La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
12 pillole per digerire l’abbuffata di CO2 prima di sedersi al tavolo della Cop 21
1 Per Cop non s’intende il supermercato ma la “conferenza delle parti”. 196 paesi nel mondo (più o meno tutti) hanno aderito alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nota anche come Unfccc. È la 21esima volta che si riuniscono in una conferenza, da qui il nome Cop 21. 2 Prima di
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Per Cop non s’intende il supermercato ma la “conferenza delle parti”. 196 paesi nel mondo (più o meno tutti) hanno aderito alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nota anche come Unfccc. È la 21esima volta che si riuniscono in una conferenza, da qui il nome Cop 21.
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Prima di parlare di Cop 21, facciamo un tuffo, un ritorno al passato. Il primo accordo dell’Unfccc risale al 1997, siglato a Kyoto, in Giappone. Vincolava i paesi industrializzati a ridurre le proprie emissioni di CO2. I risultati sono poco esaltanti.
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La Cop 21 è un evento importantissimo perché, come il compimento dei 21 anni negli Stati Uniti, è la conferenza della maturità. L’obiettivo è raggiungere un accordo tra tutti i paesi perché l’innalzamento della temperatura globale non deve superare i 2 gradi centigradi.
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La Terra si sta surriscaldando e l’obiettivo è, appunto tenere questo innalzamento della temperatura entro i 2 gradi, già stato deciso alla conferenza delle parti di Copenaghen, Cop 15, che si è tenuta nel 2009.
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Ma qual è il mostro da sconfiggere? All’anno emettiamo 45 miliardi di tonnellate di CO2 in atmosfera. La Cina ne emette più di tutti mentre gli Stati Uniti ne hanno emesse di più nella storia del genere umano.
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I paesi che parteciperanno alla Cop 21 hanno dovuto farsi un esame di coscienza e proporre loro stessi quali obiettivi dovranno raggiungere per ridurre le emissioni nei loro territori nazionali.
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La prima a consegnare i compiti è stata l’Unione europea. I suoi 28 stati si dovranno impegnare a ridurre le proprie emissioni del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990. Hanno 15 anni per farlo.
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Anche i bulli della classe, gli Stati Uniti, hanno dovuto mettersi in riga. Dopo che il presidente George W. Bush non ha rispettato gli accordi firmati dal suo predecessore Bill Clinton a Kyoto, ora Obama ha promesso una riduzione delle emissioni tra il 26 e 28 per cento entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005.
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La nuova arrivata è la Cina. Nel giro di pochi anni è diventato il paese che rilascia più CO2 di tutti. Il governo spera di raggiungere il picco delle emissioni nel 2025, verranno piantati 4,5 miliardi di metri quadrati di foreste e le energie rinnovabili produrranno il 20 per cento in più di elettricità (si spera).
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I 196 paesi che parteciperanno alla Cop 21 dovranno inchinarsi al suo protagonista assoluto: gli alberi, il primo alleato contro l’aumento delle emissioni. Si pensa che ci siano 427 alberi per ogni essere umano sulla Terra. Altro che pianeta delle scimmie.
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Ma nonostante le buone intenzioni, l’Onu ha detto che le promesse già arrivate da oltre 150 paesi non bastano. Stando così le cose, la temperatura salirà di 2,7 gradi centigradi; 0,7 gradi in più di quello che possiamo permetterci.
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Manca poco alla Cop 21 di Parigi. È fondamentale che si raggiunga un accordo e che tutti i paesi s’impegnino a diminuire le proprie emissioni perché abbiamo tutto da perdere.
Immagine di copertina: scena tratta dal film Marie Antoinette © juanrutz.blogspot.it
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