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Come (ri)avvicinarsi alla moto superando la propria disabilità. Ce lo spiega Emiliano Malagoli, pilota paralimpico
Con la sua associazione Diversamente Disabili Emiliano Malagoli rimette in sella chi vuole avvicinarsi alla moto superando la propria disabilità. Ci spiega come nella nostra intervista.
Corsi di guida dedicati a motociclisti disabili con moto specificamente modificate e istruttori certificati. L’idea nasce dall’associazione Di.Di. (Diversamente Disabili) che, con il supporto di Bmw Italia attraverso il progetto di responsabilità sociale di impresa SpecialMente, svolge un’importante attività a favore di chi vuole avvicinarsi, o riavvicinarsi, alla moto superando la propria disabilità. Durante questi corsi, in cui le parti di teoria si alternano a quelle pratiche, i partecipanti vengono raggruppati in base alle specifiche esigenze fisiche e quindi assegnati all’istruttore che insegna loro a usare le moto con le modifiche specifiche e a guidarle in sicurezza grazie a un approccio psico-didattico. In occasione del corso per motociclisti disabili organizzato sul circuito Tazio Nuvolari di Cervesina, abbiamo incontrato Emiliano Malagoli, presidente e fondatore dell’associazione Di.Di. oltre che pilota paralimpico internazionale.
Sei cresciuto con la passione del motociclismo, poi, nel 2011, l’amputazione della gamba destra a seguito di un grave incidente stradale. Dove hai trovato la spinta per reagire e tornare in sella?
La mia seconda vita inizia il 30 luglio del 2011, anzi diciamo il 3 agosto dopo alcuni giorni di coma farmacologico quando mi sono risvegliato al cto di Firenze senza la mia gamba destra e la sinistra a rischio amputazione completamente da ricostruire. Tutto questo in seguito al mio incidente stradale. Arrabbiato? No! Triste? No! Felice, soltanto felice. Felice perché innanzitutto ero vivo, e poi avevo perso solo una gamba, poteva andarmi anche peggio! Questa è stata la mia reazione fin da subito, dopo pochi giorni sono riuscito a dare un significato a ciò che mi era accaduto, ovvero che qualcuno aveva deciso che dovevo restare vivo, il motivo lo avrei scoperto nel tempo… e così è stato. Fino a quel giorno avevo vissuto pressoché una vita normale, un lavoro, una famiglia, due figlie. Ma sinceramente non avevo ancora capito il mio ruolo nel mondo, una vita troppo normale che mi stava un po’ stretta, l’unica cosa che mi dava adrenalina era la passione per la moto.
Tornare a correre su una moto, quando la moto è stata causa della tua disabilità, non dev’essere stato facile…
Fin da subito ho deciso che sarei voluto tornare a correre in pista, questo obiettivo mi ha permesso di focalizzarmi completamente sulle cose che dovevo fare, senza piangermi addosso, se c’era riuscito Alex Zanardi perché non potevo farlo pure io? Avere dei punti di riferimento è fondamentale in questi casi. Per la prima volta nella mia vita ho capito che tutto ciò che sarei riuscito a fare sarebbe dipeso solo ed esclusivamente da me, era arrivato il momento di fare un qualcosa che non avevo mai fatto. Dare il meglio di me stesso per riprendere in mano la mia vita e magari renderla migliore della precedente. Poter tornare a fare le stesse identiche cose di prima mi avrebbe permesso di vivere molto meglio la mia nuova situazione, e poi la moto…. Se fossi riuscito a fare quello sicuramente avrei superato di conseguenza tutte le altre difficoltà della mia disabilità. Sette mesi dopo il mio incidente quando ancora non camminavo ero già in circuito al Mugello con una moto modificata e 400 giorni dopo l’incidente ero nuovamente in pista a gareggiare.
Forse nel mio incidente sono rimasto vivo per aiutare altre persone a cambiare la loro vita
Organizzare corsi di guida per motociclisti disabili è complicato, le esigenze dei partecipanti sono molteplici, le loro situazioni fisiche ed emotive molto diverse una dall’altra. Dove hai trovato idee e risorse?
