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I cani da pastore e da guardiania sono una realtà nel mondo della pastorizia italiana. Ma c’è bisogno di norme per proteggerne il benessere e l’operato.
I cani da pastore sono una realtà irrinunciabile nel mondo della pastorizia e dell’allevamento del nostro paese. Ma, purtroppo, il loro lavoro e la loro abnegazione non è legittimata da nessuna legge che ne tuteli l’opera e sia da garanzia ai pastori e agli allevatori che condividono con loro la propria vita. A questo proposito è stata lanciata una proposta di legge per tutelare i cani da pastore e da protezione e, in merito, è stato organizzato anche un webinar che ha fatto il punto sulla situazione.
“Una legge ad hoc sui cani da protezione è diventata ormai un’esigenza per tutelare i pastori e permettere loro di trovare un equilibrio sociale nel territorio”. Questo il grido d’allarme che DifesAttiva, Io non ho paura del lupo e la cooperativa Eliante hanno lanciato durante uno specifico webinar dedicato proprio ai cani da protezione del bestiame. In tutta Europa si sta parlando già da tempo di una legge per tutelare i pastori e i cani da protezione del bestiame e in alcuni paesi, addirittura, gli esperti hanno già cominciato a lavorarci.
In Italia l’esigenza di una norma che tuteli questi animali è sentita ormai da tempo, anche perché il nostro paese è conosciuto in tutto il mondo per aver fatto scuola sul tema del cane da protezione, così come su altre esperienze secolari come per esempio la transumanza. L’esigenza di una norma idonea al cane da guardiania risponde, infatti, a due temi principali: l’aumento di questa tipologia di soggetti sul territorio nazionale, dovuta alla costante e naturale espansione dei grandi carnivori, e la necessità di trovare un equilibrio sociale tra i pastori che ricorrono ai cani da protezione rispetto alla convivenza con chi vive, appunto, il territorio.
La proposta di legge era già stata anticipata nel dicembre del 2020, con una richiesta specifica nata dopo un’audizione del 17 novembre dello stesso anno in cui si era parlato dei danni causati dalla fauna selvatica.
“Il testo presentato è composto da 17 articoli che mettono in luce l’esigenza di sapere quanti cani ci siano sul territorio nazionale e supportare l’allevatore nel momento in cui gli stessi cani hanno un atteggiamento non idoneo nei confronti del mondo degli allevatori. Con questa proposta non vogliamo limitare, ma bensì consigliare tutti i fruitori del territorio (escursionisti, turisti in generale, cacciatori, ecc.) sul corretto comportamento da avere in presenza dei cani da protezione che operano nel loro ambiente di lavoro: i pascoli”, spiegano ora DifesAttiva, Eliante e Io non ho paura del lupo.
Al webinar organizzato dalle tre associazioni sono state invitate le Regioni, le Asl del settore veterinario, le principali organizzazioni che si occupano di escursionismo, le associazioni agricole nazionali, i senatori incaricati della commissione Agricoltura del Senato del 2021, i parchi nazionali e i referenti che si occupano di cani da protezione (medici veterinari, liberi professionisti, tecnici), insieme all’Enci e al Circolo del pastore maremmano abruzzese, referenti per il cane da pastore della Sila.
Questo passo è solo l’inizio a cui deve seguire necessariamente la realizzazione di un tavolo di lavoro per affrontare e rivedere la bozza della norma in questione. Si tratta, infatti, di una proposta già strutturata per comporre una legge che riconosca, come è giusto che sia, il valore dei cani da protezione e guardiania, senza limitarne l’operato, ma privilegiandone il benessere e la salute.
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