In Russia si vuole autorizzare l’abbattimento di oltre 762 ettari di foresta. Le ruspe, oltre al turismo di massa, sono l’ennesima minaccia al fragile ecosistema del Bajkal, che contiene il venti per cento dell’acqua dolce non congelata di tutto il Pianeta.
Il Bajkal, l’enorme lago della Siberia meridionale che contiene il 20 per cento delle riserve di acqua dolce non congelata del Pianeta, è sempre più in pericolo. Dopo gli incendi e l’inquinamento delle attività industriali, ora aleggia anche la minaccia delle ruspe. A luglio 2023 la Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha approvato in prima lettura un disegno di legge che autorizza la deforestazione massiccia su un territorio di 90mila chilometri quadrati attorno a questo lago che, oltre a essere il più antico al mondo con i suoi 25 milioni di anni e profondo 1.700 metri, ospita più di duemila specie viventi, metà delle quali endemiche, cioè presenti solo in questa regione.
State Duma Deputy Speaker Pyotr Tolstoy called for Russia's withdrawal from UNESCO
He did not like the fact that the organization criticized the draft law allowing deforestation near Lake Baikal.
Quindi, salvo nuove modifiche, fino al 2030 nel territorio della zona ecologica centrale del Bajkal sarà consentito l’abbattimento di oltre 762 ettari di foresta, come più di mille campi da calcio messi insieme, per costruire strade, alberghi, servizi igienici, bar e ristoranti, oltre a opere di difesa del territorio finalizzate a prevenire frane e inondazioni.
Le ruspe e il turismo di massa minacciano la Siberia
La legislazione sulla salvaguardia del lago attualmente in vigore, però, limiterebbe persino il diritto degli abitanti locali a sfruttare le opportunità legate al turismo, in continuo aumento. E per questo andrebbe aggiornata, secondo gli stessi autori del progetto di legge.
Nel 2022 i dati ufficiali mostravano che oltre un milione di visitatori (soprattutto asiatici) avrebbero raggiunto quest’area nei primi otto mesi dell’anno: il 10 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma le infrastrutture localinon sarebbero adatte ad accogliere il turismo di massa, visto che in molte zone mancano adeguati impianti fognari e di trattamento delle acque reflue.
Secondo gli ambientalisti, invece, dietro al disegno di legge ci sarebbero precisi interessi economici e politici: come riporta il giornale indipendente Novaya Gazeta, tra i firmatari del progetto c’è anche il deputato Aleksandr Yakubovskij, la cui moglie possiede un’impresa di costruzioni proprio in quella zona, nella regione di Irkutsk.
Le ruspe e il turismo di massa sarebbero dunque l’ennesima minaccia al fragile territorio e al delicato ecosistema del Bajkal, una meraviglia della natura che stupisce per la vegetazione selvaggia e le acque cristalline che in inverno, ghiacciando, creano spettacolari giochi di colori sulla superficie del lago. Come si legge in un rapporto dell’Unesco, tra l’altro, da anni la zona è messa a dura prova dagli incendi, dall’inquinamento delle attività industriali, dall’estrazione mineraria e dalla raccolta illegale di legname.
E l’idea che manchino ancora due passaggi prima dell’approvazione finale della nuova legge è di poca consolazione: secondo gli ambientalisti, c’è il rischio che nelle successive letture vengano aggiunti emendamenti ancora più dannosi.
Lake Baikal, Russia's 'Sacred Sea,' is the site of a bitter battle between the state, residents, and environmentalists trying to strike a balance between a population dependent on tourism and mass development infringing on a fragile ecosystem https://t.co/gTjYYYn0dY
Il primo progetto sul Bajkal e il “niet” degli ambientalisti
Non è la prima volta che in Russia si cerca di autorizzare l’abbattimento di queste foreste. Lo stesso gruppo di deputati e senatori che ha redatto la proposta, infatti, l’anno scorso ne aveva presentata un’altra ancora più pericolosa, che non solo consentiva l’abbattimento del 68 per cento della distesa di alberi nella zona ecologica centrale, ma ipotizzava anche l’esclusione del Bajkal dalla lista di patrimoni tutelati dall’Unesco.