A spingermi la consapevolezza, dopo ogni gara, che nonostante la mia disabilità fosse ancora possibile correre. E una domanda ricorrente: possibile che non ci siano altri ragazzi disabili che vogliono correre in moto? Forse non gli viene data la possibilità, forse non tutti hanno la mia stessa pazzia, e perché non trovare un modo per invogliarli a tornare in moto? Così… Durante la gara 200 miglia del Mugello conosco Chiara Valentini (ex campionessa europea), le racconto il mio desiderio e insieme creiamo Diversamente Disabili. Di.Di. è un’associazione che nasce con l’intento di ridare la possibilità a ragazzi disabili di tornare in sella, sia realmente sia in sella alla propria vita, guadagnare autostima, sentirsi liberi di vivere la loro passione nonostante tutto. Compriamo delle moto, le adattiamo per varie disabilità ed iniziamo a farle provare ai ragazzi tramite dei corsi. Risultato? In questi anni abbiamo rimesso in sella circa 400 ragazzi disabili creato un campionato italiano e uno europeo, 11 nazioni coinvolte, siamo arrivati nei palcoscenici di MotoGP, mondiale Sbk e mondiale Endurance. Rilasciato 100 patenti speciali e organizzato eventi di mototerapia ed educazione stradale nelle scuole. Un sogno!
In che forma si è concretizzato il supporto di Bmw Italia alla vostra associazione?
Il supporto di Bmw con il programma SpecialMente riguarda le nostre attività sportive, sociali e formative a 360°. Ci danno a disposizione moto per i nostri corsi e per eventi di mototerapia, ci aiutano a organizzare i nostri eventi a livello organizzativo ed economico oltre a supportarmi direttamente nei campionati in cui corro con la fornitura di una moto Bmw s1000 rr. Un supporto fondamentale per le nostre attività, sono veramente orgoglioso di far parte di questa famiglia.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontra chi si riavvicina alla moto dopo un incidente?
Le prime difficoltà sono i dubbi su sé stessi, all’inizio hanno un po’ di paura, non credono totalmente nelle loro possibilità. Per questo crediamo importante che ai nostri corsi siano presenti a supporto degli istruttori federali, i nostri piloti paralimpici, in modo che possono dargli sicurezza, spariscono gli alibi e possono consigliarli al meglio avendo la stessa disabilità.
Cosa spinge invece chi si avvicina per la prima volta alle 2 ruote pur con significative disabilità?
E’ l’altra faccia della medaglia di quanto spiegavo sopra, hanno una gran voglia di rimettersi in gioco, di dimostrare in primis a se stessi e poi agli altri che nonostante una disabilità possono inseguire le loro passioni e i loro sogni.
Ripeti spesso che il miglior modo per migliorarsi e vivere a pieno la vita è sfidarsi continuamente, hai una ricetta da svelare a chi ci legge?
Diciamo che ho molti spunti. Un grande obiettivo, per esempio, è riuscire a formare un team di soli piloti disabili per partecipare a una gara 24 ore. Come tempi di qualifica siamo molto vicini e potremmo riuscirci infatti ci avevo provato già in questo anno, purtroppo ho dovuto rimandare a causa del budget necessario per realizzare bene una cosa del genere. Altri progetti personali potrebbero essere partecipare al Manx sull’isola di Man (competizione motociclistica che si tiene ogni anno tra la fine di agosto e l’inizio di settembre) e magari la ciliegina sulla torta avere la possibilità di guidare una macchina in pista, mi piacerebbe mettermi alla prova su una 4 ruote! Per quello che riguarda l’associazione abbiamo appena lanciato un progetto dedicato all’abbigliamento adattivo per ragazzi disabili, per agevolare la vestizione senza tralasciare la moda, una barriera che troppo spesso viene dimenticata ma con cui dobbiamo fare i conti ogni mattina quando ci svegliamo e ogni sera quando andiamo a letto.
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