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Il nome viene da John Down, che per primo ne identificò le caratteristiche. La Sindrome di Down è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più.
Il nome viene dal Dottor John Langdon Down, che per primo nel 1866 ne identificò le principali caratteristiche. E’ caratterizzata dalla presenza genetica di un cromosoma in più nelle cellule di chi ne è portatore: invece di 46 cromosomi nel nucleo di ogni cellula ne sono presenti 47, vi è cioè un cromosoma n. 21 in più; da qui anche il termine “Trisomia 21”. Genetico non vuol dire ereditario, infatti nel 98% dei casi la sindrome di Down non è ereditaria. La conseguenza di questa alterazione cromosomica è una forma di disabilità caratterizzata da un grado di ritardo variabile nello sviluppo mentale, fisico e motorio.
Le cause che determinano le anomalie cromosomiche in generale sono ancora sconosciute, ma si ritiene che esse siano un fenomeno “naturale”, in qualche modo legato alla fisiologia della riproduzione umana. L’incidenza delle anomalie cromosomiche e quella della Sindrome di Down in particolare è assolutamente costante nelle diverse popolazioni, nel tempo e nello spazio.
Se le cause precise sono ancora sconosciute, è ormai evidente che l’incidenza della sindrome di Down aumenta con l’aumentare dell’età materna, passando da un caso su 1500 nati per le donne sotto i 30 anni, a un caso su 280 per le donne tra i 35 e i 39, fino ad arrivare ad un caso su 38 per le donne over 45. In Italia, un bambino su 1000 nasce con la Sindrome di Down.
Nel neonato la presenza della sindrome di Down è diagnosticabile oltre che con un’analisi cromosomica compiuta su un prelievo di sangue, attraverso una serie di caratteristiche facilmente riscontrabili dal pediatra, di cui la più nota è il taglio “a mandorla” degli occhi. La presenza della Trisomia 21 può essere diagnosticata anche prima della nascita, con opportuni esami effettuabili a partire dalla 12° settimana di gestazione. Queste analisi vengono normalmente proposte alla donne considerate a rischio, ossia quelle con un età superiore ai 37 anni o con un altro figlio con sindrome di Down.
La maggior parte delle persone con sindrome di Down può raggiungere un buon livello di autonomia personale e sociale. Possono gestire il denaro, spostarsi autonomamente utilizzando i mezzi pubblici, andare a scuola con tutti gli altri coetanei, fare sport e frequentare gli amici. Apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro non è una cosa difficile, la storie di Mélanie Segard e Isabella Springmühl ci sono da esempio.
Mélanie Segard è una ragazza con la sindrome di down che è riuscita a coronare il sogno di condurre le previsioni meteorologiche in tv
Down to Xjabelle, gli abiti disegnati dalla giovane stilista con sindrome di Down
Ascoltare il cuore per inseguire le proprie passioni è il più grande insegnamento di vita che Isabella Springmühl, una ragazza affetta da sindrome di down, ha voluto dare al mondo diventando stilista e inaugurando il marchio di moda Down to Xjabelle ispirato al suo paese d’origine, il Guatemala.
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