Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
Mine inesplose: dai primi campi minati alla loro messa al bando
Almeno 100 milioni di mine inesplose infestano le campagne di Africa e Asia. Milioni di chilometri quadrati di terreno che non può essere vissuto.
Almeno 100 milioni di mine inesplose infestano attualmente le campagne in una settantina di nazioni sparse, sopratutto in Africa e Asia. Questo significa che milioni di chilometri quadrati di terreno non possono essere coltivati, abitati o semplicemente vissuti. Questo in paesi dove patire la fame è una condizione quotidiana. Ma significa anche che in media ogni giorno vengono uccise o ferite 70 persone da una mina: dal 1975 a oggi se ne contano più di un milione.
Le mine
Il problema principale delle mine è che hanno una durata di vita molto lunga. Non vengono eliminate al termine di una guerra ma giacciono in campi minati non segnalati o la cui segnalazione è sparita nel corso degli anni, per poi mutilare e uccidere la popolazione civile. Le mine sono un prolungamento della guerra, a volte di decenni come nel caso di Laos: ufficialmente regna la pace, ma si possono trovare villaggi popolati solo da disabili, resi tali dopo la fine della guerra dalle mine e bombe inesplose.
Perché tantissime mine inesplose
Qualche cifra può rendere l’idea: con 3 dollari si fabbrica una mina, più di mille sono necessari per trovarla e disinnescarla. Per ogni ora impiegata per collocare una mina, ce ne vogliono oltre 100 per lo sminamento. Ogni protesi costa circa 3.000 dollari; per le 250mila persone amputate registrate in tutto il mondo significa una spesa complessiva di 750 milioni di dollari.
La messa al bando delle mine antiuomo
Qualche progresso e una presa di coscienza c’è stata negli ultimi anni. Così l’impegno di chi ha portato avanti la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine è stato riconosciuto nel 1997 con l’assegnazione del premio Nobel per la Pace. Un grande passo avanti significa anche il trattato di Ottawa, firmato nel dicembre 1997 e entrato in vigore nel marzo 1999: prevede il divieto assoluto di produzione, uso, esportazione e stoccaggio delle mine anti-uomo. Non si capisce perché lo stesso passo non è stato fatto per le mine anti-veicolo, che tutt’oggi sono permessi e seminano morti e feriti soprattutto in Africa.
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