Circa cinquant’anni fa sull’isola di Koh Samui, fra le maggiori dell’arcipelago thailandese, nel Sudest asiatico, non c’erano strade. I suoi fertili terreni erano ricoperti di foreste lussureggianti e piantagioni di palme da cocco. Tutto è cambiato con l’arrivo dei turisti, che ormai riescono a superare i due milioni all’anno. Bisognosi di spiagge, hotel e servizi. Nell’ultimo periodo, però, la pandemia di Covid-19 ha fermato la maggior parte di loro. Con gravi danni all’economia locale, ma grossi vantaggi per l’ambiente.
Quali specie di tartarughe sono nate quest’anno in Thailandia
Come racconta al quotidiano britannico Guardian, era proprio da una cinquantina d’anni che Kosum Kao-Uthai non vedeva quelle che fin da piccola, quando aiutava il padre a raccogliere le noci di cocco, aveva imparato a riconoscere come impronte di tartaruga sulla sabbia. Nella tranquillità dell’isola deserta sono nati, a partire dal mese di febbraio, ben 838 esemplari di tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata) e di tartaruga verde (Chelonia mydas), due specie di tartaruga marina che rischiano l’estinzione. Inoltre, le uova in due dei diciannove nidi avvistati finora devono ancora schiudersi.
L’impegno degli studiosi e l’euforia degli abitanti
Questa proliferazione ha restituito grandi speranze ai conservazionisti che da tempo lottano per salvaguardare la fauna locale. “Siamo emozionati e confidiamo che d’ora in poi gli abitanti ci aiuteranno in quest’impresa, che finalmente sembra possibile”, ha dichiarato al Guardian il dottor Thon Thamrongnawasawat, dell’università di Bangkok. A giudicare dall’entusiasmo degli isolani, che hanno costruito recinzioni di bambù per proteggere i nidi, e di alcuni albergatori che hanno chiesto ai portieri notturni di vegliare sui nascituri, si direbbe che la popolazione sia pronta ad affrontare la sfida.
Le tartarughe marine depongono in media un centinaio di uova ogni due o tre anni, preferibilmente durante la notte, sotto alberi o piante che di giorno sapranno mantenere il nido all’ombra. Sicuramente, conoscere queste informazioni è di grande aiuto per assicurare alle femmine la presenza di aree di nidificazione ottimali. Proprio per capire meglio quali sono le loro abitudini, il centro di biologia marina di Phuket ha dotato una delle tartarughe embricate che hanno deposto le uova su Koh Samui di un dispositivo di localizzazione, così da studiarne i movimenti e il comportamento. È in fase di sviluppo, inoltre, una tecnologia di riconoscimento facciale per identificare i vari esemplari ed avere così numeri più precisi.
Quali sono le minacce per le tartarughe marine
Parallelamente, serve l’impegno del governo contro il bracconaggio e la pesca incontrollata, minacce che si aggiungono a quella rappresentata dal riscaldamento globale, che modifica le correnti, aumenta la frequenza e l’intensità degli uragani e danneggia le barriere coralline, fondamentali per l’intero ecosistema oceanico. Lo studio di un team di biologi statunitensi ha evidenziato addirittura come dalla temperatura della sabbia dipenda il sesso dei nascituri: più questa è calda, maggiore è la probabilità che dall’uovo nasca una femmina. Con evidenti conseguenze sulla continuità della specie.
Il rispetto è sempre la chiave
Senza dubbio, per attuare interventi mirati servono entrate. Che provengono anche dal turismo. Come auspica il dottor Thamrongnawasawat, bisogna soltanto raggiungere una forma di equilibrio. Non è necessario rinunciare a visitare il mondo, ma non è nemmeno necessario farlo in maniera irrispettosa delle altre creature che ci vivono. Un’opportuna segnaletica a tutela dei nidi, la regolamentazione dei flussi turistici e le buone maniere da parte di ogni visitatore saranno già un ottimo punto di partenza per garantire un futuro sereno alle tartarughine che si apprestano ad affrontare l’oceano.
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