo “urgente e coordinato” per cambiare i propri modelli di sviluppo al fine di renderli compatibili con la tutela delle specie viventi.
I 17 obiettivi generali sulla biodiversità della Dichiarazione di Kunming
Il documento riprende in questo senso il principio di “civilizzazione ecologica” avanzato proprio da Xi Jinping nel corso della Cop 15. Il leader cinese ha anche promesso la creazione di un fondo di sostegno alla protezione della natura nei paesi in via di sviluppo. Lo strumento finanziario dovrebbe essere dotato di 200 milioni di dollari. La prima azione dovrebbe riguardare il parco Sanjiangyuan, situato a cavallo tra tre province occidentali della Cina.
La Dichiarazione di Kunming conferma inoltre 17 obiettivi generali sui quali i governi affermano di volersi impegnare: tra questi figurano l’elaborazione di “meccanismi appropriati di monitoraggio”, la considerazione dei “valori della biodiversità” nell’adozione delle politiche nazionali e locali, il riconoscimento del ruolo e dei diritti delle popolazioni autoctone, l’integrazione della diversità biologica nei piani di rilancio economico post-Covid, e ancora lo sviluppo delle biotecnologie e il miglioramento della comunicazione e dell’istruzione sul tema. Si parla quindi di biosicurezza, di sfruttamento sostenibile delle risorse, di implementazione del Protocollo di Nagoya, di tutela della salute, di salvaguardia degli oceani e di cancellazione dei sussidi ad attività nocive.
Eliminato il riferimento alla protezione del 30% della superficie della Terra
“L’adozione della Dichiarazione di Kunming – ha commentato Elizabeth Maruma Mrema, segretaria esecutiva della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica – rappresenta un’indicazione chiara in merito al sostegno mondiale che esiste sul tema”. Secondo il Wwf, tuttavia, “il testo sottolinea la necessità di invertire la tendenza e assicurare un processo di restaurazione della biodiversità di qui al 2030”. Ma alcune questioni centrali sono rimaste ancora in sospeso.
Il documento afferma ad esempio la necessità di estendere la superficie delle aree protette, ma l’obiettivo di raggiungere il 30 per cento delle terre emerse e delle aree marine è scomparso. Ci si limita soltanto a “prendere nota del fatto che si tratta di un target proposto da numerose nazioni”. Ciò, secondo quanto trapelato, soprattutto per l’opposizione del Brasile e del Sudafrica. Segno che i negoziati di aprile-maggio 2022 si annunciano particolarmente complessi.
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