Popoli indigeni

Il Cile dichiara lo stato di emergenza per fermare gli scontri con il popolo dei Mapuche 

Da decenni ormai i Mapuche – il gruppo indigeno più importante del Cile – chiedono la restituzione delle proprie terre, espropriate durante la dittatura.

Il presidente cileno Sebastián Piñera ha dichiarato lo stato di emergenza e schierato l’esercito in quattro province nel sud del paese in seguito a una serie di scontri fra le forze dell’ordine e il popolo indigeno dei Mapuche 

La misura straordinaria resterà in vigore per almeno due settimane e autorizzerà le forze armate a “fornire appoggio logistico, tecnologico e nelle comunicazioni, così come nelle operazioni di vigilanza, pattugliamento e trasporto, alle forze di polizia locali”.   

Mapuche
Manifestanti mostrano la bandiera Mapuche durante una protesta a Santiago nel novembre 2020 © Marcelo Hernandez/Getty Images

Le richieste dei Mapuche  

I Mapuche rappresentano il gruppo indigeno di gran lunga più corposo in Cile: il loro numero varia in base alle diverse fonti, ma è probabile che oggi ce ne siano più di due milioni, quasi il 13 per cento della popolazione complessiva. Si concentrano principalmente nelle regioni del centro-sud del Cile, tra Biobío, Araucanía e Los Ríos.

Da decenni ormai i Mapuche lottano per riavere indietro le proprie terre, espropriate e offerte ad aziende private o famiglie potenti durante la dittatura di Pinochet, tra il 1976 e il 1990. In seguito al ritorno alla democrazia, come spiegato dall’emittente britannica Bbc, il governo cileno ha ripetutamente promesso di restituire le terre agli indigeni, ma non ha mai tenuto fede agli impegni presi. Ora, dopo più di trent’anni di richieste inascoltate, i Mapuche hanno dato avvio a una stagione di rivolte violente e spesso armate.  

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Mapuche protestano a Santiago nel 2019 © Marcelo Hernandez/Getty Images

Gli scontri e lo stato di emergenza 

Nel comunicato stampa rilasciato per annunciare l’imposizione dello stato di emergenza in alcune regioni del sud, il presidente Piñera ha affermato che la misura è volta a “combattere meglio il terrorismo, il narcotraffico e il crimine organizzato”, mentre non è da intendersi come un attacco contro “un popolo o un gruppo di cittadini pacifici”.  

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Proteste contro il presidente Sebastian Piñera a Santiago © Marcelo Hernandez/Getty Images

Secondo il quotidiano messicano La Jornada, nelle regioni interessate dagli scontri l’ordine pubblico è ormai “fuori controllo”: ogni giorno i Mapuche portano avanti iniziative di rivendicazione violente, che la polizia non riesce a gestire a causa della mancanza di mezzi e risorse. Molti, però, sono preoccupati che l’invio di ulteriori rinforzi armati da parte del governo centrale possa far crescere le tensioni invece che alleggerirle.  

Le proteste, inoltre, non si fermano alle zone remote del sud del paese: domenica 10 ottobre una persona è morta e 17 sono rimaste ferite nella capitale Santiago durante una serie di scontri tra la polizia e i rappresentanti dei Mapuche.

L’intensificarsi delle proteste cade in un momento decisamente poco fortunato per Piñera, che è sotto indagine a causa di un potenzialmente coinvolgimento nella compravendita illecita – rivelata con i cosiddetti Pandora papers – di un sito estrattivo. 

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