Aumenta la vendita di auto elettriche ma siamo ancora lontani dalla media europea. Crescono le colonnine di ricarica e si arresta l’ascesa delle e-bike.
Tutti contro i ciclisti: ma sono loro il vero problema in strada?
Ci sono molti ciclisti indisciplinati ma sembra siano diventati il primo problema stradale. Eppure gli incidenti mortali sono causati soprattutto dalle auto mentre alcune regole per le biciclette sono addirittura controproducenti.
I ciclisti indisciplinati non sono ben visti, soprattutto da chi pretende da loro più rispetto delle regole. Ma sono loro il vero problema delle strade? “Circolazione su marciapiede: 41 euro. Circolazione sulle strisce pedonali: 41 euro. Transito su strada dove c’è la pista ciclabile: 25 euro”. Sono alcune delle sanzioni che ha ricordato una pagina Facebook non ufficiale dedicata all’Arma dei Carabinieri con un’immagine.
Persino un parlamentare è stato multato dalla Polizia locale per aver pedalato sul marciapiede con figlioletta sul seggiolino e figlio in mountain bike: è il senatore Stefano Esposito, ex assessore alla Mobilità di Roma molto contestato dai ciclisti.
Quanto un ciclista può considerarsi indisciplinato se non rispetta queste regole
Tra le regole che andrebbero seguite ci sono il divieto di pedalare affiancati, l’obbligo di usare le piste ciclabili laddove presenti e il divieto di circolazione contraria al senso di marcia. Eppure queste indicazioni sono molto discusse e in parte contestate dai ciclisti, in quanto l’eliminazione del divieto di pedalare “contromano” ad esempio renderebbe più facile spostarsi in bici. Mentre per le piste ciclabili l’obbligo non è più valido se si tratta di piste ciclopedonali, cioè dove è previsto il transito anche a piedi.
Va però stabilita la priorità delle pericolosità in strada su cui concentrarsi. In questo caso è la sensibilizzazione verso chi guida l’automobile il primo obiettivo da raggiungere per ridurre il numero di incidenti e morti in strada.
La Corte di Cassazione ha stabilito con una sentenza la condanna di un automobilista per omicidio colposo per aver aperto la portiera del veicolo improvvisamente, colpendo una signora che è caduta in bicicletta e che successivamente è deceduta. Gli incidenti che colpiscono i ciclisti non sono pochi e con l’aumento dell’utilizzo delle due ruote come vero e proprio mezzo di trasporto purtroppo non potranno che aumentare.
Quando la colpa è dell’altro mezzo di trasporto (di solito auto) spetterebbe al ciclista colpito o investito un rsarcimento. Che potrebbe però saltare qualora il ciclista stesso abbia infranto qualche regola del Codice della strada, annullando il risarcimento o rendendosi protagonista del “concorso di colpa”, come ha stabilito il Tribunale di Lucca nel 2016, che rende responsabili dell’incidente al 50 per cento dimezzando il possibile risarcimento.
Il giornale Los Angeles Times ha rilanciato il dibattito sulla rigidità delle regole verso chi va in bici – a San Francisco dimostrarono che diventerebbe un problema per il traffico – facendo riferimento al cosiddetto “Idaho stop” e altre pratiche che sono venute incontro alle esigenze di chi si muove in bicicletta. Idaho stop è il sistema che trasforma per le biciclette lo stop in un dare la precedenza e la precedenza in un diritto a passare. Questo è un tipico caso in cui le leggi si sono adattate ai comportamenti degli utenti, ritenendo più intelligente adeguare l’azione alle norme vigenti.
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