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Si chiama creatività proprio perché è la facoltà di “creare” qualche cosa di nuovo, si migliora rafforzando l’interazione tra i due emisferi del cervello.
Si chiama creatività proprio perché è la facoltà di “creare” qualche cosa di nuovo, che prima non c’era, attingendo contemporaneamente a dati reali e al frutto dell’immaginazione, alle attività dell’emisfero sinistro e a quelle dell’emisfero destro del nostro cervello.
Il nostro cervello ha la forma di una noce, l’emisfero sinistro è la sede del pensiero, della logica, del ragionamento matematico, della parola e controlla la metà destra del corpo umano (per esempio, la mano destra). L’emisfero destro controlla la metà sinistra (quindi anche la mano sinistra) e da lì scaturisce l’immaginazione, il linguaggio anagogico, il simbolo e la capacità di cogliere la magia della realtà.
Nella nostra società contemporanea tutte le attività dell’emisfero sinistro, connesse al lato destro del corpo, sono molto più sviluppate e valorizzate. Non a caso l’aggettivo “destro” evoca, in italiano, destrezza, in inglese è sinonimo di “giustizia” (right), in francese di correttezza (droit), laddove l’aggettivo “sinistro” ha, in italiano, una connotazione di sospetto, in inglese di senza valore (left) e in francese di maldestro (gauche).
La scarsa valorizzazione delle facoltà non razionali è la principale causa della mancanza di creatività, che si rivela solo quando c’è un’attiva collaborazione tra queste due diverse e altrettanto importanti modalità di percezione del mondo.
La creatività si esercita rafforzando l’interazione tra i due emisferi del cervello, quindi ogni qual volta ragione e fantasia sono entrambe chiamate in causa, quando bisogna trovare un legame che colleghi due oggetti apparentemente estranei, quando bisogna leggere una forma nel contorno delle nuvole, quando si cerca un finale diverso alle fiabe tradizionali o alle situazioni scontate. L’intervento creativo scalza la banalità e a consuetudine, trovando nuove strade oltre i confini del già visto.
Il processo creativo ha inoltre le sue leggi e i suoi tempi. Non avviene a comando. Ha bisogno di una fase di decantazione in cui, spesso proprio nel sonno, opera silenziosamente una sintesi di tutti gli elementi consapevolmente e inconsapevolmente raccolti. La soluzione può delinearsi a poco a poco, oppure, più spesso, quando l’elaborazione è ormai matura, può arrivare all’improvviso, stimolata anche da un particolare insignificante, come una musica, una frase detta da qualcuno, un’immagine per strada.
E’ una soddisfazione impagabile quella che accompagna e segue l’atto creativo. E’ la conferma delle nostre illimitate possibilità, è la soddisfazione di vedere che un nostro contributo ha cambiato qualcosa nella realtà circostante, è il sottile piacere di condividere qualche cosa con quel gran Signore che creò il mondo in sei giorni!
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