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Una società baleniera giapponese dovrà pagare una multa di un milione di dollari per aver violato il Santuario dei cetacei dell’Oceano Antartico.
Nonostante dal 1986 sia in vigore una moratoria sulla caccia commerciale alle balene emessa dalla Commissione balenierainternazionale (Iwc), il Giappone, in compagnia di Islanda, Norvegia e Isole Faroer, continua imperterrito ad uccidere questi enormi cetacei sfidando la comunità internazionale, ricorrendo al pretesto della caccia per scopi scientifici.
Stavolta però il Giappone ha passato il segno, cacciando nel Santuario dei cetacei dell’Oceano Antartico. Un tribunale australiano, in seguito alla denuncia dell’organizzazione animalista Humane society international (Hsi), ha condannato la società baleniera Kyodo Senpaku Kaisha a pagare una multa di un milione di dollari.
La battaglia sulla caccia nel santuario, istituito nel 1994, prosegue da anni e i giapponesi hanno sempre contestato la legalità del santuario stesso, uccidendo regolarmente le balene al suo interno. Nel 2008 l’Australia ha denunciato il Giappone alla Corte internazionale di giustizia, intimandolo di cessare la caccia entro la zona economica esclusiva dell’Australia, che si estende per 200 miglia nautiche dal territorio antartico australiano.
Il paese nipponico ha ignorato la denuncia non riconoscendo la sovranità dell’Australia sulle acque contestate, l’anno scorso però Corte internazionale di giustizia ha stabilito che la caccia aveva finalità commerciali e non scientifiche. La compagnia tra il dicembre 2008 e il marzo 2014, ha ucciso numerose balene, “violando in maniera deliberata, sistematica e sostenuta la legge sulla Protezione ambientale e la conservazione della biodiversità australiana”, si legge nel verdetto emesso dal giudice della corte federale, Jayne Jagot.
Nonostante la multa, i divieti e le condanne, il Giappone ha dichiarato che la “caccia scientifica” riprenderà e durerà fino al 2017, riducendo però la quota annuale a 333 balene.
La caccia non è l’unica minaccia per le balene, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, l’aumento del traffico marittimo e lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche stanno mettendo a serio rischio la sopravvivenza di numerose specie di balene. Viene da chiedersi come sia possibile che il Giappone, nonostante l’opposizione di tutto il mondo, posa continuare a macellare questi pacifici e intelligenti animali.
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