Compagnie petrolifere usano social per distogliere attenzione da clima

Una fabbrica del consenso che spende milioni per pubblicità mirate a indebolire le campagne e le misure necessarie a contrastare i cambiamenti climatici.

17 milioni di dollari da maggio 2018. È quanto hanno speso le compagnie petrolifere e le lobby del petrolio per acquistare spazi pubblicitari su Facebook e creare una narrativa falsata sui cambiamenti climatici e sugli impatti che i combustibili fossili hanno sulla crisi climatica. Sia attraverso i profili ufficiali che gruppi locali di supporto, si tratta di un lavoro costante e ben ramificato che punta a influenzare le elezioni e l’opinione pubblica riguardo normative e leggi in discussione o in fase di approvazione orientate al contrasto del cambiamento del clima.

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17 milioni di dollari da maggio 2018. È quanto hanno speso le compagnie petrolifere e le lobby del petrolio per acquistare spazi pubblicitari su Facebook © Alex Wong/Getty

A renderlo noto è il gruppo di lavoro InfluenceMap che ha esamina 15 organizzazioni collegate al settore petrolifero e del gas statunitense, per la precisione 11 delle maggiori compagnie petrolifere e del gas attive negli Stati Uniti, insieme a 4 dei loro gruppi commerciali specifici del settore. InfluenceMap ha esaminato l’impiego di annunci a sfondo politico a pagamento pubblicati su Facebook da parte di queste organizzazioni negli Stati Uniti da maggio 2018, mese dal quale il social network – per questioni di trasparenza, vedasi il caso Cambridge Analytica – ha reso pubblici tutti i nomi di tutte le aziende che pagavano per la pubblicità sulla piattaforma.

Quali sono le compagnie petrolifere che spendono di più

Le compagnie petrolifere usano i social media come strumenti propagandistici, così come con la pubblicità e la stampa, narrando iniziative “verdi” volte al futuro energetico e allo sforzo di trasformare il proprio business-as usual in uno più sostenibile. Una narrativa ovviamente falsata perché gli investimenti in petrolio e gas superano ancora di molto quelli in tecnologie e fonti meno impattanti.

Secondo il rapporto la ExxonMobil è di gran lunga il profilo più attivo su Facebook, spendendo quasi 10 volte il budget di qualsiasi altra azienda. Secondo quanto riferisce InfluenceMap “La società ha utilizzato una serie di strategie di comunicazione per promuovere il supporto per una maggiore produzione di combustibili fossili”. Tra le altre ci sono poi i gruppi impegnati a fare pressione alla politica, come la BP, Phillips 66 e Marathon Petroleum che hanno principalmente utilizzato la pubblicità sui social media per finanziare la pubblicità nell’ambito della campagna “Vote No on 1631”, nel tentativo di opporsi a un’iniziativa che proponeva una tassa sul carbonio.

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Tramp firma la costruzione degli oleodotto Keystone XL e Dakota Access ©REUTERS/Kevin Lamarque

La fabbrica del consenso

I milioni spesi in comunicazione, in pubblicità sui social, come i costi elevati per la gestione del personale interno o di agenzie esterne per creare campagne dedicate, denota come l’astrosurfing sia una pratica comune. Ovvero si tenta di costruire il consenso a tavolino, creando una narrativa positiva riguardo ad un prodotto, investendo anche in pubblicità e marketing. Un po’ come sta avvenendo anche nel nostro paese, dove i social sono impiegati massivamente per fare propaganda e influenzare l’opinione pubblica, usando anche notizie false o negazioniste. Non solo per il clima.

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