Clima, gli oceani non sono mai stati così caldi come negli ultimi 5 anni

Uno studio scientifico spiega che le temperature degli oceani, negli ultimi cinque anni, sono cresciute a livelli record.

Gli oceani non sono mai stati caldi come nel 2019. A spiegarlo è uno studio pubblicato il 13 gennaio sulla rivista scientifica Advances in Atmospheric Sciences, secondo il quale nell’intero decennio appena trascorso sono state registrate temperature record, in particolare negli ultimi cinque anni. Gli autori del rapporto, inoltre, non hanno manifestato dubbi sull’origine del fenomeno: a surriscaldare i mari di tutto il mondo sono i cambiamenti climatici.

L’appello degli autori dello studio sugli oceani: si agisca immediatamente

Non a caso, gli stessi scienziati hanno lanciato un appello affinché si agisca in modo urgente per invertire la tendenza nei prossimi anni. Altrimenti, le conseguenze saranno nefaste, sia per la biodiversità marina che per gli esseri umani.

Lo studio ha mostrato in particolare che gli oceani si sono riscaldati progressivamente, tra il 1955 e il 1986. Ma tra il 1987 e il 2019 il processo è risultato 4,5 volte più potente rispetto al periodo precedente. Soltanto lo scorso anno, le temperature dei mari sono state di 0,075 gradi superiori rispetto alla media del periodo 1981-2010. Può sembrare una piccola variazione, ma essa significa in realtà che gli oceani hanno assorbito un’immensa quantità di calore presente nell’atmosfera terrestre.

“Come buttare in mare 6 o 7 bombe atomiche al secondo”

Il valore, calcolato in joule, è pari alla cifra astronomica di 228 milioni di miliardi di miliardi. “Per scriverlo ci vogliono moltissimi zeri – ha spiegato in un comunicato il principale autore dello studio, Lijing Cheng -. Per far capire di che ordine di grandezza parliamo ho fatto un calcolo: la bomba atomica di Hiroshima quando è esplosa ha liberato un quantitativo di energia pari a ‘soli’ 63mila miliardi di joule”.

“Quindi possiamo affermare – ha aggiunto il ricercatore – che negli ultimi 25 anni abbiamo immesso negli oceani una quantità di calore pari a quella di 3,6 miliardi di bombe atomiche di potenza pari a quella sganciata in Giappone nel 1945”. In pratica, è come se ne facessimo esplodere in mare una ogni secondo. E il processo non fa che accelerare: “Ormai siamo a cinque o sei bombe al secondo”, ha spiegato all’emittente americana Cnn John Abraham, dovente presso l’università di Saint Thomas, nel Minnesota. Altrimenti detto: la quantità di calore generata è la stessa che si produrrebbe se ciascun abitante del Pianeta accendesse contemporaneamente 100 forni a microonde 24 ore su 24.

Il tutto pone enormi problemi dal punto di vista dei cambiamenti climatici. I mari coprono infatti i tre quarti della superficie della Terra. E assorbono più del 90 per cento del calore in eccesso prodotto dalle attività umane. Al contempo, essi prelevano dall’atmosfera anche buona parte della CO2 emessa da ogni nazione del mondo, il che rende le acque via via più acide. Comportando gravi conseguenze per le barriere coralline e per numerose specie animali.

oceani 2017 anno più caldo
Il 2019 è stato l’anno più caldo per gli oceani © Johny Goerend/Unsplash

Gli oceani assorbono il 90 per cento del calore in eccesso nell’atmosfera

L’aumento delle temperature degli oceani, inoltre, provoca anche un incremento dello scioglimento dei ghiacci polari. Nonché un diverso mescolamento dell’ossigeno nell’acqua, soprattutto a determinate profondità. Ossigeno che, tra l’altro, risulta sempre meno presente nei mari: un rapporto dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn), pubblicato nel mese di dicembre del 2019, ha spiegato che il quantitativo di gas presente nei mari è diminuito del 2 per cento tra il 1960 e il 2010. E la previsione indica un possibile ulteriore calo del 3-4 per cento entro la fine del secolo, se le emissioni continueranno a crescere al ritmo attuale.

Ciò favorirà le specie che tollerano l’ipossia (microbi, meduse e alcuni calamari) rispetto a quelle che la patiscono invece di più (come nel caso della maggior parte dei pesci). Ma l’Iucn sottolinea anche le gravi conseguenze che la mancanza di ossigeno negli oceani può provocare su mammiferi marini, coralli e mangrovie.

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