Cop28

Cop 24, ostacoli e ritardi nella prima settimana di lavori a Katowice

La prima settimana di lavori alla Cop 24 di Katowice, in Polonia, è stata segnata da grandi difficoltà. Manca una leadership forte per salvare il pianeta.

La prima settimana di lavori della Cop 24, la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite che si tiene a Katowice non sembra lasciar presagire una conclusione positiva. I primi sette giorni di negoziati nella città polacca sono stati infatti contraddistinti da numerosi stalli, ostacoli e rallentamenti.

La prima settimana si chiuderà probabilmente con un testo poco ambizioso

“Pur sapendo che si tratta di un processo lungo e composito – spiega Jacopo Bencini, volontario dell’Italian Climate Network e ricercatore presso il Deutsches Institut für Entwicklungspolitik di Bonn(l’Istituto tedesco per le Politiche di sviluppo a Bonn) – preoccupa il fatto che la prima settimana si chiuderà con un testo che di certo non potremo definire ambizioso. Ci sono problemi su molti temi, soprattutto su quello legato alla trasparenza”.

Uno dei nodi più complessi è quello degli Indc (Intended nationally determined contributions), ovvero le promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra avanzate in modo ufficiale dai governi di tutto il mondo prima della Cop 21 di Parigi, nel 2015. All’epoca, già il governo francese aveva ammesso che gli impegni assunti non erano sufficienti. Quindi sono state le ong e le stesse Nazioni Unite a confermare: con quelle promesse si supereranno abbondantemente i 3 gradi centigradi. Mentre l’Accordo di Parigi prevede di rimanere ad un massimo di 2 gradi.

Nonostante le conseguenze dei cambiamenti climatici siano sempre più evidenti, alla Cop 24 di Katowice i negoziati procedono tra ostacoli e difficoltà © Joe Raedle/Getty Images

La differenza è enorme: lo Special Report 15 dell’Ipcc ha spiegato che già tra +1,5 e +2 gradi le conseguenze dei cambiamenti climatici sarebbero estremamente diverse. Agire per limitare la crescita della temperatura media è dunque imprescindibile e urgente, eppure i governi non sembrano così pronti all’azione concreta.

Leggi anche: 12 anni per agire o il clima impazzirà

Lo stesso segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, aprendo la Cop 24, ha affermato senza giri di parole: «La realtà è che i cambiamenti climatici stanno procedendo più velocemente rispetto alle nostre azioni. E le manifestazioni del fenomeno sono peggiori anche delle previsioni scientifiche più gravi. Malgrado ciò, la volontà politica, un po’ ovunque nel mondo, è scemata».

Antonio Guterres Nazioni Unite
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato un duro monito ai governi di tutto il mondo aprendo la Cop 24 di Katowice © Gonçalo Silva/Corbis via Getty Images

“Ciò che manca qui a Katowice è una vera leadership”

“A Katowice ciò che manca è una vera leadership – prosegue Bencini -. Che ci fossero problemi nei negoziati lo si è capito già martedì quando, prima di cena, c’è stato un incontro tra i capi politici. Normalmente, infatti, nella prima settimana di lavori sono unicamente i tecnici a parlarsi. Ma gli stalli erano talmente tanti che è stato chiesto alla politica un aiuto per andare avanti”. Ad “oliare”, però, non è stato di certo il governo di Varsavia: basti pensare che lo stand della Polonia qui alla Cop 24 è stracolmo di carbone. Hanno perfino installato vetrine con gioiellini fatti in carbone e giochi con i quali ci si possono sporcare le mani. Il tutto sotto allo slogan paradossale “Black to green”.

Sulla questione degli Indc, in particolare, “il dialogo di Talanoa, lanciato alla Cop 23 di Bonn e che teoricamente dovrebbe portare proprio ad una revisione degli impegni dei governi, è stato in realtà interpretato in modo molto diverso da ciascuno stato. C’è chi l’ha preso sul serio e chi molto meno. Il risultato è che ad essersi impegnati per modificare le promesse sono state soprattutto le piccole nazioni, che però in termini di emissioni mondiali di CO2 pesano molto poco. Dai grandi del mondo per ora non sono arrivati fatti concreti”.

Perfino l’Unione europea, che ha presentato un piano per arrivare ad azzerare le emissioni nette entro il 2050, “ha affermato qui a Katowice che però l’Indc presentato nel 2015 non verrà modificato. Eppure è chiaro che se non verranno modificati questi impegni, l’Accordo di Parigi non potrà mai essere rispettato”, osserva il volontario dell’Italian Climate Network.

osservatorio Milano sostenibile sullo stile di vita dei cittadini LifeGate
Secondo l’Ipcc ci restano 12 anni di tempo per salvare il clima © Gerald Berliner/Unsplash

La protesta dei “gilet gialli” fa dimenticare alla Francia la Cop 24

La sua non è la sola voce piuttosto dubbiosa in arrivo da Katowice. Le ong ambientaliste francesi, ad esempio, hanno affermato di essere preoccupate a causa di ciò che accade sul territorio della loro nazione, alle prese da settimane con la dura protesta dei “gilet gialli”. Da Parigi, almeno per ora, l’unico a spostarsi per la Cop 24 è stato il ministro dell’Ambiente François de Rugy.

Ma soprattutto, il presidente Emmanuel Macron, che in passato ha affermato a più riprese di sostenere l’Accordo di Parigi, finora non ha neppure menzionato la Conferenza. “La Francia – ha commentato Pierre Cannet, dirigente del Wwf transalpino – avrebbe avuto tutto l’interesse a mobilitarsi al più altro livello”. Ciò nonostante, “notiamo che dal governo non arriva alcun annuncio”, ha aggiunto il network Réseau Action Climat. E l’emittente France Inter fa notare che “se Macron è assente, anche il primo ministro Philippe, la cui presenza era prevista a Katowice, ha annullato lo spostamento”.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Restiamo obiettivi, persino a Dubai

Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.