
Dal nuovo giacimento, chiamato Johan Sverdrup, la Norvegia potrebbe estrarre quasi 3 miliardi di barili di petrolio. Di qui al 2070.
Nel 2018 la capacità rinnovabile installata è ferma al 60%, secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia. Con questo trend di crescita non raggiungeremo mai gli obiettivi per la riduzione della CO2.
Dopo quasi vent’anni di forte crescita annuale, nel 2018 le rinnovabili hanno registrato una battuta di arresto a livello globale. Un inatteso appiattimento delle della curva di crescita che solleva non poche preoccupazioni circa il raggiungimento degli obiettivi climatici a lungo termine.
L’anno scorso è stata la prima volta dal 2001 che l’incremento della capacità di energia rinnovabile non è aumentata di anno in anno. Nel 2018 la nuova capacità netta da fotovoltaico, eolico, idroelettrico, bioenergia e altre fonti energetiche rinnovabili è cresciuta di circa 180 Gigawatt (GW), lo stesso quantitativo rispetto all’anno precedente. I dati indicano che siamo solo al 60 per cento rispetto a quante rinnovabili dovremmo istallare annualmente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e 2050. È l’avvertimento lanciato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie).
L’analisi dell’Aie mostra che il mondo non sta facendo abbastanza. Lo scorso anno le emissioni di CO2 legate all’energia sono aumentate dell’1,7 per cento, raggiungendo il massimo storico di 33 Gigatonnellate. Nonostante una crescita del 7 per cento nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, le emissioni del settore energetico sono cresciute a livelli record.
“Il mondo non può permettersi di prendersi una pausa sull’espansione delle rinnovabili e i governi devono agire rapidamente per correggere questa situazione e consentire un flusso più veloce di nuovi progetti”, ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Aie. “Grazie al rapido declino dei costi, la competitività delle rinnovabili non è più fortemente legata agli incentivi finanziari. Ciò di cui le rinnovabili hanno bisogno sono soprattutto politiche stabili supportate da una visione a lungo termine, ma serve anche un focus sull’integrazione delle energie rinnovabili nei sistemi energetici in modo economicamente vantaggioso e ottimale. Le politiche stop-and-go sono particolarmente dannose per i mercati e i posti di lavoro”.
Dal 2015 la crescita esponenziale del fotovoltaico a livello globale ha compensato gli aumenti più modesti di eolico e idroelettrico. Ma nel 2018 la curva di crescita del solare si è appiattita, aggiungendo solo 97 GW di nuova capacità. Il motivo principale di tale rallentamento è l’improvviso cambiamento delle politiche di incentivazione a favore del fotovoltaico in Cina per contenere i costi e affrontare le sfide dell’integrazione della rete. Anche un ridotto sviluppo dell’eolico in Europa e India ha contribuito allo stallo della crescita della capacità rinnovabile nel 2018.
Despite slower solar PV growth, China ?? accounted for almost 45% of the total capacity increase in renewable electricity last year. Capacity additions in the EU ??, the second-largest market for renewables, also saw a slight decline https://t.co/aAbTsaRR2V pic.twitter.com/QU33LlPQFY
— IEA (@IEA) 6 maggio 2019
La Cina ha aggiunto 44 GW di solare fotovoltaico nel 2018, rispetto ai 53 GW del 2017. La crescita è rimasta stabile negli Stati Uniti, mentre è aumentata nell’Unione Europea, Messico, Medio Oriente e Africa, che hanno parzialmente compensato il rallentamento Cina.
“I dati del 2018 sono decisamente preoccupanti, ma politiche intelligenti e determinate possono far sì che la nuova capacità rinnovabile torni a registrare i consueti trend di rialzo” ha detto Birol.
I governi possono accelerare la crescita delle fonti rinnovabili, scrive l’Agenzia internazionale per l’energia nella sua nota stampa, affrontando le incertezze della politica e assicurando l’integrazione dei sistemi economicamente efficienti di energia eolica e solare. Anche la riduzione dei rischi negli investimenti in energia pulita nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dal nuovo giacimento, chiamato Johan Sverdrup, la Norvegia potrebbe estrarre quasi 3 miliardi di barili di petrolio. Di qui al 2070.
Una fabbrica del consenso che spende milioni per pubblicità mirate a indebolire le campagne e le misure necessarie a contrastare i cambiamenti climatici.
Un report punta il dito su 20 colossi dei combustibili fossili: a loro è imputabile il 35 per cento delle emissioni che hanno portato all’emergenza climatica.
Google lancia un grande piano di investimenti in rinnovabili per arrivare a 5.500 MW equivalente a un milione di tetti fotovoltaici.
Gli attivisti di Exctintion Rebellion occupano l’ingresso dell’unico sito britannico di fracking, chiedendo al governo di cessare le attività che sono in netto contrasto con la crisi climatica.
Le lobby del petrolio hanno investito poco meno di un miliardo di euro in tre anni per fermare o rallentare le politiche climatiche vanificando gli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici.
Sabato 30 marzo alle 20:30 si celebra l’Earth Hour, l’Ora della terra, l’evento mondiale promosso dal Wwf per ricordare ai cittadini del mondo l’importanza di dare al Pianeta un futuro sostenibile.
Centinaia di progetti di fracking sono stati sospesi nel Wyoming perché l’amministrazione non ha considerato gli impatti sui cambiamenti climatici.
“Sarebbe al posto sbagliato nel momento sbagliato”: così un giudice australiano ha messo la parola “fine” al progetto per una nuova miniera di carbone.