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Come i cambiamenti climatici stanno trasformando lo sport, ma soprattutto il destino olimpico di molte atlete e atleti solo per la loro provenienza geografica.
Un nuovo modo di concepire caratterizzato da una disposizione solidaristica. La mente si dilata verso l’esterno e acquista un senso più profondo il concetto di ecologia.
Uno di questi è Edgar Morin, filosofo e sociologo francese
che ha dedicato gran parte della sua opera ai problemi di una
riforma interdipendente di pensiero, conoscenza e insegnamento,
diventata essenziale per illuminare e concepire il caos degli
eventi, le loro interazioni e le loro retroazioni e dunque per
“Educare all’era planetaria”, che definisce in questo modo:
“L’era planetaria comincia con la scoperta
dell’America e si è sviluppata attraverso la colonizzazione
di tutti i continenti e l’occidentalizzazione del mondo. Dopo le
varie decolonizzazioni del ‘900, e dopo l’implosione dell’Unione
Sovietica, nel 1990 è cominciata la globalizzazione, che ha
insediato un unico mercato mondiale sotto la legge del liberalismo
economico e, nello stesso tempo, ha generato una rete di
comunicazioni estremamente ramificata”.
Vi è la necessità di una nuova conoscenza che
rifletta sui problemi umani e che superi la separazione dei saperi
presente nella nostra epoca, un’epoca, che lo si voglia o no, di
crisi.
Fondamentale anche una riforma del pensiero, paradigmatica e non
programmatica, dato che concerne la nostra attitudine a organizzare
la conoscenza. Per spiegare questo concetto Morin richiama una
frase di François Rabelais: “E’
meglio una testa ben fatta che una testa ben piena“.
Una testa ben fatta, in cui il sapere dispone di un principio di
selezione e di organizzazione che consentirebbe di rispondere alle
grandi sfide della globalità e della complessità.
Stefano Tagliagambe parla di un’intelligenza
connettiva che concepisce la conoscenza come l’esito di
uno sfondo comune e distribuito di comprensione. Un nuovo modo di
concepire, rappresentare e costruire la conoscenza caratterizzato
da una disposizione solidaristica e relazionale. La mente diventa
una mente estesa che si dilata verso l’esterno in
una costante dialettica con corpo e ambiente: acquista un senso
più profondo il concetto di ecologia.
Tutto questo nella consapevolezza che l?uomo è
sapiens/demens: non potrà mai essere onnisciente
perché il pensiero complesso non è mai completo.
Ad ogni conquista del sapere corrisponde il “sapere di
non sapere“; del resto, la scienza si sviluppa
perché ad ogni nuovo paradigma si mescolano nuovi dubbi e
misteri. L’ignoranza, paradossale fondamento del pensiero
socratico, riscopre il suo ruolo di movente fondamentale del
desiderio di conoscere.
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