La transizione ecologica è più forte di Donald Trump. In 18 mesi chiuse 50 centrali a carbone

Nonostante i tentativi di Donald Trump di rilanciare le fonti fossili, nel corso del suo mandato hanno chiuso i battenti 50 centrali a carbone.

La transizione ecologica è un processo ineluttabile. Da essa dipende la salvezza del Pianeta: per questo si tratta di una strada a senso unico. E anche le decisioni dei presidenti e dei governi che, ancora oggi, negano l’origine antropica dei cambiamenti climatici, non sono in grado di arrestare il cambiamento.

carbone polonia
L’Ipcc ha puntato il dito contro le fonti fossili come il carbone. Se non le si taglieranno, addio agli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima © Sean Gallup/Getty Images

Negli Stati Uniti chiuse dal 2010 289 centrali a carbone

La conferma arriva dagli Stati Uniti di Donald Trump, fervente sostenitore delle fonti fossili. Detrattore dei movimenti ambientalisti e amico delle grandi compagnie del petrolio e del carbone, il leader americano il 1 giugno 2017 ha annunciato al mondo la volontà di uscire dall’Accordo di Parigi sul clima. Ha inoltre ripreso le trivellazioni in Alaska, smantellato il Clean Power Plan di Barack Obama, rilanciato i grandi oleodotti, concesso autorizzazioni alle esplorazioni di nuovi giacimenti petroliferi.

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Eppure, tutto ciò non è bastato ad arrestare il processo di transizione. Il bilancio della presidenza Trump in materia di carbone, infatti, è (paradossalmente) positivo. Da quando il miliardario americano è alla testa degli Stati Uniti, infatti, ben 50 centrali hanno chiuso i battenti. E altre 51 dovrebbero farlo nel prossimo futuro.

trump stati uniti
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump © Win McNamee/Getty Images

A recensire il declino del settore carbonifero americano, tra i più dannosi in assoluto per l’ambiente e per il clima, è l’organizzazione non governativa ecologista Sierra Club. Che sottolinea come gli ultimi casi riguardino due centrali presenti in Florida e nello Utah, che hanno interrotto le attività all’inizio di maggio.

“Economicamente il carbone non ha più alcun senso”

Dal 2010, il totale dei siti che hanno chiuso è pari a 289, il che equivale al 40 per cento della capacità produttiva elettrica a carbone degli Stati Uniti. Ancora in attività, tuttavia, restano 241 centrali: il lavoro da fare è dunque ancora molto.

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Altro dato positivo è il fatto che, sempre nel corso della presidenza di Donald Trump, una sola nuova centrale è stata inaugurata (in Alaska, alcune settimane fa). “L’industria e gli operatori si tirano indietro, poiché economicamente il carbone non ha più alcun senso – ha dichiarato all’agenzia Afp Jonathan Levenshus, dirigente del Sierra Club -. I tentativi dell’amministrazione Trump di salvare l’industria sono inutili”.

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