
I consulenti scientifici dell’Unione europea invitano a non considerare i carbon credits internazionali negli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Uno studio ha calcolato che, al ritmo attuale, la soglia degli 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale sarà raggiunta tra soli 9 anni.
Nel 2015, con l’Accordo di Parigi, i governi di tutto il mondo concordarono sulla necessità di limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. Ma rimanendo “il più possibile vicini agli 1,5 gradi”. Ebbene, l’azione concreta da parte degli stati è stata talmente insufficiente da far sì che il secondo obiettivo, quello più ambizioso, sarà – quasi certamente – clamorosamente mancato.
Uno studio pubblicato dalla rivista Nature e curato da ricercatori di Cina, Stati Uniti e Francia, ha calcolato con precisione la traiettoria attuale del riscaldamento globale. Concludendo che, al ritmo attuale, la soglia degli 1,5 gradi verrà con ogni probabilità raggiunta già nel 2031: 69 anni in anticipo rispetto alla fine del secolo.
Gli autori dell’analisi hanno calcolato infatti in quanto tempo il mondo esaurirà il cosiddetto carbon budget. Ovvero il quantitativo di gas ad effetto serra che possiamo ancora permetterci di disperdere nell’atmosfera, stanti appunto gli obiettivi fissati. “Dopo il calo registrato con la pandemia nel 2020 – si legge nello studio – gli ultimi dati indicano che le emissioni equivalenti di CO2 sono tornate a crescere fortemente lo scorso anno, con un aumento del 4,8 per cento. Il che ha portato il totale a 34,9 miliardi di tonnellate”.
In questo modo, proseguono gli autori, “è stato consumato l’8,7 per cento del carbon budget ancora a disposizione se si vorrà limitare il riscaldamento globale di origine antropica a 1,5 gradi. Continuando di questo passo, abbiamo il 67 per cento di possibilità di consumare il totale in in 9 anni e sei mesi”. Ovvero, appunto, nel 2031.
Al contrario, per rimanere allineati all’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi in termini di aumento della temperatura media globale occorrerebbe imporre una diminuzione drastica e immediata delle emissioni, pari almeno all’8 per cento annuo. Perdendo tempo nel modo in cui stiamo facendo, saranno invece necessarie “azioni più costose e più aggressive se si vorrà frenare la tendenza”, precisa ancora lo studio.
La situazione è dunque, semplicemente, drammatica. Un altro studio, pubblicato il 22 marzo, ha spiegato che se si vorrà centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi i grandi produttori di petrolio e gas (Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia, Canada, Australia, Qatar e Emirati Arabi Uniti) dovranno non solo far calare la produzione da subito. Ma cessarla completamente entro il 2034.
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