Allora gli ambientalisti avevano alzato la voce e raccolto petizioni, riuscendo a fermare lo scempio. Ma adesso che la Russia ha messo al bando organizzazioni ambientaliste come Greenpeace e il Wwf, accusati di ingerenze negli affari interni dello Stato, e che il progetto di deforestazione è tornato in auge, seppur in una versione definita di “compromesso”, bisognerà capire fin dove si spingeranno le ruspe.
I rischi per la natura siberiana
“In questo progetto non c’è quasi nulla di buono per il Bajkal, a parte le opere di difesa dalle inondazioni, sempre che i fondi per realizzarle non vengano nuovamente saccheggiati — ha denunciato l’ecologista Evgenij Simonov a Novaya Gazeta —. Tutto il resto è un taglio mirato di piccoli pezzi di ecosistemi costieri per le esigenze più svariate, spesso mal giustificate. Gli emendamenti peggiori sono come al solito mascherati da misure di conservazione, come il rimboschimento compensativo di uno a cinque, secondo il quale per ogni albero abbattuto se ne dovranno piantare cinque. È probabile che vengano piantate foreste su un territorio che ospiterebbe invece prati e steppe: ciò distruggerebbe gli ecosistemi naturali più rari, sostituiti da piantagioni artificiali”.
Anche il biologo Aleksej Yaroshenko ha detto che attorno al Bajkal non c’è bisogno di una deforestazione controllata per eliminare alberi secchi, malati o danneggiati, come invece si vuol far credere. Secondo Yaroshenko, l’uso di macchinari pesanti in zone così fragili danneggia la salute del suolo e compromettere gli equilibri dell’ecosistema.
Più aumenta il disboscamento, più aumenta nella foresta la presenza dell’uomo e dei macchinari, che possono essere fonte di incendi.
Aleksej Yaroshenko
Inoltre, lo scarico in acqua di sedimenti e liquami non filtrati porta alla diffusione della spirogira, un tipo di alga che normalmente non si trova nel Bajkal, ma che ha già iniziato a crescere vicino ad alcuni dei luoghi più frequentati, come il villaggio di Listvyanka, oggi popolare meta turistica sulla foce del fiume Angara: negli ultimi anni, nei pressi di località come questa, l’alga ha iniziato a coprire la maggior parte del fondale del lago, formando una melma verde e danneggiando altri organismi viventi.
Chi difende oggi il grande lago siberiano
Attorno al lago è vietato costruire nuove strutture commerciali e ristrutturare quelle già esistenti senza il parere positivo di una perizia ecologica statale, secondo l’attuale legislazione russa. E l’Unesco, che tutela il Bajkal e il territorio circostante dal 1996, ha definito inammissibili le modifiche alla legge che indebolirebbero il regime di protezione del lago. Per questo ha invitato Mosca a fornire uno studio dettagliato sull’impatto dei nuovi provvedimenti entro la fine dell’anno.
Il 14 settembre 2023, nel corso della 45esima sessione dell’Unesco a Riyad, in Arabia Saudita (in agenda dal 10 al 25 settembre 2023), si è parlato anche del futuro del Bajkal e della salute del suo fragile ecosistema.
“È difficile prevedere che direzione prenderà questo disegno di legge — ha dichiarato a LifeGate una fonte russa esperta di ecologia, che ha seguito da vicino la seduta dell’Unesco e preferisce restare anonima. Sono in corso ferventi dibattiti sulla questione del Bajkal. Da una parte c’è la forte pressione di una lobby interessata al disboscamento, dall’altra invece una fazione che si oppone al provvedimento”.
Ora che le più importanti organizzazioni ambientaliste come il Wwf e Greenpeace in Russia sono fuori dai giochi, resta l’Unesco a vegliare sulla salute del grande lago siberiano… almeno per adesso, perché a Mosca c’è già chi pensa di far uscire la Russia dall’Unesco. Un invito che, se venisse accolto, aprirebbe a scenari ancor più preoccupanti.
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