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Almeno 100 milioni di mine inesplose infestano le campagne di Africa e Asia. Milioni di chilometri quadrati di terreno che non può essere vissuto.
Almeno 100 milioni di mine inesplose infestano attualmente le campagne in una settantina di nazioni sparse, sopratutto in Africa e Asia. Questo significa che milioni di chilometri quadrati di terreno non possono essere coltivati, abitati o semplicemente vissuti. Questo in paesi dove patire la fame è una condizione quotidiana. Ma significa anche che in media ogni giorno vengono uccise o ferite 70 persone da una mina: dal 1975 a oggi se ne contano più di un milione.
Il problema principale delle mine è che hanno una durata di vita molto lunga. Non vengono eliminate al termine di una guerra ma giacciono in campi minati non segnalati o la cui segnalazione è sparita nel corso degli anni, per poi mutilare e uccidere la popolazione civile. Le mine sono un prolungamento della guerra, a volte di decenni come nel caso di Laos: ufficialmente regna la pace, ma si possono trovare villaggi popolati solo da disabili, resi tali dopo la fine della guerra dalle mine e bombe inesplose.
Qualche cifra può rendere l’idea: con 3 dollari si fabbrica una mina, più di mille sono necessari per trovarla e disinnescarla. Per ogni ora impiegata per collocare una mina, ce ne vogliono oltre 100 per lo sminamento. Ogni protesi costa circa 3.000 dollari; per le 250mila persone amputate registrate in tutto il mondo significa una spesa complessiva di 750 milioni di dollari.
Qualche progresso e una presa di coscienza c’è stata negli ultimi anni. Così l’impegno di chi ha portato avanti la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine è stato riconosciuto nel 1997 con l’assegnazione del premio Nobel per la Pace. Un grande passo avanti significa anche il trattato di Ottawa, firmato nel dicembre 1997 e entrato in vigore nel marzo 1999: prevede il divieto assoluto di produzione, uso, esportazione e stoccaggio delle mine anti-uomo. Non si capisce perché lo stesso passo non è stato fatto per le mine anti-veicolo, che tutt’oggi sono permessi e seminano morti e feriti soprattutto in Africa.
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